
E' un episodio da chiarire quello che si è verificato nella mattinata di martedì 13 gennaio all'ospedale San Giuseppe di Empoli.
Una giovane incinta di otto settimane, accompagnata dal fidanzato (entrambi sono residenti a San Romano, nel Comune di Montopoli Val D'Arno) si è recata al pronto soccorso a causa di alcune perdite di sangue ed è stata mandata in ginecologia per essere visitata.
Dopo circa due ore di attesa la donna continuava ad accusare forti dolori e il giovane, ormai esasperato dalla situazione, ha iniziato ad alzare la voce contro alcuni operatori che avrebbero risposto con sufficienza. Per calmare le acque è stato necessario l'intervento della responsabile del reparto.
Il giovane denuncia anche di aver visto alcuni operatori (medici o infermieri) che stavano giocando al cellulare.
La donna ha perso il bambino, ma è fondamentale precisare che il decesso non ha niente a che vedere con l'attesa dell'erogazione della prestazione sanitaria, come conferma il giovane stesso.
A raccontare l'accaduto a gonews.it è proprio l'uomo: "Arrivati al pronto soccorso ci sono state chieste le generalità e la mia fidanzata è stata fatta accomodare, misurata la pressione è fatto le domande di prassi (farmaci assunti, ecc). Dopo averle assegnato un codice azzurro, le è stato detto che per prassi, avrebbe dovuto aspettare la visita di un medico prima di salire in ginecologia. Dopo mezz'ora è stata "visitata": la visita consisteva nel chiedere alla paziente cosa aveva...(persa altra mezz'ora)".
"Arrivati in ginecologia, ci hanno fatto aspettare un'ora, dopo la quale mi sono alzato e sono andato in una saletta dove ho trovato un uomo (non so se fosse stato un medico,infermiere o cos'altro) e una infermiera che giocava (e sottolineo giocava perché era un giochino tipo Candy Crash col cell).
Ho fatto presente che la mia fidanzata aveva questo problema e mi hanno risposto che c'erano altre urgenze. Ho aspettato un'altra quarantina di minuti, e siccome ero arrabbiato è andata la mia fidanzata, che nel frattempo aveva più perdite e maggior dolore addominale"
"A lei è stata risposta la solita cosa, sono arrivato io e alzando il tono ho detto che non era il modo, perché la mia fidanzata stava male. Il ragazzo che era ancora lì venendo verso il corridoio ha inveito verso di noi dicendo "se non vi sta bene questo modo di lavorare andate a fare reclamo all'URP". La mia fidanzata è scoppiata a piangere ed è uscita asserendo di non volere più farsi visitare".
"Gli animi si sono scaldati ed è arrivata la caporeparto (persona gentile e squisita) che ci ha fatto calmare e magicamente dopo 10 minuti alla mia ragazza è stata fatta la visita. Il battito assente del bambino ha coronato la giornata triviale".
"Non sarebbe cambiato niente, perché sono cose che soprattutto nei primi mesi succedono, però non è giusto che un dipendente statale reagisca in questo modo e soprattutto in certe situazioni, solo perché a fine mese che lavori bene o male ha uno stipendio. Vogliamo giustizia per una cosa,la sanità, che paghiamo profumatamente e poi siamo sempre la parte penalizzata, se non fisicamente, sicuramente moralmente nel nostro caso".
Il racconto si conclude con il ragazzo che promette di segnalare l'accaduto all'Urp.
Intanto gonews.it ha contattato l'Asl per avere chiarimenti sui fatti. L'Azienda sanitaria era già al corrente della situazione ed ha avviato gli accertamenti necessari.
"Si è trattato di un episodio di incomprensione. Purtroppo il fatto è avvenuto in un momento della giornata in cui ci sono molti accessi e quello che gli operatori hanno cercato di comunicare era che c'erano altre urgenze in quel momento. Non nascondiamo che si è verificata una comunicazione 'anomala' tra operatore e cittadino di cui prendiamo atto e ci scusiamo per il disagio. La paziente comunque è stata presa in carico immediatamente dalla coordinatrice e la prestazione è stata resa".
Riguardo invece l'episodio dei due operatori 'impegnati' a giocare al cellulare, l'Asl ribadisce che sono in corso gli accertamenti, ma che dovranno basarsi su fatti 'oggettivi':
"Siamo pronti a chiedere scusa senza minimizzare, se emergeranno delle responsabilità non esiteremo a prendere delle iniziative".
LA NOTA DELL'ASL
"Dai riferimenti disponibili abbiamo potuto accertare che l'episodio è avvenuto nella mattinata del 13 gennaio scorso. Per gli elementi fin qui raccolti riteniamo si sia trattato di un'incomprensione tra un operatore e il cittadino che chiedeva assistenza. Entrambi evidentemente hanno caricato sulla relazione il momento che stavano vivendo: da una parte l'operatore intento ad affrontare più situazioni di richiesta assistenziale, dall'altra, un cittadino in apprensione per il problema che l'ha condotto in ospedale.
Tali condizioni hanno turbato la relazione, che è stata prontamente ristabilita senza pregiudicare la qualità dell'assistenza ricevuta, come ha riconosciuto il cittadino stesso. Ci scusiamo comunque per non avere potuto far fronte emotivamente alla situazione del momento. Approfondiremo l'episodio per verificarlo in tutti i suoi aspetti, ivi comprese eventuali responsabilità".
<< Indietro