Sul palco una scenografia abbagliante, total white. Neon disseminati in ogni dove, poche superfici d’appoggio e qua e là cinque inquietanti coniglietti rigorosamente bianchi. Anche la protagonista indossa un abito di un bianco accecante e una parrucca arancione acconciata in modo stravagante, futuristico, che ricorda molto i protagonisti di certi fumetti.
La storia di Vu è la paradossale vicenda di una parte che cerca il suo tutto. La storia di una donna qualunque che progressivamente perde l’uso dei cinque sensi, sé stessa e il senso stesso della vita. Ci racconta sprazzi deformati di una esistenza e le persone che la hanno costellata. Tutte quelle W che avrebbero potuto, forse, completarla, ma che invece la hanno a loro modo solo delusa e abbandonata. Dal nonno Wilfredo al coniglietto Walter, per arrivare all’amica Wilma o al fidanzato Wolmer.
Così Vu mette insieme i pezzi del proprio cammino narrandoci della propria nascita sotto il segno della gioia e dei prodigi, del repentino disincanto, e dei potenti psicofarmaci che hanno segnato da quel momento in poi il resto della sua esistenza. La perfetta metafora dell’odierno disagio giovanile e del difficile percorso di crescita sempre in bilico tra rabbia e felicità.
La Angiolini ha dato corpo a un personaggio fragile e disilluso donandogli una fisicità nervosa e fortemente caratterizzata a livello emozionale. Passando con disinvoltura dal comico al drammatico, sostenuta da una mimica efficace e da una gestualità evocativa e convincente, l’attrice sottolinea e dona spessore ad una scrittura narrativa che si sviluppa su più piani espressivi. Mette in campo la sua eccelsa bravura risultando efficace in ogni registro e catalizzando con un monologo fittissimo l’attenzione di un pubblico a tratti commosso ad altri divertito
Insomma il talento naturale dell’attrice romana unito alla raffinatezza narrativa di Benni e alla precisione del regista Giorgio Gallione fanno, a mio parere, di questo spettacolo un evento imperdibile.