Il malato immaginario di Moliére, nell’adattamento e regia di Ugo Chiti, ha inaugurato la stagione 2014-2015 del Teatro Excelsior di Empoli registrando il tutto esaurito. Le significative interpretazioni di Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Gabriele Giaffreda e Elisa Proietti della compagnia Arca Azzurra Teatro, mettono in scena l’ossessione ipocondriaca di Argante, un uomo privo di entusiasmo per la vita, che viene soggiogato dall’imperizia di medici e farmacisti da nomi e atteggiamenti grotteschi. L’azione si sviluppa intorno a una sorta di “trono” simmetricamente diviso in due e spostato all’occorrenza in funzione della scena. Dietro, sullo sfondo, due quinte si stagliano sul palco e, se illuminate, conferiscono profondità allo spazio scenico simulando l’esistenza di un androne.
Il protagonista, fin dall’esordio, è preda di purghe e cure impegnative che sembrano rassicurarlo in virtù della fiducia che nutre nella medicina più che in sé stesso. Medici e speziali con grosse maschere bianche spersonalizzanti lo avviluppano. Prigioniero di prescrizioni improbabili e costose per le quali non viene mai prevista una fine, l’uomo si crogiola nel proprio egoismo, sacrificando volentieri la felicità della figlia maggiore alla propria. Da qui l’incipit della storia. Nonostante Angelica sia innamorata del giovane Cleante, il padre ha per lei altri progetti: ha infatti organizzato il suo fidanzamento con Tommaso Diaforetico, medico e nipote del Dottor Purgone, per assicurarsi cure costanti per tutta la vita. Motore dell’azione il bisogno di continue attenzioni che porta il protagonista a non essere più capace di giudicare in modo obiettivo sé stesso e chi gli sta intorno. Argante, classico personaggio farsesco, mostra un cinismo e una disillusione che tradiscono le amare riflessioni dello stesso Molierè sui medici del proprio tempo e ne fa oggetto della propria satira. Paradossale proprio la scena in cui il Dottor Diaforetico accompagna il figlio Tommaso a conoscere la promessa sposa, mettendo in luce con disarmante chiarezza il suo interesse nel prescrivere cure inefficaci al solo scopo di arricchirsi. Ma questa tematica ha un forte legame anche con il presente. Tanto è vero che posponendo la vicenda ai giorni nostri, dottori e farmacisti potrebbero essere tranquillamente sostituiti con Guru e Santoni odierni, che soggiogano il prossimo a beneficio di profitti e potere, o addirittura con l’industria farmaceutica e la trappola innescata da cure i cui effetti collaterali sono peggiori dei mali stessi. E così, in un intreccio comico continuo, tra tragedia e commedia dell’arte, conosciamo a poco a poco tutti i personaggi. Da Cleante che si finge insegnante di musica per poter vedere la sua amata, al goffo e insignificante promesso sposo dottor Tommaso Diaforetico, fino ad arrivare a Belinda, infida seconda moglie di Argante, subdola e accomodante solo per interesse. Vediamo sfilare medici e speziali che pronunciano litanie in latino e Beraldo,agli antipodi rispetto al fratello ipocondriaco, che pensa a quanto sia ridicolo che un uomo pretenda di poterne guarirne un altro. Encomiabile tra l’altro, l’interpretazione della serva Tonina che, se pur tacciata di ignoranza, coinvolgerà, in collaborazione con Beraldo, il suo padrone in scaltre gag prima ai danni di lui stesso poi a quelli della moglie, svelandone a tutti i veri sentimenti. Ed è a questo punto che, rivalutate le proprie decisioni sul futuro della figlia, Argante finalmente acconsente alle nozze tra Angelica e Cleante: a patto però che quest’ultimo intraprenda la professione medica.
Ma anche stavolta tra sfottò, burle e travestimenti, Tonina e Beraldo riusciranno a farlo desistere e a coinvolgerlo addirittura in una cerimonia burlesca che lo proclamerà medico.