Il giornalista Domenico Quirico è stato accolto a Vinci venerdì 16 gennaio da un’assemblea particolarmente numerosa ed attenta. Il Teatro della Misericordia, da poco ristrutturato, ha visto letteralmente occupati i suoi 144 posti a sedere, oltre ad una trentina di persone disposte in piedi sulle tre pareti della sala.
Venuto espressamente da Torino per questa conferenza di Vincincontri, Quirico ha tenuto una lezione di giornalismo e di attualità politica con lo scopo non tanto di indicare soluzioni dall’alto, quanto piuttosto quello di far conoscere i fatti da lui osservati con i propri occhi. Così, alla domanda finale di una cittadina di fronte agli obiettivi, alla strategia ed alla novità allarmante del Califfato (“Ed allora che fare?”), ha risposto che lui fa il suo mestiere di giornalista, quello di “raccontare”. Altri devono rispondere. Ognuno dovrà fare il proprio mestiere con onestà e determinazione. Un chiaro riferimento a chi fa politica con il “copia-incolla” o con i twitter, alla mancanza di autonomia politica e di elaborazione strategica dei nostri onorevoli e dei nostri politici, all’assenza dell’Europa intera.
Giornalismo vuol dire, da una parte, saper piangere e commuoversi di fronte alle dinamiche dell’attualità ed alle sofferenze dell’uomo, e dall’altra e nello stesso tempo, avere la responsabilità del cronista di narrare e di districarsi tra le vicende, non scrivendo da casa ma andando in Siria ma anche nei quartieri delle nostre città.
“Il mio cambiamento è avvenuto 20 anni fa - ha detto Domenico Quirico – quando sono andato in Ruanda: allora, come in tante parti del mondo, la stampa non ha raccontato le dinamiche reali e spietate che si svolgevano, ma è stata presente solo a conclusione dei fatti, dopo il genocidio pianificato degli Hutu verso i Tutsi”.
Raccontare le differenze tra Al Qaeda ed il Califfato è dovere del giornalismo, saper svelare i fatti che vedono protagonisti gli uomini e non inventare una storia che non esiste: questo è fedeltà verso l’uomo.
Greta e Vanessa: l’Unità di crisi della Farnesina ha fatto un buon lavoro! Di fronte a realtà pur così difficili, resta il fatto che sono due ragazze da apprezzare per il loro impegno solidale. Era doveroso fare il possibile per salvarle, perché salvare una persona è la prima cosa che compete a chi riveste un ruolo responsabile. Molto altro, invece, c’è da fare dopo. I servizi segreti, gli stati conoscono benissimo nomi e cognomi dei vari rapitori e delle loro agenzie. E’ qui che si apre il capitolo delle scelte, della politica, oppure si svela l’incapacità di chi, rinunciando ad una strategia di lunga visione, subisce la discussione “soldi sì - soldi no” e nasconde o cerca di far nascondere quanti danni e quanti sprechi di risorse vengono fatti, se manca una prevenzione prima e una decisione dopo.
Il viaggio di Domenico Quirico a Vinci, allora, non è stato inutile!

Fonte: Vincincontri