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Le Cognate riprendono il volo dal Teatro Puccini

Il cast - Stefania Stefanin, Ludovica Fazio, Teresa Fallai, Luisa Cattaneo, Silvia Frasson, Diletta Oculisti, Silvia Guidi, Monica Bauco, Annamaria Guerrini, Marcella Ermini, Caterina Tiossi, Vania Rotondi, Rossella Chirulli, Giada Secchi, Greta Milopulos e Gabriele Ughi . Regia di Dimitri Milopulos.

Stupefacente. Grottesco. Amaro. Nell’ accezione più nobile del termine. Le cognate, scritto dal canadese Michel Tremblay negli anni sessanta, è riuscito a strappare grasse risate nonostante la grande assenza di Barbara Nativi, prima regista ad averlo portato in scena in Italia un ventennio fa. Il debutto il 30 settembre al Teatro Puccini di Firenze con un meritato successo di pubblico.
15 le attrici sul palco. E un pianista muto che suona dalla platea. Unico personaggio maschile, preso a simbolo di un universo parallelo portatore di negatività, che è da tenere, se possibile, a debita distanza.
Un racconto corale di cui Germaine Lauzon, una casalinga di un ceto non certo agiato, è il perno. Ebbene, la donna vince un concorso. Un milione di punti. Un sacco di punti con cui potrà accedere a ricchi premi. Con cui potrà fare suo un vasto catalogo pieno di mobili e suppellettili. Potrà rinnovare casa, sì, ma soprattutto uscire dal grigiore e illudersi di essere diventata finalmente speciale, di essere diventata qualcuno degno di invidia. Questo è quello che vuole e, che suo malgrado, otterrà, anche se con esiti inaspettati. Così si tira a lustro e invita parenti, mezze parenti e amiche, che accorrono subito per curiosare e aiutare ad incollare i preziosi bolli sui cedolini. Ma le quattro chiacchiere in compagnia diventano presto la scusa per condividere malumori di vite monotone, tristi, frustrate, comuni. Godere di ingiustizie e sfortune. E rubare un po’ di felicità anche dove ce n’è ben poca.
Vera protagonista della storia l’invidia. E il male di vivere. Resi meno amari però dal ritmo incalzante delle battute, dalla brillantezza della drammaturgia e dal trucco sgargiante delle protagoniste abbigliate con look che ricordano molto una febbre del sabato sera piuttosto casalinga.
I personaggi della storia sono donne semplici, ma solo all’apparenza, anzi nemmeno quella. Comari un po’ amiche un po’ no che si contendono la scena con monologhi tragicomici che ce ne mostrano i pensieri più intimi. Un Super Io recondito che si ribella e si guadagna la scena amplificato da un microfono vintage che finalmente dà voce attraverso il canto, la balbuzie o una storiella, a quello che non viene mai detto, per pudore, per paura, per cultura. Insomma, un gineceo di donne che parlano per riempire i vuoti, ma che in realtà non comunicano, non condividono, non si conoscono che superficialmente.
Stereotipi di personaggi popolari, le attrici incarnano caricature irriconoscibili. Abilmente mascherate con rughe, pance, gobbe, vestiti luccicanti, chiome cotonatissime e make up clowneschi, sdrammatizzano e strappano un sorriso anche quando il sottotesto, appunto, non ha nulla di comico. Anzi.
Il cast è ben calibrato, estremamente talentuoso. Molti i volti e le voci da tenere d’occhio.
La scenografia è semplice, ma ben studiata, e consente agli attori di stare sempre contemporaneamente sul palco.
Il testo, pur risalendo a mezzo secolo fa e pur essendo ambientato dall’altra parte del mondo, è originale e attualissimo.
Instancabile  il pianista che sottolinea sulle note scritte da Marco Baraldi tutte le scene salienti dello spettacolo per una resa veramente eccezionale della performance.
Tra il riso e l’amaro, insomma, più di due ore passano in un lampo. Da vedere. Senza alcun dubbio.

Il cast - Stefania Stefanin, Ludovica Fazio, Teresa Fallai, Luisa Cattaneo, Silvia Frasson, Diletta Oculisti, Silvia Guidi, Monica Bauco, Annamaria Guerrini, Marcella Ermini, Caterina Tiossi, Vania Rotondi, Rossella Chirulli, Giada Secchi, Greta Milopulos e Gabriele Ughi . Regia di Dimitri Milopulos.

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