Opg, Linea Civica: "Passeremo da una struttura organizzata a tante piccole e disorganizzate?"

foto di archivio

"Il 31 marzo ormai è passato, apparentemente senza colpo ferire, e niente pare essere davvero cambiato. Dopo anni avuti a disposizione e trascorsi inutilmente, la Giunta della Regione, con grande ritardo e appena il giorno prima della chiusura degli OPG ha adottato una delibera in cui individua i luoghi dove dovranno sorgere le REMS. REMS che, ancora non nate, già destano preoccupazioni e perplessità di non poco conto. Nonostante qualcuno voglia farci credere che decidere il giorno prima per il giorno dopo il destino di internati e lavoratori non sia sintomo di indeterminatezza, noi continuiamo convintamente a dire per amore di correttezza e verità che, ad oggi, niente si sa di più rispetto a un mese fa se non qualche nome di località in cui dovrebbero sorgere le nuove strutture per accogliere quei detenuti in carico all'OPG ritenuti ancora socialmente pericolosi e quindi sottoposti a misura di sicurezza.

Siamo entrati in una fase di transizione in cui l'OPG non fa più l'OPG, e degenti, lavoratori e struttura navigano ancora a vista. E proprio da questi ultimi dobbiamo partire. Le REMS formato Toscana, infatti, rischiano di tradire totalmente lo spirito della legge che le ha create. I detenuti, infatti, sarebbero dovuti passare da una situazione carcerario-sanitaria come l'OPG a una realtà più sanitaria che detentiva, la REMS appunto, basata sui principi di territorialità e specialità di cura: ogni Regione avrebbe dovuto prendere in carico i suoi degenti, e ogni struttura non avrebbe dovuto ospitare più di 20 degenti.

Ad oggi, invece, sappiamo che la Toscana ha già stipulato convenzioni con Liguria e Umbria per tenersi in carico i degenti di competenza di queste due Regioni (facendo saltare quindi la territorialità). Fra le strutture individuate, inoltre, c'è il cosiddetto Solliccianino, che conterrà ventidue posti - che sembrano pochi, ma in questa materia i numeri sono fondamentali - ma potenzialmente può contenerne molti di più.

C'è insomma, il rischio concreto che si passi da un unico OPG organizzato a tanti mini OPG disorganizzati, in totale tradimento della riforma voluta negli anni 70 da Basaglia e portata a termine il 31 marzo con la chiusura degli OPG. Senza contare inoltre che, come segnalato dalle associazioni dei penalisti e anche da parte della magistratura, la chiusura degli OPG è avvenuta a codice penale invariato; codice penale che, appunto, contiene ancora l'indicazione della misura di sicurezza di contenimento in OPG. E i magistrati, che peraltro fino a pochi giorni prima della chiusura hanno continuato a internare in OPG detenuti, adesso dovrebbero trovarsi a firmare decreti di scarcerazione, o peggio, a condannare al carcere chi dovrebbe essere condannato invece alla misura di sicurezza in OPG perché non capace di intendere e di volere, facendo saltare il doppio binario pena-misura di sicurezza che contraddistingue il nostro sistema penalistico? E per quanto riguarda la sicurezza all'interno delle REMS stesse, ancora si brancola nel buio: queste non prevedono il presidio di sicurezza della polizia penitenziaria. Si ricorrerà quindi ad appalti esterni? Con quali risultati?

Ulteriori costi, che andranno a sommarsi ai presunti 11 milioni necessari per adattare le strutture individuate per ospitare le REMS e trasferirvi gli internati attualmente ospitati nell'OPG. In tutto ciò, il personale sanitario subirà la perdita di posti di lavoro già annunciata, e la polizia penitenziaria ancora non conosce il suo futuro. La struttura stessa del complesso mediceo ancora non conosce il suo destino, unico caso fra le altre strutture italiane che ospitavano gli OPG. Mancano, insomma, in questo processo di superamento, affrontato con incomprensibile fretta, demagogia e pressappochismo, una visione di insieme delle criticità da affrontare e una reale trasparenza sulle scelte da compiere.

Per parte nostra, promuoveremo certamente un processo di cittadinanza attiva, già a partire dal Consiglio comunale aperto convocato il 22 aprile, sul destino del complesso dell'Ambrogiana, rifuggendo tavoli tecnici e task force proposte, che chiudono e non assicurano il reale coinvolgimento della comunità nel superamento dell'OPG e nella scelta del futuro del complesso che resta, a nostro avviso, compatibile sia con la riapertura della parte nobile della Villa alla cittadinanza, sia con la permanenza nelle scuderie di un piccolo carcere a tenue criminalità".

Linea Civica Montelupo

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