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Soldi in nero sul conto corrente di una casalinga, 14 indagati per un frode da centinaia di migliaia di euro

foto d'archivio

Quattordici persone sono state denunciate dalla guardia di finanza di San Miniato per una frode fiscale nel settore del cuoio e delle calzature. L'accusa è quella di aver occultato redditi imponibili sottratti a tassazione per poi riciclarli (reati di infedele dichiarazione e riciclaggio). Scoperti redditi non dichiarati per 400.000 euro, Iva dovuta per 330.000 euro, Iva relativa per 740.000 euro ed Irap dovuta per 145.000 euro.

L'indagine ha avuto inizio da una segnalazione per operazioni sospette relativa a una casalinga nullatenente, con la quale sono state segnalate ingenti movimentazioni di denaro sui propri conti correnti. Le indagini hanno permesso di far emergere che tali conti correnti, assieme ad altri individuati attraverso l’anagrafe dei conti, sarebbero stati in realtà utilizzati da suo zio per effettuare operazioni commerciali extracontabili, riconducibili al cuoificio di cui è amministratore.

Sono state individuate ed esaminate, per gli anni dal 2009 al 2012, una serie di movimentazioni di denaro di dubbio fondamento economico (in particolare la negoziazione di assegni per circa 2.000.000 di euro in entrata e altrettanti in uscita) che hanno permesso di far emergere il meccanismo di frode fiscale posto in essere, articolato come di seguito descritto:

-     per quanto concerne i flussi in entrata, l’operatività riscontrata è da ricondurre a operazioni attive non documentate dal cuoificio (vendite di merce “in nero”), eseguite nei confronti di clienti compiacenti. In tal modo il titolare del cuoificio, anche attraverso la complicità della nipote, ha utilizzato i conti correnti formalmente non riconducibili alla sua società, sui quali ha fatto transitare le somme di denaro percepite in nero, per precostituirsi un fondo occulto da utilizzare principalmente per le finalità illecite, ricostruite soprattutto analizzando i fluissi in uscita;

-     relativamente ai flussi in uscita, l’operatività riscontrata è da ricondurre a somme di denaro utilizzate direttamente per spese personali, ovvero corrisposte a persone fisiche riconducibili per lo più a società “clienti” del cuoificio, denaro utilizzato come “incentivo” per mantenere le commesse ricevute, soprattutto nell’attuale fase di congiuntura economica negativa. In tal modo, gli amministratori e i soci delle società compiacenti hanno conseguito e beneficiato periodicamente di una ricchezza derivante da una economia sommersa, sintomatica di redditi occulti. Inoltre gli stessi, senza dubbio “coscienti” dell’origine dei proventi occulti, hanno sostituito il denaro ricevuto, disperdendone le tracce ed ostacolando l’identificazione della provenienza illecita dello stesso. Tale denaro, in buona parte, era utilizzato dagli indagati per fini personali.

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