Quali effetti sulla loro salute produce la violenza contro le donne? A questo interrogativo si è risposto a più voci nel corso di un’iniziativa organizzata dall’”associazione dei cittadini per la salute” in collaborazione con le Pubbliche Assistenze Riunite – Centro Aiuto Donna Lilith di Empoli, che ha visto protagonisti, davanti ad una sala gremita e molto partecipe, esponenti delle Istituzioni e rappresentanti delle associazioni, fra cui alcune che da anni sono impegnate con Lilith nella diffusione di una condanna sociale della violenza, come l’Auser e la FIDAPA.
E’ stato il primo dei tanti eventi in calendario fino al 13 dicembre nel territorio dedicati alla Giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebrerà il prossimo 25 novembre.
Ha fatto gli onori di casa Eleonora Gallerini, presidente delle Pubbliche Assistenze che, ringraziando l’assessore Eleonora Caponi, i relatori e i partecipanti, ha ricordato i 12 anni di grande impegno delle volontarie che ha fatto crescere il ruolo del Centro Lilith nel contrasto alla violenza di genere e ha ribadito “l’importanza di iniziative come questa per rendere sempre più stretta la collaborazione fra le associazioni del territorio che si occupano a vario titolo della salute e del benessere delle donne, e per creare una rete di sostegno alle donne maltrattate intorno alle quali occorre una più diffusa consapevolezza della gravità e rilevanza del fenomeno.”
“Le Iniziative, organizzate dagli 11 Comuni dell’Unione e da numerose associazioni come “cittadini della salute”, vedono in primo piano il ruolo del Centro Antiviolenza Lilith, coinvolto nel 60% degli eventi in programma da Empoli a Certaldo, a Fucecchio, a Vinci, a Limite… “ ha esordito Eleonora Caponi , assessore alle Pari Opportunità del Comune di Empoli, che ha introdotto la serata portando i saluti dell’Amministrazione comunale. “ Il Centro è cresciuto in questi ultimi anni per l’aiuto concreto offerto alle donne maltrattate, per le attività educative nelle scuole e di sensibilizzazione dei cittadini, ma anche grazie collaborazione con le Istituzioni e le associazioni, fino a diventare il Centro Antiviolenza di riferimento per tutti i comuni dell’area.”
Coordinata dal dott. Alessandro Bini, presidente di “cittadini per la salute”, che ha ricordato che ormai è diventato un appuntamento annuale ritrovarsi per riflettere sulle azioni concrete con cui si interviene a sostegno delle donne maltrattate, la serata è proseguita con gli interventi del dottor Rosario Spina e della Dott.ssa Beatrice Bianchi della USL 11. Entrambi che hanno illustrato le procedure di accoglienza e intervento nei confronti delle persone fragili - a partire da donne e minori – attuate presso Il pronto Soccorso nell’ambito della sperimentazione del CODICE ROSA, sottolineando l’importanza del lavoro di un team coordinato di professionisti adeguatamente formati, in grado di fornire ciò di cui la persona ha bisogno con tempestività ed efficacia e nell’assoluta riservatezza. Perché il CODICE ROSA funzioni, è necessaria, oltre ad una formazione specifica del personale medico e infermieristico, l’integrazione del Pronto Soccorso con Istituzioni e servizi del territorio , a partire dalle Forze dell’Ordine ai servizi sociali e alle associazioni, ai Centri Antiviolenza. In questa maniera si favorisce l’emersione del fenomeno-violenza altrimenti in gran parse sommerso.
