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Il Comune ricorda gli undici concittadini deportati nei lager. Due corone deposte dal sindaco Giunti

Un momento della commemorazione

Commemorazione ieri, lunedì 9 marzo, degli 11 concittadini limitesi e capraini deportati nei campi di concentramento nazifascisti nella notte tra il 7 e l'8 Marzo 1944.

Il Sindaco Alessandro Giunti, presente assieme a membri della Giunta e consiglieri comunali in rappresentanza delle forze politiche presenti in Consiglio, ha deposto una corona d'alloro sui due monumenti presenti a Limite e Capraia, a perenne memoria del sacrificio che undici persone dovettero subire. Il Sindaco, rivolgendosi ai bambini delle scuole elementari e medie, ha affermato che "occorre valorizzare la memoria di chi fu costretto a lasciare la propria casa e gli affetti più cari a causa di chi voleva che tutti la pensassero allo stesso modo, annullando quindi la capacità di pensiero di una persona".

"Solo per pensarla diversamente e non aver voluto adattarsi al pensiero dominante, persero la vita in maniera tragica. Secondo voi, bambini, è giusto? No, non è mai giusto uccidere qualcuno, MAI, e nessuna guerra può definirsi giusta. Dobbiamo costruire un futuro di pace e rispetto reciproco".

Durante le cerimonie, ha preso la parola anche Sauro Cappelli, rappresentante dell'Aned di Empoli e testimone, 71 anni fa, dei tragici fatti. "I nazifascisti ebbero paura del successo avuto dallo sciopero organizzato nell'Italia occupata tra il 3 e 4 marzo 1944. Fu l'unico caso in tutta Europa e gli italiani ebbero la forza di chiedere pane e pace, di ribellarsi ad un destino tragico fatto di odio e violenza. I cittadini di Capraia e Limite, Montelupo, Empoli e Cerreto, assieme alle altre centinaia da molte altre zone, furono portati a Firenze con dei pullman, riuniti alle Scuole Leopoldine [...] e fatti partire dalla Stazione di Santa Maria Novella a bordo di treni piombati, dei carri bestiame in pratica. Per tre giorni e tre notti furono ammassati, senza possibilità di fare i proprio bisogni corporali, costretti a mangiare un po' di pesce salato in scatoletta e privati dell'acqua. Immaginatevi la sete che quel cibo poteva dare e la mancanza di ogni liquido. Saffo Morelli, che aveva appena 14 anni quando fu deportato, ha raccontato che quando arrivò nel campo, provò a bere la neve e, come prima accoglienza, ricevette subito una botta con il calcio di fucile nella schiena [...]. MAI PIU' LA GUERRA, BAMBINI, ricordatevelo sempre. Io sono il tramonto, voi l'aurora, ricordando anche un'opera famosa di Giacomo Puccini. In futuro toccherà a voi mantenere la memoria".

Fonte: Comune di Capraia e Limite

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