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Giancarlo e Tiziana, lasciare tutto per aprire un ristorante ai Caraibi: "A Saint Vincent e le Grenadine è un tuffo nel passato"

Giancarlo Tiezzi e Tiziana Peluso di fronte al loro ristorante 'Barracuda'

'Toscani in giro' di gonews.it propone questa settimana una meta decisamente esotica: andiamo nei Caraibi con Giancarlo Tiezzi e Tiziana Peluso, una coppia che ha deciso di spostarsi a Saint Vincent e le Grenadine. Lui è originario di Grosseto, lei del Salento. Hanno vissuto a Montelupo Fiorentino fino a quando hanno pensato di cambiare radicalmente vita.

Ecco come sono andate le cose.

Nome/cognome: Giancarlo Tiezzi, Tiziana Peluso

Anni: Giancarlo 63, Tiziana 42

Giancarlo, nato e cresciuto a Grosseto, trasferito a Firenze per lavoro nel 2000

Tiziana, nata e cresciuta a Presicce (LE) poi trasferita a Firenze per lavoro nel 2000

Per entrambi residenza in Italia a Montelupo Fiorentino, residenza estero a Clifton, Union Island, St. Vincent and the Grenadine dal 2013.

Per Tiziana prima esperienza all’estero, per Giancarlo precedenti esperienze di tipo saltuario legate al lavoro precedentemente svolto, che richiedeva viaggi per supervisione e controllo delle commesse (edili) di propria responsabilità.

Fra le tante commesse seguite molte erano situate ai Caraibi: St. Lucia, Martinica, Guadalupe, Barbados.

Giancarlo, perché ha deciso di andare all’estero?

La decisione di andare all’estero è legata alla voglia di trascorrere gli anni della pensione in un posto caldo, vicino al mare dove poter effettuare la propria attività preferita che è la pesca subacquea e l’apnea. Per Tiziana c'era la voglia di fuggire da una realtà lavorativa noiosa, stressante e poco appagante. Da qui l’idea di aprire un ristorante su questa piccola isola dei caraibi.

Il ristorante è denominato Barracuda Restaurant & Bar, si può visionare su Tripadvisor alla voce ristoranti in Clifton, Union Island, St. Vincent and the Grenadines.

Nel posto dove siamo si può iniziare una attività con pochissimi passaggi burocratici ed esiste una flessibilità rispetto all’impiego di manodopera che in Italia non c’è.

Il sistema fiscale è semplicissimo e le tasse non sono alte. Tutto è molto più facile e meno stressante.

Avendo frequentato queste zone in precedenza sapevo perfettamente cosa avrei trovato, ovviamente gli aspetti di questa nuova vita sono una sommatoria di positività e negatività che però alla fine non fanno rimpiangere la scelta fatta.

Cosa ti manca dell’Italia?

A me personalmente non manca nulla dell’Italia se non la vicinanza dei miei figli. Tiziana soffre di più la mancanza dei tanti cari amici che ha e della sua famiglia.

Ovviamente anche la mancanza di una bella bistecca alla fiorentina si fa sentire, ma ce ne possiamo fare una ragione visto che rientriamo un paio di mesi all’anno.

Hai qualche aneddoto sulla permanenza all’estero? 

Non ci sono aneddoti particolarmente curiosi da raccontare se non il fatto che abitare qui è come fare un tuffo all’indietro di 50 anni, molte delle situazioni che devo affrontare le rivivo come una specie di deja vu.

Negozi dove si vende praticamente di tutto dalle scarpe alla pasta o ai materiali da ferramenta ma dove la scelta sui singoli articoli è limitatissima. Di fatto quando ti serve qualcosa al 90% non la trovi e ti devi accontentare di quello che c’è.

Qui non si butta via niente e il riciclo è una necessità. Le cose rotte non si gettano, si accomodano, ci sono persone tuttofare che riparano elettrodomestici elettrici o la stufa a gas oppure l’impianto idraulico che perde. L’acqua si raccoglie dai tetti quando piove e si convoglia nelle cisterne, non esistono acquedotti.

Qui tutti hanno le cosiddette cucine economiche a gas (come negli anni '60), molti non hanno il frigorifero. Galline caprette e bestiame girano allegramente per strada, le vendite spesso sono fatte porta a porta: verdura, frutta, pesce, uova vengono portate dai produttori i quali magari fanno un altro lavoro  e poi  ti vengono a proporre i loro prodotti per arrotondare i magri salari (la così detta filiera corta, anzi cortissima).

Quando esci per qualsiasi commissione o mentre vai a lavoro non ti puoi esimere dal salutare ogni persona locale che incontri scambiandoci battute e sorrisi. La gente qui è solare ed amichevole anche se a volte la grande povertà di molti sfocia in pressanti richieste di qualche spicciolo.

Poter fare a meno della macchina e del televisore al “plasmon” (come ho letto ieri su FB) e non sentirne per nulla la mancanza. Vivere senza l’assillo di furti e criminalità. Pescare in un mare pieno di pesci dove, come mi è accaduto una di queste mattine, uno squalo si mangia il pesce che ti stavi portando attaccato alla boa salva sub o dove ad ogni tuffo senti il canto di una balena in lontananza sono esperienze che in Italia non si possono fare e che magari più di un italiano non tiene nemmeno a fare. Personalmente mi sento di essere nel posto nel quale avrei voluto essere già da molti anni.

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