
Questa la comunicazione effettuata oggi in consiglio comunale dalla presidente della VII commissione Serena Perini
“Venerdì scorso si è svolta in 60 città italiane la “marcia delle donne e degli uomini scalzi”. A Firenze è partita da Piazza Santa Maria Novella per arrivare in Piazza San Giovanni. A piedi scalzi “come chi ha perso le scarpe nella traversata in mare o le ha consumate in una lunga marcia in fuga dalla guerra”.
Il popolo scalzo ha chiesto quattro cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali. Che ci siano corridoi umanitari certi e sicuri per le vittime di guerre, catastrofi e dittature; che venga messa in atto un'accoglienza degna e rispettosa per tutti; che ci sia la chiusura di tutti i luoghi di concentrazione dei migranti; che venga creato un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.
Credo che sia ormai scontato poter dire che oggi assistiamo alla più grave crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale. L’Europa si sta scoprendo in prima linea di un’emergenza globale perché terra di confine dei conflitti che si svolgono in Medio Oriente, Asia e Africa. Le migrazioni resteranno il segno distintivo del nostro tempo, quello che racconterà la storia di noi.
Per questo dobbiamo lavorare perché la migrazione di uomini, donne e bambini in cerca di terre dove poter sopravvivere sia ben governata. Dobbiamo assicurare protezione ai richiedenti asilo, consapevoli che la protezione non è una concessione, perché il rifugiato non è un oggetto di assistenza, ma piuttosto un soggetto di diritti e doveri. Anche il nostro paese ha la responsabilità di rispettare e di far rispettare i diritti dei rifugiati, tanto quanto quelli dei nostri cittadini.
Attrezzarci a governare e vivere questo fenomeno significa essere consapevoli che nel mondo ci sono 60 milioni di rifugiati e che in Italia ce ne sono soltanto 90.000, che dobbiamo avere e chiedere coraggio. Il coraggio è il sentimento di chi ha paura ed è comprensibile la paura, ma non possiamo limitarci a guardare, increduli e sofferenti.
La società che vogliamo costruire è una società accogliente, è una società che deve partire dall’individuo più debole”
Fonte: Comune di Firenze - Ufficio stampa
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