L’inaspettata trama della commedia frizzante Ospiti, scritta e diretta da Angelo Longoni, ha visto in scena Cesare Bocci, famoso per il ruolo di Mimì Augello nella serie tv ‘Il Commissario Montalbano’, Eleonora Ivone e Marco Bonini, anche loro protagonisti di numerose fiction. Sul palco l’interno di una casa arredata con un tavolo, un divano, un computer, numerosi scatoloni e pochi altri oggetti ad indicare un recente trasloco. Incipit della storia il trasloco, appunto, di Leo, uno scrittore cinico e disilluso appena separato. Nel nuovo appartamento aleggia costantemente la presenza del vecchio inquilino, Giorgio, figura carismatica che pur non essendo mai in scena sarà il filo conduttore tra i tre protagonisti. A interrompere la monotonia della vita di Leo sopraggiunge Sara, ex amante di Giorgio, in cerca di una sistemazione di fortuna, e dietro di sé, nonostante le ripetute denunce per stalking, l’ex fidanzato Franco, psicopatico e geloso. Suo malgrado così il nuovo inquilino sarà risucchiato in una situazione di cui non ha alcun controllo. Instaura una relazione con Sara. Inizia a calarsi nei panni di Giorgio vivendo una vita che gli sembra più affascinante e piena della propria. Ed infine è coinvolto in una serie di situazioni paradossali in cui gli umori altalenanti di Franco non tarderanno a provocare guai. Il tutto in un crescendo di battute e caratterizzazioni che divertono ma spingono anche a riflettere. Tra una risata e l’altra il personaggio di Franco in particolare, offre infatti uno spunto di riflessione sul sempre più diffuso fenomeno della violenza sulle donne. Ottimi interpreti, come sempre, Bocci e Bonini, convincenti e credibili in qualsiasi situazione. Non male l’Ivone, anche se non del tutto all’altezza dei colleghi. Buoni anche testo e regia. Il ritmo incalzante da sit-com ha reso godibile anche scene che sarebbero altrimenti risultate pesanti. Ogni gag è stata sapientemente legata alla successiva anche mediante l’utilizzo di fermi immagine per uno spiccato effetto comico. I cambi scena senza l’ausilio di quinte, indicati dal sopraggiungere del buio e da una musica assordante, hanno conferito ancor più verve alla rappresentazione.