La Dott.ssa Maya Albano, psicologa responsabile del Centro Lilith, è poi passata ad analizzare gli effetti dei maltrattamenti sulle donne, sia sul piano fisico che su quello psicologico e anche economico, in termini di perdita di ore di lavoro se non del lavoro stesso. I danni maggiori che una violenza può produrre sono certamente di tipo psicologico: la perdita di auto-stima, la svalutazione di sé come donna e come madre, la necessità sopravvivere alla violenza che spinge a evitare tutto ciò che si pensa, magari a torto, possa servire a non farla esplodere, la difficoltà di dare un nome a ciò che si vive, fino al punto che nemmeno le ripetute percosse o i ferimenti spesso non sono riconosciuti come violenza, l’ansia costante per l’incolumità propria e dei figli riducono molte donne ad una dipendenza psicologica da cui è difficile uscire. Ansia, , auto-isolamento, attacchi di panico, depressione sono i sintomi di una impotenza che paralizza e distorce la percezione della realtà. Per questo prendersi cura di una donna significa accompagnarla in un percorso spesso lungo, che procede secondo i suoi tempi, che la sostiene nelle scelte che liberamente decide di compiere. Chi opera in un centro antiviolenza non spingerà mai la donna a fare ciò che lei non desidera: sarebbe una seconda, per certi versi ancora più inaccettabile, violenza.
Nel suo intervento, il sostituto Commissario della Polizia Danilo Di Stefano si è concentrato sul fenomeno del bullismo, su come prevenirlo e reprimerlo. Dilagante soprattutto fra i giovani fra gli 11 e i sedici-diciassette anni, è un fenomeno che colpisce gli individui ritenuti più fragili e indifesi. Può determinare nelle vittime gravi conseguenze di tipo psicologico-comportamentale: isolamento, paura, perdita di ogni fiducia in sé e negli altri, cambiamenti nelle abitudini e del carattere, senso di inadeguatezza. Sono condizioni di stress che specialmente un giovane spesso non è in grado di reggere. L’unica risposta sta nel chiedere aiuto, nei casi più gravi alle Forze dell’Ordine. Purtroppo talora il senso di vuoto, di solitudine, di impotenza si traduce in scelte estreme. Per questo occorre un’opera costante di prevenzione: educare fina da piccoli i giovani al rispetto verso ogni persona, alla accettazione di ogni diversità come valore.
Concludendo la serata il maresciallo Paolo Dolfi della Compagnia dei Carabinieri di Empoli, ha approfondito gli aspetti penali e processuali della violenza di genere, sottolineando l’importanza di una collaborazione stretta fra i servizi territoriali, a partire dal Centro Antiviolenza che nelle sue case-rifugio ospita numerose donne che sono costrette ad allontanarsi con i figli dalla propria abitazione. La legge attuale, rafforzata nel 2013, prevede pene assai dure nei confronti di chi agisce violenze e compie atti persecutori, specialmente se intrattiene o ha intrattenuto con la vittima legami di tipo affettivo e in tutti i casi di violenza intra-familiare. La fattispecie dello stalking risulta di sicuro uno dei reati più inquietanti per il suo carattere di reiteratività: lo stalker perseguita la vittima, in genere donna, con continui messaggi, telefonate, pedinamenti, minacce, tentativi di violazione dei suoi spazi e intromissione nella sua vita privata. Gli effetti sul comportamento della vittima sono inevitabili: dalla difficoltà di accettare la semplice idea di essere una “preda” del suo persecutore, passa in breve ad una condizione di angoscia e di perdita della libertà. Si cambiano comportamenti e stili di vita, dalle schede telefoniche al non uscire più se non accompagnate.
Con la paura crescente che lo stalker spunti in ogni luogo, la vittima finisce con il chiudersi in una gabbia di panico e disorientamento. Oggi la legge consente l’arresto in fragranza di reato. In ogni caso è fondamentale non sottovalutare i rischi concreti in cui si può incorrere e denunciare il persecutore.
Per l’occasione, le donne della Cooperativa S.O.S. Luna hanno offerto una cena etnica per far gustare ai presenti le prelibatezze tipiche delle loro culture di provenienza: dai chicchi d’uva alle noci di antipasto a squisiti biscotti e dolcetti al cocco come dessert, il vario menù è stato vivamente apprezzato da tutti i presenti. “ Queste donne – ha sottolineato Eleonora Gallerini – sono la testimonianza più efficace che dalla violenza si può uscire e che è possibile ricostruirsi una vita autonoma nella libertà e nel rispetto di sé “
Fonte: Ufficio Stampa