Alberto Castellani: ricordato in Italia, dimenticato a Empoli

un disegno che ritrae Alberto Castellani tratto da La Pentolaccia, rivista empolese di inizio secolo

Dovrebbe essere un vanto della nostra città dal punto di vista culturale mentre invece pochi empolesi lo conoscono e la stragrande maggioranza associa il suo nome solo alla storica farmacia di famiglia posta nel giro. Stiamo parlando di Alberto Castellani, un personaggio dimenticato a Empoli e che invece meriterebbe ben altre fama e ben altra considerazione per il contributo che dette alla cultura del nostro paese. Nato nel 1884 (morì poi appena 48enne nel 1932), il nostro concittadino fu uno dei sinologi (la sinologia è quell'insieme di studi e ricerche che riguarda la cultura cinese nei suoi vari aspetti e nelle varie epoche storiche) più insigni a livello nazionale e non a caso a lui è dedicata una targa esposta ancora oggi nell'Università di lingue orientali di Napoli. La lontana Cina ed anche gli idiomi orientali come il giapponese o il mancese erano infatti la sua grande passione e basta una piccola e banale ricerca su google per scoprire il contributo che ha dato nella sua pur breve vita allo studio delle lingue e della cultura orientale (I dialoghi di Confucio, uno dei suoi tanti lavori, sono ancora oggi oggetto di ristampa per gli studi universitari e si deve a lui la prima traduzione in italiano della Regola celeste di Lao-Tse).
Figlio di Olderigo, Alberto Castellani fu la figura di maggior spicco della cultura empolese di inizio secolo. La sua grande intelligenza e le possibilità economiche che non gli mancavano gli permisero di viaggiare e di potersi dedicare ai suoi studi preferiti, ovvero le lingue. Oltre che quella classiche, conosceva francese, tedesco (lo parlava come l'italiano), spagnolo e inglese e poi si specializzò nelle lingue orientali. Fu maestro di greco nel ginnasio scolopico empolese e cattedratico di letteratura e civiltà dell'estremo oriente presso il centro di studi orientalistici fiorentino. Passò vari anni in Germania presso la facoltà filosofica dell'Università di Lipsia, poi visitò anche la Spagna e la Francia. Il 'solitario di San Giusto', località dove è ancora oggi la villa di famiglia, fu un autodidatta formatosi grazie alla sua sterminata biblioteca personale ed alla sua sete di sapere che lo portò a studiare lingue quali il cinese, il mancese, il giapponese, le lingue semitiche antiche ed il sanscrito, diventando uno dei più grandi sinologi italiani. Paolo Emilio Pavolini, accademico d'Italia e glottologo di fama mondiale, lo inserì fra i tre o quattro italiani che onorarono la patria in questo campo. In seguito ad una malattia ai reni presa durante una delle lunghe nuotate che amava fare, si ammalò ed al suo capezzale a San Giusto arrivò anche il dottor Cesare Frugoni, noto per essere stato medico di capi di Stato, di artisti famosi e di uomini politici celebri fra cui Palmiro Togliatti, re Fuad II d'Egitto, Toscanini e Mussolini. Nonostante questo, la medicina di allora non era certo quella di oggi e così morì nel 1932 ad appena 48 anni. La sterminata biblioteca di Castellani fu subito oggetto di una guerra fra la massoneria (era infatti iscritto alla loggia Humanitas di Empoli) e il fascismo per mano del suo massimo esponente Giovanni Gentile che, manco a dirlo, la spuntò. Molti uomini in camicia nera passarono così diversi giorni nella villa di famiglia per portare via quel preziosissimo ed unico patrimonio librario. Su La Pentolaccia, una rivista empolese di inizio secolo, Castellani così ironicamente è descritto: <io son filologo eruditissimo, io son glottologo competentissimo, so il gallo-ispanico, l'austro-germanico, so le metropoli dei vari popoli: ma quando di girar mi passa il gusto, fo come Carlo V e vo a San Giusto>. Segno del suo legame sempre ben saldo con la nostra città.
Alberto Castellani fu fra le altre cose anche membro di quel gruppo nazionalista che in età giolittiana si costituì ad Empoli, secondo in Italia dopo quello di Torino, e che confluì poi nel fascismo. Enrico Corradini, fondatore del Nazionalismo italiano, e nativo di Samminiatello era infatti suo amico personale ed era spesso ospite a San Giusto. Si deve con ogni probabilità proprio alla sua collocazione politica il fatto di essere stato poi dimenticato nella nostra città, ma ricordare i grandi meriti che ebbe nel campo culturale dovrebbe essere una cosa da tenere ben distinta dalle idee politiche. E' per questo che lo ricordiamo con grande piacere.

Marco Mainardi