
C’è un comma all’interno del Regolamento Urbanistico che rischia di inficiare tutto il progetto su cui è costruito il Regolamento.
Un solo piccolo comma - spiega la consigliera e portavoce del M5S Silvia Noferi - che da solo vanificherà i fiumi di parole dette e le migliaia di quelle scritte.
Lo slogan “Volumi zero” si propone, almeno in teoria, di non aumentare il volume delle costruzioni ma di trasferire volumi superiori a 2000 mq da aree degradate o dismesse ad aree periferiche.
L’art. 26 prevede l’istituzione del Registro dei Crediti Edilizi (non dice entro quando verrà istituito ma questa è un’altra storia) “con l’obiettivo di regolare i diritti riedificatori derivanti dall’attuazione differita nel tempo di comparti discontinui, eliminare forme di degrado fisico e sociale e/o per anticipare la realizzazione di aree per parcheggio o verde pubblico/parchi”.
Nella pratica l’istituzione di questo registro favorirebbe il trasferimento di volumi che partono da >2000 mq ma non trovano subito una eguale ed esatta corrispondenza in un’unica area di atterraggio riservandosi un “credito di volume” da costruire in zone e fasi successive .
Il registro favorirebbe quindi una maggiore concorrenza con la partecipazione di privati con minori capacità finanziarie e tecniche anziché i soliti soggetti in grado di occuparsi di grandi progetti.
Semplificando fino all’estremo, un privato X che ha un capannone dismesso nel centro storico superiore a 2000 mq trova un privato Y che ha intenzione di costruire in periferia una fabbrica per una qualsivoglia attività produttiva del volume di 1500 mq. Rimane scritto sul registro dei Crediti Edilizi che può ancora “vendere” la sua restante capacità edificatoria di 500 mq ad un altro privato JK interessato a costruire un altro fabbricato in un'altra zona della città.
Cosa succede a questo punto al capannone iniziale di 2000 mq? La teoria direbbe che viene demolito, il terreno bonificato e viene utilizzato per finalità sociali e collettive (parchi per esempio).
Bene, in questo modo il Centro viene “decongestionato”, ripulito, ma chi si accollerà i costi della demolizione dell’immobile?
Il secondo comma dell’art. 26 – Registro dei Crediti Edilizi, parla chiaro:
“2. Iscrizione. L’iscrizione nel registro dei crediti edilizi deve essere effettuata sulla base della verifica della legittimità della SUL esistente che si intende demolire. La demolizione dei manufatti e la bonifica dell’area rimangono a cura del Comune.”
Ora mi chiedo in questo Comune, con la scarsità di risorse che contraddistingue il bilancio, dove verranno trovate le risorse per demolire e bonificare l’area di “decollo”?
Come giustamente riportato nell’Osservazione n. 582 l’osservante proponeva di sostituire il comma 2 come segue: “La demolizione dei manufatti e la bonifica dell’area rimangono a carico della proprietà della SUL”.
Qualcuno potrebbe chiedersi: “Ma al privato conviene spendere in demolizione per trasferire il proprio volume?”.
Il dubbio sarebbe lecito, ma come premio a chi decide di partecipare a questo meccanismo di “decollo e atterraggio” viene assicurato un premio di superficie edificabile dal 10 al 30% per cui il privato manterrebbe lo stesso un vantaggio economico.
La controdeduzione elegantemente o distrattamente, sorvola su questo punto per cui ho presentato una proposta di emendamento per accogliere questa modifica.
Ieri la maggioranza ha votato compatta in modo contrario all’emendamento.
Vedremo - conclude Silvia Noferi - nel prossimo futuro come e se verrà attuato il progetto dei “volumi zero” del Regolamento Urbanistico.
Fonte: Comune di Firenze - Ufficio Stampa
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