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Expo, il sindaco Nardella: "Il saper fare italiano è il cuore dell’Italia"

Dario Nardella

Di seguito l’intervento che il sindaco Dario Nardella ha fatto questo pomeriggio nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio nell’ambito dell’iniziativa ‘Italia 2015: il Paese nell’anno dell’Expo’, che oggi ha visto la partecipazione di numerosi ministri e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella:
“Illustre Presidente, cari membri del governo, autorità tutte, signore e signori,
Oggi Palazzo Vecchio diventa la casa degli italiani grazie al Governo e in particolare al Ministro Maurizio Martina, a Expo, alla Rai e tutti gli organizzatori che hanno contribuito a realizzare queste due magnifiche giornate dedicate all’Esposizione Universale, l’evento mondiale più atteso dell’anno. Firenze oggi raccoglie il testimone di Milano, dopo l’evento di Hangar Bicocca, in un entusiasmante conto alla rovescia che ci separa dal 1° maggio, in un anno per noi speciale perché è anche il centocinquantesimo anniversario di Firenze capitale d’Italia.

Come ha ricordato l’ideatore Marco Balich, l’albero della vita, a cui si ispira la scenografia di oggi, nasce dall’opera di Michelangelo, il grande artista del Rinascimento sepolto qui a Firenze e che ha legato gran parte della sua opera alla nostra città, a cominciare dal David che troneggiava in Piazza Signoria, all’ingresso di Palazzo Vecchio, il Palazzo che ospita tutti noi.
Per questo non posso che provare gioia e orgoglio per il fatto che proprio Firenze accolga l’ultimo evento ufficiale prima dell’inizio dell’Expo, in una giornata che ha parlato di Italia, di bellezza, di ingegno, di innovazione, di equità. Questa città è come un distillato di tutti i temi del Padiglione Italia e per questo rappresenta un simbolo dell’Italia nel mondo.
Siamo grati di portare ad Expo la bellezza delle nostre opere d’arte, dei nostri palazzi e dei nostri musei, la creatività degli artigiani, l’ingegno dei nostri scienziati e l’operosità degli imprenditori della moda e di tutta la manifattura, che fanno di questa città metropolitana, una delle più produttive d’Italia.

Qui creatività, scienza e manualità non si sono mai separate. Nel segno di questo connubio è nata infatti l’idea di realizzare una mostra della più bella collezione di arazzi al mondo, creati su commissione di Cosimo I dei Medici da Pontormo e Bronzino, sulla storia affascinante di Giuseppe figlio di Giacobbe, già inaugurata a Palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente Mattarella, e pronta a spostarsi al Palazzo Reale di Milano con l’inizio dell’Expo, per terminare a settembre, qui a Palazzo Vecchio, dove dopo 150 anni torneranno tutti i 20 arazzi disposti nel luogo originario del Salone de’ Dugento.

Senza i restauratori fiorentini e romani di oggi, i più bravi al mondo, che hanno lavorato ai venti arazzi per 119.000 ore, e senza le tecnologie più avanzate di restauro dell'Opificio delle Pietre Dure, oggi forse avremmo perduto parte di questa collezione. Non è anche questa l’immagine di un’Italia laboriosa, che sa unire come nessun altro paese al mondo la creazione di opere d’arte con la capacità di conservarle e restaurarle?

Questo saper fare italiano è il cuore dell’Italia all’Expo ed è il risultato di una cultura che ha le sue radici proprio nell’Umanesimo. Guardiamoci intorno, tra Palazzo Vecchio e gli Uffizi viviamo immersi tra gli affreschi del Vasari, le statue di Michelangelo, Donatello, Giambologna e Benvenuto Cellini, i ritratti di Machiavelli, i quadri di Leonardo, siamo nella culla del pensiero umanistico che non ha segnato solo un’epoca, ma un modo di concepire il mondo e che ha portato l’uomo al centro del mondo. È stata un’epoca travagliata e feconda, dalla quale sono scaturite la bellezza, il genio, la tecnologia che alimentano lo stupore di chi viene per la prima volta a visitare Firenze e di chi la vive e non smette mai di meravigliarsi.

Per questo, illustre Presidente, cari ospiti, credo che Firenze possa ispirare tutti noi nell’atto di raccogliere una sfida storica, che è dentro l’Esposizione Universale, la sfida di un nuovo Umanesimo, che, dopo aver posto l’uomo al centro del mondo, ci interroga su come possiamo mettere il Pianeta al centro dell’uomo. Nutrire il Pianeta, significa nutrire il ‘creato’ con bellezza, sentimento, rispetto, amicizia, uguaglianza. Significa ritrovare nell’interiorità dell’uomo un legame profondissimo con Madre Terra. Significa superare ciò che Papa Francesco, proprio a Milano, ha definito il ‘paradosso dell’abbondanza... c’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare’. Significa recuperare un rapporto filiale con il nostro Pianeta, per il quale siamo e ci sentiamo figli del mondo che viviamo.
Sappiamo che Expo è un’occasione irripetibile per portare nel nostro Paese e nelle nostre splendide città, da Torino a Venezia, da Milano a Roma, da Napoli a Palermo, milioni di visitatori.

Un’occasione che sapremo raccogliere portando nuovi posti di lavoro e sviluppo nei territori. Ma la sfida del nuovo Umanesimo che passa dall’Expo non si misurerà solo nella nostra capacità di aumentare il PIL, ma in quella di dare voce e corpo a un’Italia che si sta rialzando, un ‘Italia che non ha mai perso l’ambizione di stupire i popoli con la propria bellezza, consapevole della propria forza, della propria energia e della capacità di uscire da una crisi storica ed emozionarsi nuovamente nel costruire futuro. Lo possiamo fare, tutti insieme, perché Firenze ci dimostra che tutto ciò lo abbiamo già fatto ed è possibile rifarlo. Grazie a tutti, viva l’Italia, l’Expo 2015!” 
 

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