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Due italiane fra le 25 donne geniali della robotica 2015: c'è anche Cecilia Laschi della Sant’Anna

Cecilia Laschi (da facebook)

Ada Lovelace, la prima donna al mondo a programmare computer che non ha visto riconosciuto per intero il suo contributo allo sviluppo dell’informatica, sarebbe stata fiera di loro. Sono le 25 donne che si sono distinte nel 2015 in un ambiente considerato doppiamente maschile, quello dell’ingegneria in generale e quello della robotica in particolare, e che grazie al loro contributo ha fatto registrare significativi progressi nella ricerca. In questo elenco stilato da RoboHub - grande comunità virtuale e globale che comprende migliaia di scienziati, a margine di ICRA 2015, importante appuntamento scientifico ospitato per il 2015 negli Usa - figurano due scienziate italiane: Cecilia Laschi dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Barbara Mazzolai dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, che hanno lavorato insieme e che, tuttora, collaborano. Infatti, Barbara Mazzolai  ha iniziato la carriera proprio alla Sant’Anna ed è ora la coordinatrice del Centro di Micro-BioRobotica di IIT a Pontedera (Pisa), ospitato nello stesso complesso dell’Istituto di BioRobotica, il Polo Sant’Anna Valdera.

La vicinanza è soprattutto di tipo scientifico:  Cecilia Laschi ha coordinato il progetto di “robotica ispirata al polpo” che ha portato al primo “robot soft” e Barbara Mazzolai è la responsabile  del “progetto Plantoide”, per lo sviluppo del primo robot al mondo ispirato alle piante.

“Il fatto che i contributi di donne, come quello di Ada Lovelace, non siano stati celebrati fino a poco tempo ci offre un motivo per rimediare. Alla sua terza edizione, la lista delle '25 donne da conoscere” – spiegano gli animatori di RoboHub - è un invito a guardare a tutto ciò che tutte queste donne hanno fatto nel campo della robotica, come un importante passo verso la parità. Il nostro elenco – proseguono - comprende donne in una vasta gamma di ruoli e fasi di carriera e abbiamo caratterizzato le donne che lavorano in una vasta gamma di settori della robotica. Le scienziate, elencate in ordine alfabetico sono state scelte per la pura genialità che hanno dovuto dimostrare per arrivare al top della loro settore. Qualunque sia il vostro campo – concludono - ci auguriamo che troviate una donna che fa grandi cose nel settore della robotica per darvi ispirazione”.

“La robotica è una disciplina affascinante – commenta Cecilia Laschi - per la sua interdisciplinarità e per l’opportunità che offre nell’affrontare importanti sfide scientifiche e tecnologiche e, allo stesso tempo, sviluppare applicazioni che rispondono a esigenze sociali ed economiche. Questo è ancora più vero per la biorobotica, ambito in cui svolgo la mia ricerca, studiando e realizzando ‘robot soft’, realizzati con materiali morbidi, che rappresentano una vera rivoluzione in robotica. La ricerca in biorobotica premia creatività e coraggio, motori essenziali per l’innovazione, e l’Italia occupa una posizione di rilievo. La biorobotica è anche un’eccellente palestra per insegnare le tecnologie di frontiera, per formare nei giovani l’apertura mentale necessaria a rompere le barriere tra discipline e per trasmettere il valore dell’impegno e credo – conclude Cecilia Laschi - che possa rappresentare un’opportunità di ricerca per scienziate in paesi che offrono condizioni meno favorevoli”.

“Sono molto onorata di ricevere questo riconoscimento – sottolinea Barbara Mazzolai - che rappresenta un ulteriore stimolo a svolgere la ricerca con passione e con responsabilità. La nostra ambizione è di unire scienza e tecnologia per realizzare robot ispirati al mondo della natura in grado di muoversi in ambienti reali e non strutturati. Tradurre i principi che consentono alle piante di muoversi e percepire l’ambiente in un robot autonomo in grado di monitorare la qualità del suolo è una delle recenti sfide che ci siamo posti. Questi robot, che nascono da uno studio approfondito degli organismi viventi ai quali si ispirano, rappresentano tecnologie e strumenti innovativi che posso essere applicati a contesti disparati, dal monitoraggio ambientale all’applicazione medica, all’esplorazione di suoli su ambiente terrestre e su altri pianeti. Il raggiungimento di tali risultati – aggiunge Barbara Mazzolai - è reso possibile dal lavoro quotidiano e dalla collaborazione di giovani ricercatori che condividono un sogno comune: migliorare la qualità della vita e dell’ambiente in cui viviamo”.

Qui l’elenco delle 25 scienziate robotiche “da conoscere assolutamente per il 2015” secondo RoboHub http://robohub.org/25-women-in-robotics-you-need-to-know-about-2015/

Barbara Mazzolai madre del 'plantoide': "La Natura è maestra"

"Sono contentissima: la ricerca italiana nella robotica si conferma a livello di eccellenza mondiale. Grazie allo splendido gruppo di giovani ricercatori dell'Iit di Genova con i quali condivido il progetto del robot 'Plantoide'". È il commento di Barbara Mazzolai, 48 anni, livornese, dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, inserita tra le 25 donne geniali che nel 2015 hanno dato un contributo decisivo alla robotica a livello mondiale. Mazzolai coordina il Centro Micro-BioRobotica dell'IIT (a Pontedera, ma nel 2016 sarà a Genova) ed è la "mamma" di "Plantoide", il robot ispirato ai vegetali, che cresce e imita le capacità di movimento e sensoriali delle radici, con applicazioni pratiche per il monitoraggio del suolo, in ambito agricolo, ma con possibili utilizzi anche in campo spaziale e medico. La ricerca è il suo pane quotidiano, la natura la sua maestra.

"Di formazione sono biologa, è da qui che nasce l'idea di ispirarsi alle piante, studiando in particolare il mais. Il progetto, finanziato dalla Commissione europea, valorizza uno studio italiano e dimostra che si può fare eccellenza nel nostro Paese, senza fuga di cervelli. Le piante si muovono, hanno capacità sensoriali, si scambiano informazioni tra loro, creano alleanze con insetti e batteri. "Plantoide" ha sensori di gravità, per crescere, come fanno le radici; ma ha anche sensori di umidità, per muoversi verso l'acqua e quindi indicare terreni fertili. Potrebbero essere impiegati anche sensori per metalli pesanti, in modo da capire la qualità del suolo. Le radici si allontanano da potenziali fattori pericolosi", spiega Mazzolai. Non solo agricoltura, però.

"Il Plantoide è il primo robot che cresce a livello apicale: la punta della radice robotica si sviluppa e penetra maggiormente nel terreno. Altri ambiti di impiego del robot sono quello spaziale e quello medico.

Fonte: Scuola Superiore Sant'Anna

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