Un focus sulle Città Metropolitane, in particolare su quella di Firenze, composta da 41 Comuni, un quarto di questi raccolti nell’Unione Empolese Valdelsa. E poi una intervista al sindaco di Empoli Brenda Barnini, in qualità anche di vicesindaco della Città Metropolitana.
Questo e anche altro nel numero di gennaio-febbraio 2015 di ‘ar AnciRivista’, periodico istituzionale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Nell’articolo si parla del rapporto fra i due enti – Città Metropolitana e Unione dei Comuni: “la ‘Città fiorentina’ dovrà essere l’orizzonte in cui collocare lo sforzo di aggregazione già avviato dall’Unione Empolese… in ogni caso, stare in una grande area urbana è di per sé vantaggioso e avvicinarsi a Firenze non può essere visto come un pericolo. A patto – precisa il sindaco di Empoli – che il piano strategico «ci dica dove vogliamo andare, come usare il territorio, e su quali assi strategici di sviluppo europeo vogliamo collocarci».
Un secondo pezzo propone una intervista a Brenda Barnini.
Eccola integralmente
Firenze ha approvato per prima lo Statuto metropolitano. Quanto ha pesato la collaborazione instauratasi tra le diverse componenti territoriali dell’area?
Molto. Ogni incontro del consiglio metropolitano e' stato preceduto da un intenso lavoro di gruppo dove il confronto politico e istituzionale ci ha portato velocemente a condividere un'impostazione di fondo. Determinante e' stato anche il supporto dello staff tecnico costituito dal segretario generale della provincia di Firenze Picchi, da quello del Comune di Firenze Del Regno e dalla segretaria generale del mio comune Ciardelli. Un buon mix di competenze e tanta determinazione politica hanno fatto il resto.
Le Città debuttano in un clima di forte incertezza. Da vice sindaco metropolitano, quanto crede potrà incidere?
Come singoli si incide sempre poco in un processo di tale portata. Certamente voglio provare a far valere l'esperienza di sussidiarietà e decentramento che nel mio territorio, l'Empolese Valdelsa, esiste da molti anni e che ha portato tanti frutti per lo sviluppo. Le incertezze caratterizzano tutte le fasi di trasformazione e di riforma l'importante e' affrontarle senza superbia e con spirito di curiosità e sperimentazione.
Tra gli strumenti dello Statuto per la pianificazione territoriale qual è più utile per lo sviluppo dell’area?
Sicuramente il piano strategico. A patto che sia veramente uno strumento di analisi e programmazione dello sviluppo e che sappia compiere scelte nette e importanti per il futuro. Dobbiamo decidere quale ruolo far giocare alla Firenze metropolitana che è cosa ben più grande e diversa della sola città di Firenze. E l'ambito di riferimento per una città che ha secoli di storia altisonanti e un naturale richiamo globale non può che essere quello europeo. Un piano strategico che dica chiaramente dove vogliamo andare, come intendiamo utilizzare il territorio e la natura che ci circonda, quali sono i nostri principali fattori e produttivi e su quali assi strategici dello sviluppo europeo vogliamo collocarci. Penso che alla base di tutto debba comunque esserci l'adozione di un modello capace di mettere al centro la digital economy come piattaforma a cui legare ogni ambito della produzione di ricchezza, dal manifatturiero, al turismo, dalla salute dei cittadini, all'agricoltura.
E’ sindaco da poco più di sei mesi: cerchi di spiegare ad un empolese perché ‘conviene’ la Città Metropolitana.
Perché in nessun altro ambito possiamo dare sostegni, visibilità, infrastrutture e marketing territoriale alle imprese empolesi. La sfida di oggi è tornare a costruire buone condizioni per favorire la crescita e il pubblico ha un ruolo preciso: mettere a valore comune i fattori immateriali e gravare il meno possibile sulle tasche di imprese e famiglie.
Il suo Comune, fulcro dell’Unione Empolese Valdelsa, è snodo essenziale per l’ente metropolitano. Come si potrà sviluppare il rapporto tra queste realtà?
L'Unione dei Comuni e' l'istituzione fondamentale per aggregare le gestioni dei servizi e rispondere all'impoverimento delle casse pubbliche. La città metropolitana è l'orizzonte in cui collocare questo sforzo non solo come scelta di razionalizzazione ma come strumento utile alla rappresentanza e a far pesare le nostre ragioni.
L’impatto della riforma Delrio si valuterà solo con il tempo. Non teme che Empoli possa perdere le proprie peculiarietà a vantaggio della grande area urbana?
Stare in una grande area urbana di per se è un vantaggio. Ormai da decenni la popolazione mondiale si sta concentrando nelle aree urbane perché le uniche in grado di rispondere con beni e servizi adeguati alle esigenze delle nuove famiglie, nonché gli unici luoghi dove ancora si riesce a lavorare. Per questo non credo che possa essere vista come una prospettiva pericolosa quella di avvicinarsi a Firenze. Certamente ognuno deve sapere da dove viene, quale è la sua storia e la sua identità, nonché continuare ad investire sulla cultura come fattore determinante per crescere nuove generazioni di empolesi sempre più capaci di stare nel mondo ma con lo stesso amore per le nostre tradizioni e le nostre peculiarità.
Il link alla AnciRivista in formato digitale http://www.anci.it/Contenuti/AnciRivista/50772/index.html
Fonte: Comune di Empoli - Ufficio Stampa