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Stupro della Fortezza, la lettera della vittima su un blog dopo le assoluzioni: "Vivo tra flashback e incubi quotidiani"

"La cosa più amara e dolorosa di questa vicenda è vedere come ogni volta che cerco con le mani e i denti di recuperare la mia vita, di reagire, di andare avanti, c’è sempre qualcosa che ritorna a ricordarmi che sì, sono stata stuprata e non sarò mai più la stessa. Che siano state le varie fasi della lunghissima prima udienza, o le sentenze della prima e poi della seconda, ne ho sempre avuto notizia dai social media piuttosto che dal mio avvocato. Come mai questo accada non lo so. So soltanto che è come un elastico che quando meno me l’aspetto, mentre sono assorta e impegnata a affrontare il mondo, piena di cicatrici, ma cercando la forza per farcela, questo maledetto elastico mi riporta indietro di 7 anni, ogni maledetta volta".

Queste le parole attribuite alla ragazza che la notte del 26 luglio 2008 ebbe un rapporto sessuale con sei ragazzi in quello che sui media venne definito 'stupro della Fortezza' a Firenze.  La giovane, a quel che risulta, ha scritto nei giorni scorsi una lettera affidandola alle pagine di un blog legato alla violenza di genere, 'Abbattoimuri'.

Non rivelando la propria identità, la ragazza ha raccontato come ha vissuto quella notte e commentato la sentenza di appello con al quale sono stati assolti Lorenzo Lepori, 30 anni, Riccardo Mechi, 28 anni, Niccolò De Angelis, 29 anni, Francesco Michelotti, 30 anni e Lorenzo Riccò, 28 anni, tutti della Valdinievole, oltre a Leonardo Nazzereno Victorion, 31 anni, di Stabbia, frazione di Cerreto Guidi.

"A sette anni di distanza ancora ho attacchi di panico, ho flashback e incubi e lotto giornalmente contro la depressione e la disistima di me - si legge - Non riesco a vivere più nella mia cittá, ossessionata dai brutti ricordi e dalla paura di ciò che la gente pensa di me. Prima la Fortezza da Basso era un luogo pieno di ricordi positivi, la Mostra dell’Artigianato, il Social Forum Europeo, i numerosi festival e fiere. Adesso é un luogo che cerco di evitare, un buco nero sulla mappa della città di Firenze. [...] Sono stata offesa non solo come donna, per ciò che sappiamo essere accaduto. Ma come amica, dal momento in cui il capetto del gruppo era una persona che consideravo amica, e mi ha ingannato. Sono stata offesa dagli avvocati avversari e dai giudici come bisessuale e soggetto lgbt, che hanno sbeffeggiato le mie scelte affettive e le hanno viste come 'spregiudicate'".

"Se potessi tornare indietro sapendone le conseguenze - sono le conclusioni - non so se sarei comunque andata al centro antiviolenza, da cui è poi partita la segnalazione alla polizia che mi ha chiamato per deporre una testimonianza tre giorni dopo. Ma forse si, comunque, per ripetere al mondo che la violenza non è mai giustificabile, indipendentemente da quale sia il tuo lavoro, che indumenti porti, quale sia il tuo orientamento sessuale. Che se anche la giustizia con me non funziona prima o poi funzionerà, cambierà, dio santo, certo che cambierà".

Vai al blog 'Abbattoimuri' per leggere la versione integrale della lettera.

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