"Si Gira!" con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci. Ancora una grande prova della storica compagnia Arca Azzurra. Il connubio con il regista Stefano Massini dà vita ad una nuova produzione, tratta dai "Quaderni di Serafino Gubbio operatore" di Luigi Pirandello.
Una prima nazionale con la quale il Teatro Niccolini di San Casciano apre i battenti domani, venerdì 23 ottobre alle ore 21, (con replica sabato 24). In scena anche Duccio Baroni, Silvia Frasson, Gabriele Giaffreda.
Ad un passo dai venti anni di attività dalla sua riapertura, il Niccolini inaugura la propria stagione, composta da nove titoli in abbonamento, grazie alla collaborazione tra il Comune di San Casciano e Fondazione Toscana Spettacolo onlus e il sostegno di vari sponsor tra cui ChiantiBanca e Unicoop Firenze.
“Ancora una volta un piccolo grande miracolo italiano che si compie – commenta il sindaco Massimiliano Pescini - un teatro storico, uno spazio architettonico di pregio, attivo e aperto dalla metà dell’Ottocento, rinnova il suo antico sogno di attrarre e promuovere risorse e produzioni culturali. Un obiettivo che si staglia contro i segni del tempo e le ristrettezze economiche del presente per continuare ad incantare con la drammaturgia di qualità, l’alternanza dei generi e dei linguaggi espressivi spaziando dalla prosa alla danza e alla musica.
In una società sempre più incentrata sui social network, intasati ogni giorno da miliardi di video, scatti e autoscatti è impossibile non essere toccati dalla storia dell’operatore cinematografico Serafino Gubbio (nato dalla penna di Luigi Pirandello nel 1916) e dalla sua metamorfosi in macchina da presa.
A due anni dal primo felice e fulminante incontro con Stefano Massini, autore e regista del “Principe” dal capolavoro di Niccolò Machiavelli, con cui la compagnia ha celebrato il 500° anniversario della scrittura del celeberrimo trattato del Segretario Fiorentino, prosegue la collaborazione tra la compagnia e Massini che confeziona per l’Arca Azzurra un testo tratto dal romanzo di Luigi Pirandello: “Quaderni di Serafino Gubbio operatore”, scritto negli anni dieci del ‘900 e nel quale traccia un ritratto straordinariamente vero e a tratti fortemente autobiografico del suo rapporto, non proprio idilliaco, con la nascente industria cinematografica italiana.
E lo spettacolo che si va a mettere in scena è il frutto di un percorso iniziato già nel 2014 e proseguito con un lavoro di prova e di messa a punto, un vero e proprio work in progress, che ha impegnato attori e autore-regista, dal gennaio al marzo di questo 2015.
In questo periodo il testo del grande autore siciliano, nella riscrittura e sotto la direzione di Massini, è stato “metabolizzato” dalla compagnia fino a diventare una forsennata macchina da palcoscenico, piena di accelerazioni degne di una comica di Ridolini, pur nel rispetto del finissimo gioco psicologico pirandelliano che rende memorabili i suoi protagonisti.
(Arca Azzurra Teatro)
Quanta verità in questo romanzo meno noto del futuro premio Nobel. Quanta sorpresa nell’indagare queste pagine come un lucidissimo prologo del nostro tempo attuale. E quanto coraggio nella stessa penna dell’autore dei “Giganti dei montagna”, anche qui smaliziato nell’allungare lo sguardo su un futuro allora solo immaginabile, ed oggi puntualmente rivelatosi reale.
C’è qualcosa di emozionante nel riaprire oggi, a distanza di un secolo esatto, le pagine di questo diario così strano, metaforico e illuminante, tutto incentrato sulla metamorfosi di un essere umano in un’algida macchina da riprese.
Bombardati come siamo da valanghe di scatti e autoscatti, intasati dal flusso dilagante di milioni di video su YouTube, è impossibile non essere toccati dalla testimonianza candida dell’operatore Serafino Gubbio, piccola pedina ingurgitata dal vortice promettente di un’industria cinematografica ai primi albori: è davanti ai suoi occhi attoniti che prende forma, di fatto, l’impasto originario della futura “età delle immagini”, in cui sarà impossibile distinguere fra ciò che è reale e ciò che è icona.
Tutto ambientato fra le stravaganze felliniane di un set alle prime armi, fra dive alla Almodovar e squarci da Ernst Lubitsch, il romanzo di Pirandello indaga sornione e inquieto fra le pieghe di un novecento tutto ancora da costruire, ma già fiero in culla del suo essere il secolo della cineproiezione.
È come se si scaldassero i motori, e solo noi sappiamo a posteriori l’esito della folle corsa. Per cui non ci resta che assistere stupiti alla turbata vicenda umana di un Charlie Chaplin nostrano, destinato a perdere l’identità di uomo per divenire occhio, obiettivo e diaframma di una gigantesca cinepresa. Serafino Gubbio: forse la prima vittima sull’altare della cine-follia.
(Stefano Massini)

Fonte: San Casciano in Val di Pesa - Ufficio Stampa