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La prima volta che Sergej Bubka superò i sei metri

Il 13 giugno 1985, il campione ucraino divenne il primo uomo a valicare l'importante limite nel salto con l'asta

Nonostante sia una delle discipline più spettacolari dell’atletica leggera, che richiede ai suoi praticanti il possesso congiunto di velocità, forza esplosiva, agilità ed eccellente coordinazione neuro-muscolare, il salto con l’asta è stato a lungo misconosciuto. I più ignoravano gli atleti che detenevano il record mondiale o che avevano vinto gli ori olimpici, i quali erano noti quasi esclusivamente agli addetti ai lavori. Il più celebre di loro, divenne a un certo punto il polacco Władysław Kozakiewicz, che vinse le Olimpiadi di Mosca con il primato mondiale e assurse agli onori della cronaca più per un fatto extra-sportivo che per quella prodezza. Il 30 luglio 1980, alla folla ostile dello stadio Lenin che parteggiava sonoramente per il beniamino di casa Konstantin Volkov, Kozakiewicz rivolse l’universale gesto dell’ombrello. In piena Guerra fredda, mentre la Polonia era attraversata dagli imponenti scioperi che in capo a un mese avrebbero condotto alla fondazione di Solidarność, il primo sindacato libero del blocco comunista, l’offesa fomentò il risentimento anti-sovietico e Kozakiewicz divenne un eroe nazionale. Ne nacque uno scandalo. Boris Aristov, l’ambasciatore russo a Varsavia, chiese al CIO che l’astista fosse privato dell’alloro a causa dell’offesa arrecata al popolo sovietico; il Governo polacco si schierò a difesa del suo rappresentante e sostenne che non di insulto si era trattato, ma dell’effetto di un incontrollabile spasmo muscolare generato dallo sforzo fisico!

L’onore dell’URSS, almeno quello sportivo, fu presto restaurato dall’irresistibile ascesa di Sergej Bubka, il più grande astista di ogni tempo, cui si deve la completa popolarizzazione di questa particolare disciplina atletica. Nato a Lugansk, in Ucraina, il 4 dicembre 1963, Bubka cominciò a gareggiare sotto le insegne della CCCP, continuò con la maglia della Comunità degli Stati Indipendenti, la rappresentativa che nel 1992 riunì gli atleti dell’appena dissolta Unione Sovietica, e terminò con quella dell’Ucraina, l’unico minimo comun denominatore restando il dominio incontrastato che esercitò durante quasi vent’anni di carriera.

Bubka in pedana ai Mondiali di Helsinki

Poco più che adolscente, si impose agli inaugurali Campionati del mondo di Helsinki nell’estate del 1983, nella competizione che avrebbe monopolizzato per le prime sei edizioni, fino a quella di Atene del 1997. Stabilì il primo record del mondo con 5.85 metri nel maggio 1984 e lo tenne ininterrottamente, con l’eccezione di qualche minuto in cui appartenne al francese Thierry Vigneron durante il Golden Gala romano dell’agosto 1984, portandolo fino alla stratosferica quota di 6.14 metri con il salto del Sestriere del luglio 1994.

Bubka fu pertanto il primo uomo a oltrepassare la soglia dei sei metri. Lo fece il 13 giugno 1985, a Parigi, sfruttando le doti eccezionali di un fisico relativamente normale, con i suoi 184 cm di altezza per 80 kg di peso. Bubka fu capace di eclissare schiere di avversari grazie all’inaudita potenza e alla peculiare velocità di base, che gli consentivano di impugnare più in alto un’asta più rigida di quella usata dai suoi rivali e di venire di conseguenza catapultato in aria con più energia di quella ottenuta da chiunque altro.

Tali eccezionali caratteristiche, unite alla costante applicazione negli allenamenti e agli insegnamenti del tecnico Vitalij Petrov, gli permisero di instaurare un’autentica dittatura, ben espressa dai 35 record mondiali battuti, di cui 17 all’aperto e 18 indoor. La facilità con cui migliorava se stesso condusse paradossalmente alla perdita di fascino delle sue imprese, che parvero a un certo punto scadere nella routine per la decisione di Bubka di progredire per un centimetro alla volta. Centellinare i progressi lo rese un uomo ricco, visto che veniva lautamente ricompensato dallo sponsor ogni volta che stabiliva il primato e beneficiava di bonus aggiuntivi dagli organizzatori dei meeting dove il record veniva aggiornato, ma – insiemi ai ricorrenti infortuni ai tendini - gli impedì probabilmente di esplorare le sue potenzialità fino in fondo e di infrangere limiti ancora più impensati.

Inferiore rispetto al ruolino di marcia appena descritto è invece il palmares olimpico di Bubka, che conquistò l’unico oro ai Giochi di Seul del 1988, dopo aver saltato quelli precedenti di Los Angeles per il boicottaggio dei paesi dell’Est. Specialmente dolorose furono le Olimpiadi di Barcellona, dove non fu capace di superare le misure di ingresso a 5.70 e 5.75 metri, e quelle di Atlanta, quando non poté prendere parte alla finale per un infortunio al tallone; a Sydney, alla soglia dei 37 anni, fu eliminato nei turni di qualificazione.

Bubka festeggia il nuovo recordman, il francese Lavillenie

Oggi, il record del mondo appartiene al transalpino Renaud Lavillenie, che nel febbraio 2014 l’ha innalzato a 6.16 metri, a Donetsk, proprio sotto gli occhi dell’ex campione ucraino.

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