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Ato Costa e Piano straordinario dei rifiuti, replica a Nogarin di Marconcini (Geofor): "Va approvato"

Paolo Marconcini, presidente di Geofor spa ed ex sindaco di Pontedera

"E' stata convocata il primo dicembre l'assemblea dell'Ato Costa. All'ordine del giorno c'è l'approvazione del piano straordinario e del relativo percorso per la scelta del gestore unico delle quattro provincie di Pisa, Livorno, Lucca e Massa-Carrara. La decisione, da gran tempo rimandata, è oggi resa più  incerta dalle decisioni del Comune di Livorno avverse sia al piano, sia al percorso di gara.

A mio avviso il Sindaco di Livorno, Nogarin sbaglia sia opponendosi al piano relativamente alla termovalorizzazione, sia rifiutando il percorso della spa mista per il gestore unico. Vediamo perché.

Il piano dell'Ato Costa, in linea con il Piano Regionale Toscano dei rifiuti,  allo scopo di conseguire il 60% di riciclo effettivo, prevede di raggiungere nel 2020 la percentuale del 70% di raccolta differenziata, smaltire in discarica solo il 10% (più i sovvalli) e  necessariamente avviare a termovalorizzazione il 20%. Nel nostro Ato, considerando il calo di "produzione" dei rifiuti per effetto delle pratiche di raccolta più virtuose e della crisi economica, abbiamo circa 800 mila tonnellate all'anno. Il 20% di 800 mila tonnellate fa 160 mila: questa è la quantità annua di rifiuti indifferenziati da avviare a termovalorizzazione. La capienza autorizzata dei due soli termovalorizzatori rimasti nell'Ato è 65 mila tonnellate circa dell'impianto del Picchianti e 65 mila tonnellate circa dell'impianto di Ospedaletto: in totale 130 mila tonnellate. Quindi mancano 30 mila tonnellate circa alla quantità annua di termovalorizzazione prefissata. Tutto ciò considerando di aver raggiunto il 70% di raccolta differenziata: nel 2013 nell'Ato siamo invece al 45% circa di RD, al 18% di recupero energetico e al 37% circa di smaltimento in discarica.

Per questo era prevista la realizzazione di una terza linea del Picchianti e il revamping consolidativo di Ospedaletto per soddisfare la potenzialità della termovalorizzazione, in linea con i massimali previsti dal Piano Regionale (197 mila tonnellate) e portarsi in misura di sicurezza. Consideriamo oltretutto che sfuggono a questa contabilità i rifiuti speciali che sono più degli urbani, hanno un più alto valore di mercato e, se termovalorizzati, potrebbero costituire un elemento di economicità per la calmierazione della tassa dei rifiuti urbani. Si calcola che tali rifiuti, derivanti dalle attività produttive e commerciali ecc. sono in Toscana 8,6 milioni di tonnellate annue (di cui 2 milioni da industria e commercio e quindi potenzialmente riciclabili sotto forma di materia ed energia) a fronte di "sole" 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani. Nel nostro Ato nessuno sa o vuole dare dati precisi in proposito, ma i rifiuti speciali speciali sono presumibilmente 3,5 milioni di tonnellate  annue di cui 1 milione circa derivanti da industria e commercio e quindi in parte riciclabili o termovalorizzabili, senza lasciarli finire in prevalenza in discarica.

E dunque, al di là delle considerazione sul fabbisogno energetico del Paese, rinunciare alla terza linea del Picchianti e magari non revampare nemmeno Ospedaletto né costruire un nuovo moderno e capiente impianto al posto dei due vecchi, significa rimanere al di sotto del fabbisogno necessario.  Molto al di sotto, giacché se non si revampa Ospedaletto quell'impianto è destinato per obsolescenza e diseconomia ad essere chiuso e così avremo ancora 65 mila tonnellate in meno, rimanendo solo con il vecchio impianto livornese capiente per sole 65 mila tonnellate!

Allora che dovremo fare? Spingiamo ancora di più la RD oltre la media del 70%? Bene. Siamo certi però della reale possibilità e convenienza di questo risultato a livello medio del bacino dell'Ato? Mandiamo a recupero energetico solo 130 mila tonnellate o addirittura solo 65 mila, rispetto alle 160 mila previste dall'obiettivo del 20% e mandiamo in discarica il resto? Le discariche le avremmo, anche "buone" e capienti al momento, però così non conseguiremo l'obiettivo della riduzione prevista per tale smaltimento. E comunque non possiamo perché l'Ordinanza Regionale, applicativa della Circolare Orlando, impedisce -e non ingiustamente- ai rifiuti indifferenziati tal quali di andare in discarica, ma li sottopone a lunghi e costosi percorsi  di selezione e biostabilizzazione. Allora? Il prof. Favoino della Scuola Agraria del Parco di Monza sta pensando ad un impianto sperimentale di selezione, che definisce Fabbrica di Materiali, per il recupero dei rifiuti indifferenziati. Ma che qualità hanno tali rifiuti? Non sappiamo se tale impianto possa essere funzionale: ad oggi non ne conosciamo costi, fabbisogno energetico e risultati.

