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Corteo 'pasquale' contro l'uccisione degli agnelli. 'Gabbie Vuote' scende in strada

Per riaccendere l'attenzione "sull'assurdità e la crudeltà" del sacrificio dell'agnello a Pasqua, marceremo in corteo domenica prossima alle ore 15 da Piazza San Marco. Lo annuncia l'associazione animalista Gabbie Vuote Onlus Firenze. Una mitologia perdurante che trova spazio in una società umana anaffettiva, incapace di emozioni e di empatia, affondata nel letargo, incapace di allargare lo sguardo, persa la poesia della vita, persa l'amicizia, persa la compassione.

"Noi italiani - dice l'associazione in una nota - preferiamo conservare una tradizione arcaica e distorta, abitudini ancestrali altrui quali lo sgozzamento Halal e Kosher, inchinarci ai riti cruenti delle religioni. L'agnello italiano viene ucciso dopo lo stordimento, gli agnelli musulmani ed ebrei subiscono invece lo sgozzamento e il dissanguamento che li porterà verso quella lenta morte codificata dalla nostra legislazione". Per l'associazione, circa quattro milioni gli agnelli e i capretti che vengono macellati ogni anno in Italia, sia provenienti dal nostro Paese che dall'Est Europa, 800.000 quelli uccisi solo in questo periodo.

PASQUA SANTA ITALIANA: LA STRAGE DEGLI AGNELLI

Per riaccendere l'attenzione sull'assurdità e la crudeltà del sacrificio dell'agnello a Pasqua, noi cittadini empatici marceremo in corteo domenica 29 marzo alle ore 15 da Piazza San Marco.

Per tanti di noi gli animali sono specie aliene, arrivate da un altro pianeta o forse dal centro della terra; peggio, sono macchine cartesiane, si possono manipolare a nostro piacimento.
Una mitologia perdurante che trova spazio in una società umana anaffettiva, incapace di emozioni e di empatia, affondata nel letargo, incapace di allargare lo sguardo, persa la poesia della vita, persa l’amicizia, persa la compassione.

I 350 agnelli e capretti morti per assideramento a Firenzuola, rappresentano l'antipasto delle prossime mense.
Agnellini appena nati aggrappati al petto delle madri, vite innocenti sparse come coriandoli sulla neve, mentre si dibattevano per sottrarsi al gelido abbraccio della morte, per loro imbandita da quell'incapacità umana di raccordare emozioni e coscienza morale.
Nessuna empatia, nessun senso di responsabilità, nessuna compassione per quegli animali programmati per il mercato come corpi inermi da smembrare e confezionare, insieme al polistirolo e al cellophane.

Nati per morire gli agnelli di Pasqua, santo giorno in cui si celebra la resurrezione di Cristo, subiscono il perenne sacrificio mentre incarnano la più candida, pacifica, tenera delle creature, simbolo di purezza e di mansuetudine. Ma forse, proprio per questo, vengono immolati da uomini che odiano la purezza e la mansuetudine. Già Ovidio, nel primo secolo a.c., affermò che "la crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini".

Noi italiani preferiamo conservare una tradizione arcaica e distorta, abitudini ancestrali altrui quali lo sgozzamento Halal e Kosher, inchinarci ai riti cruenti delle religioni. L'agnello italiano viene ucciso dopo lo stordimento, gli agnelli musulmani ed ebrei subiscono invece lo sgozzamento e il dissanguamento che li porterà verso quella lenta morte codificata dalla nostra legislazione. L’agnello, infatti, deve essere cosciente al momento dell’uccisione, girato su sé stesso con un mezzo obbligatorio di contenimento meccanico, viene operata la recisione di trachea ed esofago, ma senza spezzare la colonna vertebrale, perché durante la procedura la testa dell'animale non si deve staccare.

Circa quattro milioni gli agnelli e capretti vengono macellati ogni anno in Italia, sia provenienti dal nostro Paese che dall'Est Europa, 800.000 quelli uccisi solo in questo periodo (20% in pochi giorni). Dovremmo smettere la strage.

Mariangela Corrieri, Presidente Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze

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