Fattoria di Montefoscoli, i cittadini: "Nessun intervento in 10 anni, basta degrado"

Il degrado a Vallaia

"Sono trascorsi dieci lunghissimi anni dal quel 21 dicembre 2004 quando la Provincia di Pisa, con la partecipazione del Comune di Palaia, acquistavano la bella Fattoria di Montefoscoli, composta da fabbricati per oltre 20.000 mq e da 611 ettari, gestita sino ad allora dalla Fondazione Gaslini di Genova, la medesima che ancora oggi sopraintende l'ospedale pediatrico famoso in tutto il mondo.

Una fattoria estesa attorno il paese di Montefoscoli dove le caratteristiche geologiche, le dolci colline, l'alternanza armonica ed equilibrata di vigneti, oliveti, seminativi e boschi in cui traspare la mano antica dell'uomo, rendono ancora oggi questo angolo della Valdera uno tra i più suggestivi di tutta la provincia di Pisa.

Ma cosa è stato realizzato in questi dieci anni? Il rifacimento qua e là di alcune porzioni di copertura del centro aziendale; la vendita di sei case coloniche attraverso specifici bandi per necessità economiche. E se qualcosa di importante è stato fatto, come i nuovi vigneti, è pur vero che si tratta comunque di un lavoro a metà, perché la fattoria non è mai stata dotata di nessuna cantina.

Nel frattempo, sotto gli occhi di tutti, si è fatto strada un degrado crescente ed inarrestabile. Basta solo pensare che se nel 2004, le case coloniche in prossimità del paese si presentavano apparentemente in "buone condizioni" rispetto a quelle poste in aperta campagna, a distanza di dieci anni, anch'esse iniziano a mostrare gravi segni di cedimento: nelle coperture, così come nei solai, nelle strutture verticali, come appare evidente nelle case di Vallaia, Poggiale, Casetta, Carfalo, Fornace, solo per citarne alcune tra le più rappresentative.

Tra qualche anno anche questi fabbricati diverranno irrecuperabili, come già lo sono la maggior parte, perdendo un patrimonio rurale autentico senza pensare all'identità specifica di questo territorio.

Ma se il degrado di queste case è ormai da decenni una costante fissa nel paesaggio agricolo, sorprende non poco notare come questo abbia raggiunto - come era prevedibile - anche l'ambito urbano, quando l'incuria e l'indifferenza fuori da ogni controllo, hanno trovato anche qui, terreno fertile ed indisturbato. Una leggerezza inaccettabile che da alcuni anni sta divorando sempre più il centro aziendale della Società Fondi Rustici: la sorprendente villa-fattoria, che oltre ai consueti spazi, un tempo necessari alla lavorazione dei prodotti della terra e alla loro conservazione, comprende al suo interno il prestigioso appartamento padronale con annesso salone e galleria sviluppato su di una superficie complessiva di oltre 900 mq.

Negli anni è venuto meno gran parte del magazzino adiacente la limonaia; porzioni della copertura dei granai e di una stanza di servitù della villa. Ma un crollo ancora più grave, proveniente dal piano superiore delle soffitte, poste lungo Via Foscolo Scarpetta, lo sorso dicembre, ha distrutto un'intera volta a padiglione del primo salotto della galleria, compromettendo per di più anche il ciclo pittorico parietale a causa dalla percolazione dell'acqua.

Di fronte a queste ripetute e gravi avvisaglie, che colpiscono la stabilità della struttura e l'intero ciclo pittorico visibile e non visibile che vi si conserva, di una freschezza e di una vivacità cromatica indiscussa, come è possibile restare in silenzio? Intanto la volta rovinata con le sue pitture, non esiste più, e più difficilmente potrà essere riproposta nelle sue fattezze originali.

Se i solai del frantoio sono oggi più compromessi che mai, per non dire crollati, anche il grande salone, simbolo per eccellenza dello status dei vecchi proprietari, assieme allo "stanzone" superiore, mostrano da tempo segnali inquietanti; per non parlare poi della sempre più precaria colombaia del "Corsino" e di quelle persiane che, lasciate perennemente in balia del vento, cadere inevitabilmente al suolo per scoprire dietro di se infissi dai vetri rotti o completamente assenti, tanto da favorire l'accesso privilegiato ad una moltitudine di piccioni. Come non accennare alla splendida galleria interamente dipinta, sottoposta a continue infiltrazioni e distacchi di intonaco, o alla copertura della limonaia, già in gran parte andata distrutta; come non pensare al sottostante Vicolo Meoli, chiuso oramai da anni, su cui incombe il crollo dell'alto muro di cinta della fattoria; tutto questo per di più, un complesso di architetture riconosciuto dalla Soprintendenza di grande valore storico-artistico.

Eppure il territorio di Palaia possiede in materia di recupero esempi non secondari! Come quello della ex-fattoria di Colleoli e di Alica, avviati da soggetti privati, che seppure con finalità diverse, hanno riportato alla vita un patrimonio storico-architetonico destinato altrimenti alla rovina; ma anche il borgo di Villa Saletta, dove la proprietà, nonostante tardi l'avvio del recupero generale, ha comunque avuto l'avvertenza di salvaguardare quantomeno le coperture dei fabbricati.

Chi conosce bene il territorio della provincia in cui vive, saprà anche di situazioni opposte, che dovevano rappresentare esempi da non imitare. Nessuno di noi, mi auguro, vorrà vedere la Fattoria di Montefoscoli, rassomigliare alla Villa Giuli di Lorenzana (acquistata nel 1980 dal comune senza mai intervenirvi per essere poi rivenduta nel 2009 ad una società privata) ridotta dalla bella villa qual'era col suo magnifico giardino, ad un fabbricato invaso dalla vegetazione coi tetti e solai sfondati, proprio a margine del paese.

Questo proprio no! Tutto ciò non può accadere anche a Montefoscoli, dove questa fattoria è stata alla base della storia urbana di questo paese e per secoli, il cuore, l'anima e l'identità economica di un'intera comunità.

Dopo tutti questi anni non è più possibile aspettare ancora. Al di la dello sforzo economico avviato in queste ultime settimane per porre riparo agli ultimi cedimenti, è altrettanto vero ed in'ammissibile continuare ad intervenire ogni volta a danno avvenuto. E se ci riflettiamo, questo comporta per di più costi maggiori e vedere perdere, sempre più, un valore aggiunto unico ed irrepetibile.

Al di sopra di ogni difficoltà, al di sopra di ogni trattativa di cessione ancora in corso, si sappia garantire a noi cittadini una concreta strategia di conservazione dell'intera copertura. Iniziando non domani, ma oggi stesso, perché una modesta nevicata, o una pioggia intensa, come spesso accade sempre più frequentemente da alcuni anni a questa parte, può indurre a ulteriori crolli, compromettendo nuove parti significative del complesso. Non si perda altro tempo prezioso: quando le condizioni lo permetteranno, ci sarà il tempo utile per valutare in totale sicurezza come proseguire e attuare una possibile riconversione di questa grande struttura".

 

 

 

Un gruppo di cittadini

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