Nel luglio di vent’anni fa il genocidio di Srebrenica. Nel corso della guerra in Bosnia ed Erzegovina, le forze serbo-bosniache attaccarono l'enclave di Srebrenica, dichiarata "zona protetta" dalle Nazioni Unite e dove migliaia di musulmani bosniaci avevano trovato rifugio. Furono uccisi 10.701 uomini e ragazzi bosniaco-musulmani e gettati in fosse comuni. Migliaia di donne – molte delle quali vittime a violenza sessuale - e bambini furono deportati in altre zone del paese.
A questa tragica pagina della storia recente è legata anche la figura di Antonio Cassese (ordinario di Diritto internazionale presso l’Università di Firenze dal 1975 al 2008), che nel luglio del 1995 era presidente del Tribunale penale internazionale per l’ex-Iugoslavia, all’epoca da poco costituito.
E in ricordo di Antonio Cassese l’Università di Firenze ha organizzato un convegno internazionale dal titolo “A vent’anni da Srebrenica, la ricerca della giustizia” che si svolgerà al Polo di Scienze Sociali (via delle Pandette) giovedì 19 (ore 16, Edificio D6 – aula 018) e venerdì 20 novembre (ore 10, Edificio D15 – aula 005).
L’appuntamento, promosso da Luisa Vierucci e Micaela Frulli del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Ateneo fiorentino, in collaborazione con Amnesty International Italia, e il contributo della Regione Toscana, si aprirà il primo giorno con l’intervento di uno dei sopravvissuti al genocidio, Nedzad Advic, componente dell’Associazione Madri di Srebrenica, e di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Il giorno successivo, introdotto dai saluti del rettore Luigi Dei, del direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche Patrizia Giunti e della vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni sono previsti gli interventi di alcuni tra i massimi esperti europei di diritto internazionale, tra cui Pierre Marie Dupuy dell’Università di Ginevra e Michelle Jarvis, principal legal officer della Procura del Tribunale penale internazionale per l’ex-Iugoslavia.
Gli eventi di Srebrenica sono stati definiti come “la peggiore atrocità commessa in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale”. Da allora, numerosi tribunali interni e internazionali si sono pronunciati sui crimini commessi sia sotto il profilo della responsabilità penale che civile, ma le madri di Srebrenica continuano a reclamare giustizia.
“I massacri del luglio 1995 colpirono profondamente Cassese, che vide minata la sua convinzione nell’effetto deterrente della giustizia internazionale penale – spiega Luisa Vierucci – questo convegno si propone di esaminare la risposta giudiziale che è stata data agli eventi di Srebrenica, con lo scopo di individuarne luci e ombre”.
Il programma della due giorni è online sul sito dell’Ateneo fiorentino.