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Dati Inps, Quiriconi (Cgil): “Grazie alla defiscalizzazione aumentano i tempi indeterminati ma non l'occupazione complessiva"

Daniele Quiriconi

I dati diffusi dall’Osservatorio sulla precarietà dell’INPS nazionale, che hanno dato luogo ad un florilegio di commenti entusiasti da parte del Presidente del Consiglio e del suo staff, suggeriscono qualche riflessione più meditata. Prova a farla Daniele Quiriconi (segreteria Cgil Toscana):

“Se analizziamo il dato toscano, emerge indubbiamente con forza l’aumento degli avviamenti al lavoro a tempo indeterminato, già rilevato dal rapporto Focus Economia di IRES e CGIL Toscana presentato il 13 luglio; tuttavia, l’occupazione complessiva pare in una linea di tendenza simmetrica a ciò che è avvenuto nel corso del 2014. Prima del Jobs Act, prima di Cristo per parafrasare Marchionne. Nei primi sei mesi del 2015, infatti, sono stati avviati in totale 192.175 lavoratori; nel 2014 erano stati 179.33 ( +7,2% nel rapporto 2015-2014) ma nel 2013 erano stati 167.351 con una crescita quindi anche nel 2014 sul 2013 del 7,16%. La crescita del tempo indeterminato, in buona parte stabilizzazioni - se così si possono definire le assunzioni con l’articolo 18 'amputato' - è il frutto, come più volte sostenuto, del 'doping' della defiscalizzazione determinato dalla Legge di Stabilità, e scorrendo le stesse tabelle INPS si può agevolmente verificare come la 'gobba' più alta si sia registrata nei mesi scorsi, e già in giugno si assista ad un ripiegamento. Senza voler esprimere valutazioni sul costo dell’operazione e sulle incertezze su durata e strutturalità della stessa, ci limitiamo a mettere in evidenza questo elemento.

L’andamento della Cassa integrazione - per correttezza analizzeremo la somma di Cassa straordinaria e ordinaria, essendo la Deroga poco comparabile a causa dei blocchi - ci fornisce qualche ulteriore elemento di lettura dell’economia regionale. La Cig scende nel primo semestre 2015 del 10,6%, rendendo evidente che un positivo effetto di riassorbimento per quanto modesto dei lavoratori in Cassa esiste, sia pure attenuato dal dato di coloro che hanno esaurito gli stessi ammortizzatori e dall’aumento dei licenziamenti. E da quello che una volta si definiva 'riduzione della base produttiva'. Tuttavia, questi stessi dati ci segnalano una Toscana a due velocità con un quadrante metropolitano centrale in cui la Cassa crolla ( Firenze -24% Prato -55% Pistoia -17,3%), e uno costiero in cui continua ad impennarsi (Livorno +58%, Pisa +36,5%). Il dato che più colpisce, però, è come continuino ad aumentare le cessazioni di lavoro 'stabile' ( +6,7%): in altre parole, significa licenziamento di persone con tutele piene, a differenza dei nuovi ingressi che in prevalenza godono di minori protezioni. Per quanto riguardi i saldi totali tra avviamenti e cessazioni, sono positivi nel 2015 come lo erano nel 2014, prima degli interventi de-contributivi e del Jobs Act quindi anche qui nessuna rivoluzione. Tuttavia questa tendenza non pare incidere sostanzialmente sullo stock di occupati e disoccupati; anzi questi ultimi, insieme agli scoraggiati, aumentano. In altre parole, con un PIL per occupato calato di due punti e mezzo negli ultimi cinque anni, gli investimenti - sia privati che pubblici - al palo per le note politiche di contenimento della spesa , una crescita stimata anche per il secondo trimestre tra lo 0,2 e lo 0,3%, appare improbabile riassorbire 1,1 milioni di disoccupati in più dall’inizio della crisi in Italia, 100mila dei quali in Toscana, da qui a un decennio. Con imprese ancor più piccole e sottocapitalizzate rispetto all’inizio della crisi, senza un maggior intervento pubblico anche transitorio nell’economia, con una politica di dismissione del patrimonio industriale italiano verso acquirenti esteri che produrrà e già produce razionalizzazioni e tagli all’occupazione, ci accompagneranno, nel futuro, alti livelli di disoccupazione a due cifre che le sole imprese esportatici o il turismo non potranno aggredire.

Tutto il resto è fumo propagandistico. Certo, magari una riforma delle pensioni più flessibile consentirebbe un ricambio generazionale, con l’ingresso di qualche centinaio di migliaia di giovani in attività con innegabili riflessi sulla produttività e la competitività, oltre a costituire una necessaria operazione di equità per milioni di lavoratori anziani. Ma di fronte a questa eventualità, più volte accennata dal Ministro del Lavoro, le cronache agostane paiono portare, insieme ai temporali, una vistosa retromarcia per ragioni di costo. Molto meglio - non rimane che il sarcasmo - abbattere in modo indiscriminato e non selettivo i redditi di impresa, dalla rendita immobiliare parassitaria a quella di chi reinveste, e vagheggiare di due sole aliquote contributive, copyright del duo Berlusconi-Tremonti , che supera la progressività dell’imposizione fiscale e mette i discussione uno dei capisaldi della Costituzione. In epoca di riforme, una linea di coerenza invidiabile”.

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