Santa Croce sull’Arno - 19 marzo - Sold out al Teatro Verdi per Ferite a morte, lo spettacolo scritto e diretto da Serena Dandini, interpretato da Lella Costa, Orsetta de Rossi, Giorgia Cardaci e Rita Pelusio.
Un’antologia di monologhi che trattano un argomento mai come oggi di amara attualità: il femminicidio. Donne trucidare da uomini che avrebbero dovuto amarle e proteggerle, parlano dall'aldilà, sulla falsa riga della famosa antologia di Spoon River, raccontando la loro versione dei fatti.
Tutte le storie, anche quelle che sembrano più grottesche ed incredibili, attingono a indagini giornalistiche e contribuiscono a portare questo riuscito esempio di teatro civile tanto in Italia che all’estero con una importante e longeva tourné.
La scenografia è sobria e funzionale alla messa in scena. Sul palco due schermi arricchiscono la rappresentazione con immagini evocative. La musica emotivamente coinvolgente sottolinea anch’essa la tragicomicità delle morti annunciate.
Indignazione, rabbia, incredulità. I monologhi sono talmente potenti che in sala non vola una mosca. Le protagoniste si avvicendano sul palco avvalendosi di oggetti che possano aiutarle a caratterizzare i personaggi. Unica nota fissa le rigorose scarpette rosse d’ordinanza.
Si passa agilmente dalla storia di Teresa, bruciata viva con il suo bambino mai nato, a quella di Hamina giustiziata e sepolta in giardino dal padre pur di non farla sposare con un ragazzo italiano. Poi ci sono la bimba morta durante un rito di mutilazione genitale, e la vicina di casa bigotta fatta fuori per puro caso dal marito di qualcun'altra. Per non parlare della donna in carriera colpevole di aver surclassato il partner sul lavoro e delle tante, troppe, vittime di delitto d’onore. La lista si allunga, e il girone del paradiso a loro dedicato si affolla. Troppo.
Gli scritti della Dandini, in collaborazione con la ricercatrice Maura Misiti, sono ispirati a casi di cronaca nera che travalicano i confini nazionali; utilizzano un linguaggio funzionale alla messa in scena, onesto, d’impatto, drammatico, ma anche ironico e leggero . Eccezionali le quattro attrici che commuovono e subito dopo strappano un sorriso al pubblico passando con disinvoltura da un registro attoriale all’altro e dando finalmente voce a chi in vita di voce non ne ha avuta. Perché la chiave per il cambiamento passa attraverso la sensibilizzazione e la conoscenza, e di sicuro uno spettacolo come questo arriva prima al cuore e alle coscienze che un trattato o mille articoli scritti sui giornali.
Tante storie, mille storie su cui vale la pena riflettere. Perché il girone paradisiaco delle ferite a morte è già troppo pieno.