Abbiamo letto in questi giorni sulla stampa locale della volontà dell’Amministrazione comunale di fare del Villaggio scolastico, che raggruppa la quasi totalità degli Istituti superiori di Pontedera, una sorta di “Campus scolastico”, sullo stile delle università americane, inizialmente impedendo l'accesso a tutti gli autoveicoli sia degli studenti sia del corpo docente e non docente e successivamente recintando tutto il perimetro esterno e togliendo le recinzioni interne di ogni scuola.
Da quanto si apprende dalla stampa, la proposta è stata avanzata dagli studenti in un momento di confronto partecipativo con l'Amministrazione; nulla si dice del coinvolgimento, a nostro avviso indispensabile, degli altri stakeholder che trascorrono nelle scuole più dei cinque anni previsti per gli studenti ovvero gli insegnanti, i collaboratori scolastici, il personale degli uffici; niente leggiamo sul coinvolgimento degli organi di decisione collegiale della scuola, il Collegio dei docenti e anche il Consiglio di istituto, con le sue rappresentanze di studenti e genitori: eppure il progetto dovrebbe riguardarli direttamente, anche nelle loro competenze, visto che si vuole recintare il perimetro delle scuole e abbattere le separazioni interne, facilitando in questo modo la convivenza e la socializzazione tra gli studenti dei diversi istituti.
Certo che il mancato coinvolgimento, sicuramente dettato dalla distrazione o dal fatto che le scuole in questo periodo sono chiuse, taglia fuori un cospicuo numero di addetti che vivono la scuola in prima persona e per più tempo di quello previsto per un ciclo di studio delle superiori.
Quindi, non si può parlare di processo partecipativo quando tutti i soggetti interessati non vengono coinvolti e pertanto non possono manifestare il loro pensiero né tanto meno esprimere anche soluzioni alternative ai problemi di eccessivo traffico presentati dai residenti.
Spostare tutte le macchine nella zona stadio risolverà poi il problema o ne creerà altri? Gli spazi saranno sufficienti?
Di sicuro qualche disagio lo creerà e non poco: a chi nella scuola lavora e che dovrà partire almeno mezz'ora prima da casa, ma anche ai genitori. Leggiamo che il “campus” sarà chiuso al traffico durante le ore di lezione: i genitori (e sono tanti) che chiedono un’ora di permesso lavorativo, non retribuita, per partecipare al colloquio settimanale con i docenti dovranno prendere con molta probabilità almeno un'ora in più di permesso per cercare il parcheggio, raggiungere a piedi il campus e ritornare al veicolo. Tutto questo non sarà di ostacolo al contatto scuola-famiglia, che invece andrebbe incrementato? Non indurrà molti genitori a fare a meno di quei colloqui? E chi, invece, vorrà continuare a seguire i propri figli nel loro percorso formativo, lo dovrà fare a proprie spese, perdendo economicamente più ore di lavoro.
Senza parlare di fornitori, ditte che con la scuola hanno a che fare sporadicamente o anche con continuità, di rappresentanti dell’editoria, di persone che ricercano contatti con la scuola per proporre attività e progetti (volontariato, teatro...), di persone che hanno bisogno di un certificato oppure di una semplice informazione. Per loro sarà tutto più difficile.
Ci chiediamo se l’Amministrazione abbia riflettuto a sufficienza sugli aspetti che coinvolgono i soggetti che a vario titolo ruotano intorno alla scuola e che hanno da guadagnare con una scuola raggiungibile e accessibile e molto da perdere se a questo contatto vengono frapposti ostacoli.
Partito della Rifondazione Comunista
Circolo K. Marx
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