Altra soluzione, il ricorso al mercato: ci sono termovalorizzatori, sopratutto al nord che hanno ancora capienza e il cui costo di ingresso sarebbe al momento conveniente. E il principio di prossimità? E i costi di trasporto e soprattutto ambientali di un simile via vai di rifiuti? E l'autosufficienza della Toscana? Tutti "principi" che vanno tranquillamente a farsi friggere: speriamo almeno producano energia...

Ciò detto è un diritto del Sindaco Nogarin, eletto dai cittadini sulla base di un programma amministrativo, rifiutare la nuova linea del Tmv livornese e perfino la valorizzazione energetica dei rifiuti, in nome della prospettiva rifiuti 0, però da qui a dire che ciò sia giusto e condivisibile per tutti e funzionale per il piano stesso ce ne corre.

Sopratutto la giunta pentastellata di Livorno sbaglia nell'indicare la scelta dell'in house, cioè del tutto pubblico, per quanto riguarda il percorso del gestore unico dell'Ato Costa.

Nell'Ato Costa 18 sono i gestori di impianti e del servizio (più 4 gestioni in appalto): troppe oggi sono quindi le aziende che operano nel campo dei rifiuti con un frazionamento societario che impedisce il conseguimento di economie di scala e con il mantenimento di costi (e tributi) eccessivi. Con la gara 10 di queste aziende, le principali, quelle che non sono in salvaguardia, verrebbero accorpate in una.

Quindi il percorso che da tempo i 102 Comuni  si sono dati per la selezione del gestore unico con la creazione di una società mista è giusto ed utile. Sono ormai 5 anni che se ne ragiona: troppi! Avendo scartato tempo fa l'ipotesi di "gara secca" che alcune aziende, tra cui Geofor, avevano proposto, se non sarà confermato il progetto di società mista, non resterà che la scelta dell'azienda pubblica, rilanciata dal Sindaco di Livorno. Le recenti disposizioni normative possono contemplare in questo caso anche il ricorso alla quotazione in borsa e l'affidamento diretto. Potrebbe anche non essere una scelta sbagliata in sé, ma si pongono alcuni interrogativi: è un percorso possibile e agevole? Un'azienda di gestione tutta pubblica che tipo di efficienza può imprimere al settore? Quale livello di autonomia ha rispetto ai 102 Comuni che invece dovrebbero esercitare il cosiddetto "controllo analogo", cioè lo stesso controllo che potrebbero esercitare su di un proprio servizio?  I Comuni dispongono delle risorse necessarie per gli investimenti previsti dal piano? É prevista dal piano una cifra intorno ai 100 milioni di euro per gli impianti che diviene ancora più elevata se contiamo anche mezzi e attrezzature. E quando si parla di impianti ci si riferisce anche a quelli per l'organico, necessari allo sviluppo della raccolta differenziata, per non continuare ad esportare l'organico raccolto fuori Ato e fuori Regione a costi crescenti. Si può sbloccare o alleggerire a questo scopo il patto di stabilità con l'Unione europea?  È in corso d'opera la perizia delle aziende dell'Ato Costa da parte degli esperti selezionati dall'Ato per il processo di costituzione del gestore. In che stato versano? Ad esempio l'Aamps di Livorno, interamente pubblica, dai dati esposti risulta essere in una condizione critica. Come farebbe la nuova azienda del gestore unico, pubblica al 100%, a sostenere livelli accentuati di criticità? Ci sarebbe un management adeguato? Forse al Sindaco Nogarin andrà anche bene scaricare tale problematicità, ma agli altri? E la somma di aziende in crisi fa un'azienda sana? Credo proprio di no.

E dunque il percorso andrebbe confermato, stigmatizzando chi se ne tira fuori, ma proseguendo per la strada individuata, selezionando, tramite gara, un gestore, al 55% pubblico e al 45% privato, capace di apportare dal mercato i capitali necessari per l'ammodernamento indispensabile del settore.

In conclusione il piano va approvato e anche la richiesta della Vas (Valutazione Ambientale Strategica), da taluno avanzata, deve essere oggetto di seria verifica, ma non pretesto o tentativo di allungare ancora i tempi o, peggio, insabbiare il tutto. Il piano, pur presentando criticità, è rispondente alle necessità dell'Ambito dei rifiuti e rispecchia gli scenari possibili riguardanti i servizi, prevedendo gli impianti necessari e i relativi investimenti. Ed è un piano impegnato sotto il profilo delle scelte per il conseguimento di più alti livelli di Raccolta Differenziata, in linea con le previsioni del Piano Regionale Toscano dei Rifiuti e le direttive europee.

Paolo Marconcini, presidente Geofor

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