La prima dichiarazione di Andrea Migliavacca come vescovo di San Miniato è nel quotidiano Ilticino.it. "Questa nomina per me è stata una sorpresa e una notizia del tutto inaspettata - ha commentato -. E' un invito a mettermi di nuovo in cammino, raccogliendo con gioia tutto quello che ho vissuto nella diocesi di Pavia".
I ringraziamenti sono d'obbligo, in primis papa Francesco, a seguire il vescovo di Pavia Giovanni Giudici, "che mi è stato molto vicino negli ultimi giorni così come in tutti questi anni". E poi saluti e ringraziamenti ai "confratelli sacerdoti, le parrocchie, tutte le persone che operano in Curia, gli scout, l'Azione Cattolica e le altre associazioni, il gruppo di San Luca, la comunità del Seminario e, in particolare, i seminaristi".
Nonostante i più di 300 km che separano San Miniato da Pavia, don Andrea Migliavacca ha ricordato che, storicamente, la diocesi toscana è stata legata a religiosi della diocesi lombarda: il cardinale Pietro Maffi, nativo di Corteolona (Pavia), ne fu amministratore apostolico dal 1906 al 1908; mons. Antonio Angioni svolse lo stesso incarico dal 1967 al 1968, prima di essere nominato vescovo di Pavia.
Pubblichiamo di seguito la lettera rivolta ai fedeli di San Miniato con cui il vescovo eletto Andrea Migliavacca si presenta, da Pavia, nella sua nuova diocesi.
"Carissimi fratelli, sorelle della diocesi di San Miniato,
la sorpresa e lo stupore sono sentimenti, credo, che in questi giorni ci accomunano.
Sorpresa e stupore per me, nell’apprendere la scelta di papa Francesco di nominarmi vescovo, vostro vescovo. Al papa va la mia gratitudine, per la fiducia che così esprime nei miei confronti.
Sorpresa e stupore per voi che accogliete un nuovo pastore con una storia e un volto non ancora conosciuto.
E’ con questi sentimenti, nel cuore, insieme alla fede che accompagna e indirizza sempre e in particolare nei momenti importanti della vita, che per la prima volta mi rivolgo a voi.
Esprimo anzitutto il mio saluto a s. ecc. mons. Fausto Tardelli che per voi è stato negli scorsi anni vescovo, pastore buono e fedele e a mons. Morello Morelli che in questi ultimi dieci mesi ha guidato sapientemente la diocesi. Con loro saluto tutti i presbiteri, i religiosi e le religiose, i diaconi e i seminaristi. Il mio saluto va a tutti voi, fedeli della diocesi, alle famiglie, ai giovani, agli ammalati, agli anziani, agli ultimi, alle autorità e a quanti svolgono diverse forme di servizio per la comunità.
Non posso nascondere anche la gratitudine verso la diocesi da cui provengo, Pavia. Al vescovo Giovanni Giudici, ai preti e ai laici che ho conosciuto in diverse occasioni, ai seminaristi, agli scout, ai miei genitori e familiari, agli operatori del tribunale ecclesiastico lombardo e a tanti amici mi sento legato da riconoscenza grande, certo che i legami autentici sono e rimarranno vivi.
Mi sono chiesto in questi giorni come deve essere il vescovo in una comunità, cosa deve fare, quali scelte deve compiere; più ancora mi sono chiesto come dovrò essere io vescovo in mezzo a voi, come e cosa devo imparare. Mi ha aiutato a riflettere e a intravvedere la strada futura il Magistero di papa Francesco che più volte si è rivolto ai presbiteri e ai vescovi e ha richiamato loro lo stile di vita e di servizio nella comunità. Così allora mi immagino tra voi.
Cercherò di essere annunciatore e segno della misericordia di Dio. Stiamo per iniziare il Giubileo della misericordia, tempo che segna anche l’inizio del mio servizio tra di voi. Posso essere certamente testimone della misericordia che il Signore anzitutto ha esercitato verso di me, con la pazienza di chi accoglie, curando le ferite e incoraggiando nel cammino, con l’attenzione di chi non lascia mai soli, ma si fa vicino con la fantasia di chi ama. So che il Signore è misericordioso perché così è stato con me. Di questo vorrei essere testimone, strumento, segno e mostrare a tutti che il Signore si fa vicino così, con un amore che comprende, corregge, rialza, suscita sempre la vita.
Cercherò di essere un vescovo “con l’odore delle pecore”. Questa nota immagine usata dal papa per descrivere il servizio dei presbiteri sollecita in me il modo di stare in mezzo a voi. Si tratterà di conoscere e di conoscervi, come il pastore evangelico che “chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori” (Giovanni 10,3). Si tratterà di imparare a condividere la ricerca per una comprensione della realtà e la individuazione dei percorsi da intraprendere insieme. E’ questo il volto della Chiesa di comunione che, alla luce del Concilio Vaticano II, siamo chiamati a edificare. “Con l’odore delle pecore”, quindi vescovo riconosciuto tale perché sta dentro la vita del popolo di Dio, e anche si sente fratello di chi non vi appartiene, dei non credenti e dei fratelli di altre religioni. Dovrà essere uno “stare insieme” che si esprime in particolare con la preghiera, la celebrazione della liturgia e la carità.
Cercherò di guardare al centro dalla periferia perché, dice il papa, dalla periferia si vede meglio cosa c’è al centro. Vorrei dunque farmi vicino alle periferie geografiche ed esistenziali della nostra diocesi, con l’attenzione ai più poveri, agli ultimi e a chi soffre, accogliendo nello stesso tempo il senso profondo dell’invito del papa: al pastore sta a cuore la vita di tutti.
Testimone della misericordia di Dio, con l’odore delle pecore, a partire dalla periferia… Compito arduo! Sono sicuro che questo è il mio desiderio, sono anche consapevole delle mie povertà e che vescovo così potrò diventarlo con l’aiuto vostro e della vostra preghiera, accompagnato dalla vostra pazienza e dalla collaborazione, nella schiettezza di un vero confronto e dialogo. E poi essere vescovo con questo stile sarà la meta che avrò sempre davanti, da guadagnare di nuovo ogni giorno.
Mi incoraggia il fatto della recente beatificazione (sabato 19 settembre) del “vescovo bianco”, il beato Pio Alberto Del Corona. Egli si distinse per le opere di carità, l’impegno nell’educazione
della gioventù e nella formazione del clero; incoraggiò l’attività a sostegno delle missioni e favorì iniziative di carattere sociale. Mi affido alla sua intercessione, perché, esemplare nella carità pastorale, accompagni e sostenga il mio servizio tra voi.
Sento infine risuonare per me le parole che Dio disse a Giosuè nel momento in cui veniva chiamato a farsi carico della guida del popolo Israele nell’entrare nella Terra Promessa (Giosuè, 1): “Sii forte e coraggioso… Non avere paura e non spaventarti, perché il Signore, tuo Dio, è con te, dovunque tu vada”.
Queste parole della Scrittura che risuonano per me con l’eco della vocazione e sono portatrici di un mandato e di una promessa, mi introducono anche alla preghiera. E’ la mia preghiera per voi, perché sia sempre il Signore, anche in questo momento di vita diocesana, a guidarci; è la preghiera che vi chiedo per me, per accompagnarmi in questi giorni di preparazione verso l’ordinazione episcopale e poi di arrivo nella diocesi.
Grato fin d’ora a tutti voi, affidandomi alla vostra preghiera e alla protezione dei patroni della diocesi, san Genesio e san Miniato Martiri, vi benedico."