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Rapporto sulla violenza di genere: oltre 2500 nuove utenti ogni anno, in 9 anni sono 77 le vittime. Tutti i dati

"Il rapporto sulla violenza di genere, giunto alla settima edizione, è uno strumento fondamentale, con la sua ricchezza di informazioni, per fare sempre più luce su un fenomeno assolutamente trasversale a ceto, cultura, classe di età delle donne, che altrimenti rischierebbe in buona parte di rimanere sotto traccia, e per agire sul fronte delle politiche di contrasto alla violenza di genere. Questo del resto è il compito attribuito all'Osservatorio Sociale Regionale dalla legge che nel 2007 lo ha istituito e dalle successive linee guida. Nella edizione di quest'anno viene poi approfondito un aspetto molto importante, cioè il tema delle vittime silenziose che assistono o subiscono la violenza domestica: i bambini".

Così l'assessore a diritto alla salute, sociale e sport Stefania Saccardi, commenta il settimo Rapporto presentato oggi nell'auditorium di Sant'Apollonia in concomitanza con la Giornata mondiale contro la violenza alle donne (che ricorre domani, 25 novembre).

Per arrivare ad una descrizione e a una conoscenza del fenomeno sempre più dettagliate, il gruppo di lavoro dell'Osservatorio sociale sulla violenza di genere ha agito su più fronti e si è di volta in volta, di anno in anno, allargato a nuovi attori territoriali in un'ottica inclusiva e di coesione sociale: quella dei Centri antiviolenza, dei Consultori, delle Asl attraverso il Codice Rosa, dei Centri per uomini maltrattanti.

"L'Osservatorio sta realizzando – aggiunge l'assessore al sociale - un complesso lavoro di monitoraggio e approfondimento, che cerca di coprire e completare l'orizzonte delle tematiche connesse alla violenza di genere, in linea con quanto sostenuto dalla Convenzione di Istanbul e ribadito nel Piano d'azione straordinario contro la violenza di genere. La messa in atto del Piano troverà una Regione pronta a rispondere alle sfide in esso contenute. Siamo convinti che sia importante studiare non solo i dati relativi alla dimensione del fenomeno, ma anche quelli inerenti alla risposta del sistema alla violenza sulle donne, intesa non come un problema di sicurezza, ma come evento che attiene ai modelli del rapporto tra i generi, tra le persone, che interessa strutturalmente i modelli sociali e culturali dei territori e che costa in termini di ben essere collettivo, sociale ed economico".

I dati dei Centri antiviolenza

I dati delle 28 strutture, tra Centri antiviolenza e Centri/sportelli d'ascolto sulla violenza di genere, hanno confermato i risultati degli scorsi anni: seppur con alcune difficoltà legate alla chiusura di alcuni sportelli territoriali, i Centri si confermano punto di forza della rete contro la violenza accogliendo ogni anno oltre 2.500 nuove utenti (2.597 negli ultimi dodici mesi). Di qui l'importanza secondo l'assessore di mantenere attivi questi Centri, perché, come rilevato nelle diverse edizioni del Rapporto, rivolgersi ad un Centro antiviolenza facendo quei primi passi verso l'uscita dalla violenza, è una decisione su cui influiscono anche elementi di contesto, come la riconoscibilità dei Centri, la loro diffusione e relazione con il territorio.

Dal 1° luglio 2009 al 30 giugno 2015 il numero totale di donne accolte è pari a 13.461. Donne di ogni classe di età, estrazione sociale e livello culturale (ci sono laureate e donne con al più la licenza media; casalinghe, operaie, impiegate o libere professioniste) per il 70% circa italiane, che si rivolgono ai Centri in cerca di informazioni e sostegno (ascolto, assistenza psicologica, consulenza legale, ma anche richiesta di protezione), per uscire soprattutto da situazioni di maltrattamento domestico.

La violenza rilevata più frequentemente dai Centri è quella psicologica (81,8%), seguita da quella fisica (63,5%). Le donne straniere sono, in proporzione, più spesso oggetto di violenza fisica ed economica, mentre il mobbing e lo stalking sono diffuse soprattutto tra le italiane. E' il partner (61%) il principale artefice della violenza, in modo particolare per le donne straniere (74,4%); solo nell'1,5% dei casi l'aggressore è uno sconosciuto. A tale proposito è da rilevare che la propensione alla denuncia (ha sporto denuncia poco più di una donna su quattro) è inversamente proporzionale alla "vicinanza" in termini di legame intimo-affettivo tra vittima e aggressore, variabile che condiziona l'atteggiamento delle donne ancor più della gravità fisica dell'atto.

