'Rinascita e declino dell’economia italiana. Dalla Ricostruzione alla “Grande Recessione”, 1950-2014' è il titolo della relazione tenuta dal professor Piero Bini il 20 dicembre scorso agli studenti dell’Istituto Tecnico commerciale “Enrico Fermi” di Empoli presso l’Auditorium del Liceo Scientifico Il Pontormo.
La conferenza ha sinteticamente ripercorso i più rilevanti eventi economici italiani dagli anni Cinquanta del Novecento fino all’attualità: dall’”Età dell’Oro” del miracolo economico alla Grande Recessione tutt’ora in corso.
Per ciascuno dei sei decenni considerati, è stato ricostruito l’intreccio fra le caratteristiche strutturali dell’economia italiana, le decisioni di politica economica, i principali orientamenti del pensiero economico, e i risultati di volta in volta conseguiti in termini di crescita economica.
Per i decenni immediatamente successivi alla fine della Seconda guerra mondiale, sono stati analizzati i principali fattori di successo dell’economia italiana. Tra questi, degno di menzione, il vantaggio di essere gli “ultimi”, ciò che di fatto ha consentito all’Italia di recuperare, praticamente a costo zero, il ritardo di conoscenze e tecnologie accumulato negli anni Venti, Trenta e Quaranta del Novecento.
Dopodiché, a partire dagli anni Settanta, sono stati soprattutto messi in luce gli elementi di crescente debolezza del nostro sistema economico. Ad esempio: a) l’incapacità dei governi del tempo ad attuare riforme “vere”, come nel caso della scuola e della giustizia; b) il crescente divario tra costi e benefici della Pubblica Amministrazione; c) l’esplosione delle rivendicazioni sindacali e la debolezza dei governi del tempo nel governare il conflitto distributivo; d) il paradosso di una politica che negli anni Ottanta è riuscita ad arrestare l’inflazione a due cifre del precedente decennio, al costo però di quasi raddoppiare il rapporto tra debito pubblico e Pil.
Venendo al periodo più recente, è stata messa in evidenza la “miopia” degli anni Novanta che ha impedito ai governi ma anche alla società civile di prepararsi all’avvento di un nuovo mondo, quello della globalizzazione dei mercati e della rivoluzione tecnologica delle comunicazioni e dell’informazione; e anche, in relazione agli anni Duemila, l’assuefazione opportunistica del sistema-Italia il quale, da un lato, ha potuto ricavare indubbi vantaggi della stabilità monetaria garantita dall’Euro, ma, dall’altro, non ha saputo o voluto adeguare le proprie decisioni e i propri comportamenti al nuovo contesto istituzionale dell’Unione Monetaria Europea.
A seguito di quanto sopra, la relazione ha messo in evidenza come si sia passati da un percorso di sviluppo sempre più convergente nei confronti delle economie più forti, alla situazione (anni Novanta e Duemila) che ha visto al contrario emergere il fenomeno della “divergenza”, cioè l’allontanamento dell’Italia dalla frontiera internazionale delle possibilità produttive.
Su questo andamento di declino si è infine abbattuta la Grande Recessione del periodo 2008-2014. In proposito, la relazione ha presentato le molteplici cause della crisi dell’Euro e, in particolare, le lacune e gli errori commessi dalle Autorità europee nella costruzione dell’Unione Monetaria. Sono state anche specificate le varie declinazioni logiche e semantiche con cui il termine “austerità” viene (talvolta confusamente) impiegato nelle discussioni e nelle polemiche odierne.
Infine, la relazione si è soffermata sulla overdose esclusivamente italiana dell’attuale crisi economica, riconducibile all’opportunismo della politica, all’arretratezza del sistema istituzionale, e anche all’insufficiente grado di civismo degli italiani.
La relazione si è conclusa con un appello agli studenti presenti affinché non considerino queste caratteristiche negative come il risvolto di una legge antropologica della italianità che ci condannerebbe a non imparare mai dai nostri errori. Cambiare si può, e giusto di questo cambiamento gli studenti di oggi potranno e dovranno essere, nel prossimo futuro, i principali artefici.
Fonte: Itc 'Fermi' Empoli
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