Casal di Principe, provincia di Caserta, 1956 circa, il Signore iniziò a far sentire la sua voce nel cuore di Angela e Amalia Corvino, due giovani ragazze che forse avevano altri progetti in testa come tutte le loro amiche del tempo. Una famiglia, la loro, veramente benedetta dal Signore. I genitori, Pasquale e Francesca hanno dato alla luce 7 figli, cinque femmine e due maschi. La mamma Francesca da bambina avvertì anch’essa la chiamata del Signore ma i genitori si opposero a questa scelta e così, in futuro, si innamorò di Pasquale, un bel giovinotto di famiglia assai cattolica e praticante.
Nella nascita e nella storia dei loro figli, in qualche modo il Signore ha compiuto l’opera rimasta “incompiuta” con mamma Francesca: tre delle cinque femmine sono divenute religiose e le altre, così come i fratelli maschi, sono tutti felicemente sposati.
Angela e Amalia decidono così di entrare come collegiali nel Monastero di Aversa dove successivamente, il 19 Marzo del 1965, si donano per sempre al Signore prendendo il nome di suor Maria Gesualda e suor Maria Redenta.
Dopo 11 anni trascorsi nel Monastero di Aversa, suor Maria Gesualda e suor Maria Redenta arrivarono a Fucecchio in aiuto alle consorelle che versavano in gravi problemi, specialmente di salute e dopo due anni, visto che la situazione non migliorava, decisero di rimanervi.
Domenica 22 marzo alle ore 17.00 nella chiesa del Monastero di San Salvatore a Fucecchio sarà celebrata la S. MESSA di ringraziamento al Signore per il bellissimo traguardo dei 50 anni di Professione Religiosa e per il grande dono che Egli ha fatto alla Chiesa.
È un dono grande, grandissimo, quello delle suore di clausura. Il loro silenzio e la preghiera che ininterrottamente giorno dopo giorno sala al Cielo, è ossigeno per il mondo. Vivere “nascoste”, isolate e circoscritte dalle mura dei monasteri, le fanno sembrare religiose inutili, inattive, inoperose. Certamente la clausura implica una separazione materiale con il mondo.
Ciò non vuole dire che le suore non siano solidali con esso, che non condividano le speranze e i dolori, che non prestino un servizio agli altri perché ritirate. In realtà servono tutti gli uomini e partecipano alla costruzione del Regno dei cieli con la vita contemplativa nell’ardore della preghiera che è servizio fraterno offerto universalmente a tutto il mondo. La loro condizione di vita gli impedisce di vedere i “frutti” della preghiera, ma sono certo che in Signore si serva di loro nel migliore dei modi.