I dati di Consultori e Codici Rosa

Le informazioni fornite dai Consultori e dai Codici Rosa differiscono per un aspetto non secondario: mentre i primi permettono di arrivare al livello di singola utente − nell'anno 2014 sono state 918 le donne seguite dai consultori per abuso e maltrattamento, di cui 121 ragazze con meno di 18 anni – l'attuale rilevazione regionale dei dati del Codice Rosa restituisce le informazioni solo per accesso. Manca quindi il dato relativo al numero di donne che si sono rivolte al servizio e restano aperti gli interrogativi sull'effettiva entità dell'utenza (quanti, ad esempio, tra i 2.257 accessi registrati dal 1° luglio 2014 al 30 giugno 2015 sono utenti uniche). Lavorare per poter arrivare al dato sulle singole utenti, individuando ad esempio le caratteristiche di quelle che hanno effettuato visite ripetute, potrebbe aiutare a capire ancora m eglio il funzionamento di un servizio così importante, che ha reso la Regione Toscana esempio e prototipo per i servizi sanitari degli altri territori.

Va ricordato a tale proposito che l'esperienza toscana, a regime dal 2014 con l'estensione del progetto a tutte le Aziende Sanitarie e Ospedaliere della Regione, ha ispirato il progetto speciale nazionale Codice Rosa bianca, promosso dalla FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere), che vede come capofila la Toscana, attraverso l'Azienda USL di Grosseto.

Femminicidio

Il 2014 ha segnato purtroppo un calo d'attenzione, soprattutto da parte dei media, nei confronti dei "femminicidi". E' utile specificare che tale termine viene utilizzato nei casi in cui l'esito della violenza è la morte della donna, mentre per femminicidio si intende, più ampiamente, l'insieme di comportamenti violenti che portano alla morte della donna o tendono al suo annientamento fisico o psicologico. A una ridotta attenzione nei confronti di questo tema ha corrisposto un aumento delle donne uccise in Toscana nel 2014, arrivate a 12 (praticamente una al mese), dato in crescita rispetto al triennio precedente. Dal 2006 al 2014, in regione, il numero di vittime di femicidio è arrivato a 77, ovvero una ogni 46 giorni: in tutti i casi in cui l'autore è stato individuato viene evidenziata la natura "domestica&qu ot; di questi omicidi, avvenuti per mano di una persona che la donna conosceva: un partner, un ex, un pretendente respinto, un cliente, un figlio.

Recupero uomini violenti

Il Rapporto ha inoltre approfondito il lavoro svolto dai 4 centri che, in Toscana, si occupano di interventi di recupero degli uomini violenti, oltre a svolgere attività di sensibilizzazione rispetto al superamento degli stereotipi di genere. Nella nostra regione, nel 2014, sono stati 88 gli uomini che hanno intrapreso un percorso rivolto al cambiamento dei propri comportamenti violenti; nei primi sei mesi del 2015 tale numero è arrivato a 61, mostrando quindi una crescita di attenzione nei confronti di questi percorsi, cui gli uomini accedono in maniera volontaria o su spinta di altri soggetti, ad esempio la propria partner, lo psicologo, l'avvocato o uno degli attori della rete antiviolenza.

Grazie al lavoro svolto dall'Osservatorio per questo Rapporto, in collaborazione con i 4 centri toscani che lavorano con gli uomini violenti, si è inoltre arrivati alla condivisione di una scheda unica di rilevazione, in grado di rilevare le informazioni sia per il primo accesso sia per la presa in carico. In questo modo, fin dal prossimo Rapporto verrà aggiunto un altro fondamentale tassello al sistema di raccolta dei dati sul fenomeno della violenza di genere in Toscana.

Violenza assistita

Il tema della violenza assistita è stato affrontato per la prima volta in questo Rapporto. Si tratta di un tipo di violenza che passa attraverso l'esperienza diretta, indiretta, e/o percepita da parte del minore di atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative.

Un ampio spazio è stato dedicato alla definizione del problema, all'individuazione di pratiche e modelli di intervento e allo studio dell'operato dell'unico Centro toscano – Artemisia – che ha al suo interno sia il settore donne sia il settore minori: una peculiarità importante per fornire supporto ai bambini vittime di un tipo di maltrattamento che per essere riconosciuto necessita della preliminare individuazione dell'esistenza della violenza domestica. Nel corso del 2014, il Centro ha seguito 111 nuovi casi riguardanti vittime di violenza assistita, cui si aggiungono 75 casi in carico dagli anni precedenti.

I dati del Monitoraggio Interventi e servizi per minori e famiglie realizzato dal Centro regionale Infanzia e Adolescenza - Regione Toscana/Istituto degli Innocenti mostrano inoltre come, sempre nel corso nel 2014, tra i minori in carico ai servizi sociali toscani, 968 sono state vittime anche di violenza assistita.

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