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Il divorzio: affrontarlo insieme, genitori e figli

Sebbene la legge sul divorzio sia entrata in vigore alla fine del 1970, solo negli ultimi anni è aumentato il numero delle coppie che si separano e sempre più bambini hanno i genitori separati o divorziati.
Di per sé il divorzio è un momento difficile, ma se poi ci sono dei figli da gestire, allora le cose si complicano e spesso ci domandiamo come poter affrontare al meglio la situazione per giungere ad un nuovo equilibrio, cosa non facile quando sono ancora ben presenti emozioni come rabbia, colpa e frustrazione.
Come dirglielo?
Dubbi frequenti possono riguardare il modo in cui dirlo ai figli, sebbene spesso siano più consapevoli di ciò che sta accadendo di quanto ci immaginiamo.
Se i figli non sono troppo piccoli, in un’ età in cui ancora non usano il registro linguistico, la cosa più opportuna è cercare di parlare con loro, di essere il più possibile sinceri e di non metterli davanti al fatto compiuto.
Se si usano con loro parole chiare, semplici e soprattutto concrete, i bambini sono in grado di seguirci, magari anche di stupirci della loro capacità di comprensione anche perché sono molto bravi a cogliere la componente emotiva di ciò che si vuole loro dire.
Si può semplicemente spiegare che mamma e papà hanno delle difficoltà tra loro, che non riescono a superarle e che hanno quindi deciso di separarsi, ma che l’amore nei suoi confronti è rimasto lo stesso e che loro ci saranno sempre a prendersi cura di lui/lei.
Questo anche per evitare che il bambino si senta in colpa o che pensi di essere in qualche modo il responsabile della situazione.
Spesso per non far soffrire il proprio figlio si ha la voglia di dare spazio alle sue speranze che tutto torni come prima, rassicurandolo sul fatto che le cose si potranno aggiustare, ma con il pericolo di creare un’illusione che porterà poi ad una nuova delusione del bambino.
Quando poi la separazione è particolarmente conflittuale si può rischiare che ci sia la tentazione di parlare male dell’ex compagno/a con giudizi negativi, magari dettati dalla rabbia o dalla frustrazione, tuttavia i figli dovrebbero essere liberi di amare allo stesso modo i genitori senza sentirsi costretti a scegliere da che parte schierarsi.
I rancori verso l’ex partner sono solo nostri, non riguardano i figli.

Età diverse, reazioni diverse

È spontaneo intuire che ci saranno differenze nell’esternare e nel vivere il divorzio dei proprio genitori a seconda delle diverse età:

Nei bambini molto piccoli, all’incirca entro il terzo anno di età, si evidenzierà soprattutto l’aspetto emotivo, le emozioni vissute in modo negativo si manifesteranno soprattutto attraverso il corpo, con malesseri fisici oppure con disturbi del sonno o scarso appetito.
I bambini più grandi, quelli in età prescolare che possiedono un vocabolario più ampio, sono in grado di capire meglio ciò che gli viene detto, tuttavia sarà comunque difficile comprendere l’evento divorzio nelle sue sfumature e possono sentirsi responsabili di quanto sta succedendo in famiglia, arrivando, quindi, a usare strategie comportamentali quali diventare molto ubbidienti o all’opposto aggressivi e ribelli, per manifestare il proprio disagio.
Al crescere dell’età aumenta anche la consapevolezza, l’uso delle bugie diventa funzionale per capire quali sono i confini di ciò che possono o non possono fare e ottenere, l’inevitabile senso di colpa dei genitori potrebbe portare a concedere ai figli qualsiasi cosa ma i bambini hanno sempre e comunque bisogno di limiti.
Se il divorzio si ha quando i figli sono adolescenti si può avere una spinta maggiore verso la crescita e la maturazione, il ragazzo può non trovare più nelle figure genitoriali qualcuno che lo aiuti a gestire i conflitti e gli stati emotivi difficili.
In particolare, se i ragazzi si trovano chiamati a fare da arbitri tra i loro genitori, a mediare i conflitti, possono essere investiti di un ruolo che non gli compete e che va ad influire sul normale processo di individuazione.
Talvolta, invece, gli adolescenti possono accogliere la notizia della separazione con un senso di liberazione, se questa pone fine a lunghi anni di conflitti e litigi. Tale sollievo però non deve far pensare che i ragazzi non ne soffrano affatto, anzi, il dolore si può mantenere se non viene riconosciuto ed elaborato.
Gli adolescenti, quindi, finiscono per passare molto tempo in compagnia e ricercare momenti di eccitazione proprio perché temono la solitudine che li può portare a sentirsi soli e fragili.

Spesso non è facile riuscire come genitore ad orientarsi per giungere davvero ad un nuovo equilibrio, ovviamente c’è anche da gestire la fine della propria storia e la rottura della coppia, di conseguenza il dolore del figlio può non essere compreso in pieno e la sofferenza mantenersi a lungo termine.
È importante, quindi, che i figli, grandi o piccoli che siano, abbiano un loro spazio, un momento ritagliato per il loro dolore, per i propri vissuti, per dare forma alle loro paure. Molto utile è il confronto con i coetanei che hanno attraversato la stessa esperienza e che meglio possono capire anche il significato di certi cambiamenti, come la presenza dei nuovi partner o il vivere in case diverse o, ancora, la distanza da uno dei due genitori.

Ad ogni modo, il rispetto reciproco, la cooperazione e la collaborazione sono in grado di limitare gli effetti negativi sia sui figli che sui genitori; comunicare in modo efficace, non solo aiuta a risolvere le controversie, ma soprattutto minimizza i danni che si possono avere dal questa situazione.

Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com e noi vi risponderemo o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta.

 

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