Un Paese in ginocchio. Il violento terremoto, che ha colpito la mattina del 25 aprile scorso il Nepal con epicentro tra la capitale Kathmandu e la città di Pokhara, ha causato oltre 4.500 morti e circa 8.000 persone ferite, secondo l’ultimo aggiornamento del Ministero del Governo Nepalese . Sono 8 milioni le persone che hanno subito danni nei 39 distretti nepalesi più colpiti dal devastante sisma. C’è bisogno di tutto: cibo, acqua, rifugi e medicinali.
Fondazione Un Raggio di Luce, presente dal 2005 in Nepal dove lavora per migliorare le condizioni di vita delle donne e promuovere l‘uguaglianza di genere, segue con dolore e apprensione il dramma della popolazione colpita. “Tutti i nostri collaboratori stanno bene. Solo stamattina abbiamo ricevuto notizie dalle zone più distanti ed isolate del Paese dove sono i nostri progetti, ossia i distretti di Jumla, Kavre e Dolakha. Ci riferiscono che sono tutti al sicuro anche se alcuni di loro hanno perso le loro proprietà. Nel distretto di Jumla, distante 700 km da Kathmandu, sono state avvertite delle scosse minori, mentre Kavre e Dolakha sono tra i distretti più colpiti e al momento i collegamenti sono interrotti ”, racconta Paolo Carrara, presidente di Fondazione Un Raggio di Luce Onlus.
Dhan Bahadur Air, capo progetto di Sarbodaya, partner di Fondazione Un Raggio di Luce in Nepal, riferisce che: “I danni sono concentrati principalmente nel centro di Kathmandu, nella parte antica della città, e nei villaggi più sperduti dove le case sono costruite con fango, pietre e legno. La maggior parte dei monumenti e del patrimonio culturale nepalese è stato gravemente danneggiato. “
Sarbodaya e tutti i suoi membri stanno adesso aiutando le persone in difficoltà concentrandosi maggiormente nei distretti di Kavre e Dolakha dove il terremoto ha causato i danni più gravi. Come per altre occasioni Fondazione Un Raggio di Luce non interviene nella fase di emergenza e invita i propri sostenitori ad utilizzare i canali istituzionali per far giungere il proprio aiuto. “Assicureremo il nostro contributo nella fase di ricostruzione perchè è proprio quando si spengono i riflettori che c‘è il rischio dell‘oscuramento totale e si fatica a tornare alla vita normale” conclude Paolo Carrara.
Fonte: Fondazione "Un Raggio di Luce" Onlus