Il secondo Sant'Andrea d'oro della Giunta Barnini è come quello dell'anno scorso, ovvero un nome che non può che trovare consensi unanimi. Da Don Renzo Fanfani, infatti, si passa a Paolo Castellacci, un imprenditore il cui nome fa rima con Sesa, un empolese, una persona che ha dato e da lavoro a tanta gente, un uomo che ha portato in alto e fatto conoscere il nome della nostra città nel mondo e che ha sempre dimostrato grande attenzione al nostro territorio. Davvero difficile trovare un personaggio migliore per un premio che a Empoli significa molto e che, per questo, è sempre atteso.
Sfogliando l'albo d'oro del premio, Castellacci è il terzo imprenditore a riceverlo dopo la famiglia Bagnoli nel 2008 e Theodossia Tziveli nel 2012 (assieme a Rossella Orlandi direttrice dell'Agenzia delle Entrate) ed il riconoscimento assume anche un significato particolare. In una congiuntura economica difficile come quella attuale, infatti, il premio va a chi ha saputo superarla restando ben legato al nostro territorio. E, visto che si parla di economia, qualche numero conviene vederlo e non è necessario essere economisti per sgranare gli occhi davanti a ricavi sopra il miliardo di euro, al via libera dell’assemblea alla distribuzione di 6,5 milioni di euro di dividendi agli azionisti, alla quotazione del gruppo SeSa in Borsa, a una capitalizzazione di circa 250 milioni di euro che ne fa uno dei primi 100 gruppi imprenditoriali italiani non finanziari.
E, soprattutto, agli oltre 1000 dipendenti, di cui 700 nel polo tecnologico di Empoli, impegnati per lo più a tempo indeterminato, un personale con elevata formazione, con una qualificata componente femminile (50%) e con un’età media tra i 35 e 40 anni. Persone che sono cresciute in azienda, che non conoscono la parola cassa integrazione e che non hanno mai fatto una vertenza sindacale.
Inutile aggiungere molto altro, se non il grazie a nome di tutta la città ad un uomo come Paolo Castellacci per quanto ha fatto per Empoli. Il senso del premio, in fondo, è questo.
Marco Mainardi