La dodicesima edizione del Pisa Book Festival ospita il Grande Nord con alcuni importanti scrittori provenienti da Svezia, Norvegia e Danimarca. A tenere il discorso inaugurale è stato lo scrittore svedese Björn Larsson, autore della Vera storia del pirata Long John Silver, accolto da lunghi applausi del pubblico. Larsson parla cinque lingue, tra cui l’italiano, e ha vissuto in Francia, Irlanda e Italia. “Ho imparato l’italiano vedendo la tv e ascoltando la radio – racconta – Non si può viaggiare solo come osservatori esterni, Bisogna conoscere la lingua. Così come non si può leggere per riconoscersi, ma bisogna assumersi il rischio di confrontarsi con l’altro. I libri non devono essere una sorta di documentario, non devono copiare la realtà, ma immaginare altre possibilità. Il domani potrebbe essere diverso dall’oggi e gli scrittori possono aiutare in questo con la loro immaginazione. Io preferisco scoprire libri di autori sconosciuti piuttosto che comprare il libro di cui tutti parlano. Valuto buona letteratura se l’autore ha qualcosa da dire, se è romantica e realistica senza essere un documentario, perché lo scrittore di romanzi non è uno storico o uno scienziato”.
Alla cerimonia erano presenti il presidente del Centro per il Libro e la Lettura Romano Montroni, l’assessore all’istruzione del Comune di Pisa Marilù Chiofalo, il consigliere della Fondazione Pisa Maurizio Sbrana, il presidente della Fondazione Palazzo Blu Cosimo Bracci Torsi, il cunsigliere esecutivu chargé de la langue corse Petru Ghionga e la direttrice del Pisa Book Festival Lucia Della Porta.
“Libri senza frontiere è il tema di quest’anno del Pisa Book Festival – dichiara il presidente del Centro per il Libro e la Lettura Romano Montroni - Se parliamo di letteratura senza frontiere ci viene subito in mente la forma più alta di conoscenza, una libera circolazione delle culture e delle diversità. Naturalmente, nella letteratura senza frontiere c’è una figura imprescindibile: il traduttore. Il ruolo dei traduttori non viene mai riconosciuto abbastanza. Soltanto di recente alcuni editori hanno cominciato a scrivere il nome del traduttore sul frontespizio dei libri. Il Centro per il libro e la lettura ha istituito all’interno del proprio sito una BANCA DATI DEI TRADUTTORI. L’accesso e l’iscrizione sono liberi: qualsiasi traduttore che abbia tradotto almeno un libro in italiano, o dall’italiano in un’altra lingua, può accedervi e inserire il proprio curriculum. A oggi sono iscritti 635 traduttori e ogni giorno arrivano nuove richieste di iscrizione. Altra iniziativa ideata e organizzata dal Centro per il libro e la lettura sono le CITTÀ DEL LIBRO che punta a creare una piattaforma di dialogo tra i più importanti festival dedicati al mondo dei libri e dell’editoria che si svolgono in Italia. Il disinteresse che si registra in Italia nei confronti dei libri e della lettura è una forma di emergenza, civile e sociale anziché naturale. L’Italia è attualmente agli ultimi posti in Europa come indice di lettura: più della metà degli italiani non prende mai in mano nemmeno un libro. Fino a due anni fa in Italia leggeva il 49 per cento della popolazione: non un dato di cui andare fieri – soprattutto se si paragona all’82 per cento della Germania o al 72 della Francia – ma sempre meglio del 43 per cento che si registra oggi”.
Il Pisa Book Festival rappresenta un momento sempre più importante per la città della torre pendente. “L’edizione di quest’anno ospita il Grande Nord con gli scrittori di Svezia, Norvegia e Danimarca – afferma l’assessore all’istruzione del Comune di Pisa Marilù Chiofalo – ma anche la Corsica e l’Africa grazie al gemellaggio con l’ Hargeisa International Book Fair nel Somaliland. Il libro, che sia per bambini o per adulti, è lo strumento per incontrare storie collettive, personali e di mondi lontani che cambiano la nostra vita. Sono particolarmente felice per le iniziative in programma al Pisa Book Festival organizzate con le scuole di Pisa”.
Da due anni il Pisa Book Festival ospita gli scrittori provenienti dalla Corsica. “La letteratura corsa esiste – sottolinea il cunsigliere esecutivu chargé de la langue corse Petru Ghionga – La Corsica non è solo mare e sole. E’ una terra di cultura, di canti e di letteratura. La nostra lingua somiglia al toscano. Siamo al Pisa Book Festival per il secondo anno consecutivo. Insieme stiamo posando la prima pietra di un palazzo da costruire insieme”.
Della crisi del libro e della lettura si è parlato anche nella tavola rotonda Fiere e festival: sinergie e peculiarità tra mercato librario, promozione della lettura e sviluppo del territorio a cui hanno partecipato il direttore di Più Libri più Liberi Fabio Del Giudice, il direttore di Leggendo Metropolitano di Cagliari Saverio Gaeta, il direttore di Hargeysa International Book Fair (Somaliland) Jama Musse Jama, Maurizio Gatti di ObarraO Edizioni, la direttrice del Pisa Book Festival Lucia Della Porta e il giornalista Antonio Valentini.
“Sempre più italiani non leggono: il fallimento dell’istruzione – dichiara il direttore di Leggendo Metropolitano di Cagliari Saverio Gaeta - I festival letterari hanno creato un nuovo movimento in Italia: i più grandi funzionano, anche l’aspetto di marketing territoriale. Lavoro con le scuola a un progetto di giornale scolastico: i ragazzi sono ancora affascinati dal libro. Il libro è intramontabile, sia quello di carta che digitale. Le storie sono intramontabili. La maggior parte dei festival letterali è nata in epoca di “vacche grasse”. In Italia il comparto cultura è stato trascurato. Bisogna investire in questo settore, come in ogni ambito lavorativo. Il comparto culturale è in crisi perché c’è molta incompetenza”.
Secondo il direttore di Più Libri più Liberi Fabio Del Giudice il modello è in crisi e forse sarebbe meglio fare manifestazioni meno grandi.
“Per noi editori indipendenti fiere e festival sono due cose diverse – spiega Maurizio Gatti di ObarraO Edizioni - Alle fiere dobbiamo pagare, ai festival siamo invitati. Il festival ci serve per dare visibilità ai nostri autori. Non credo che incontri di grosse dimensioni troverebbero l’interesse dei piccoli editori perché i costi sono troppo elevati. Una modalità come il Pisa Book Festival in cui si mescolano aspetti di fiere e festival è più gestibile perché più raccolto”.
Jama Mussa Jama dirige da sette un festival letterario in Somaliland. “Quando abbiamo iniziato non cerano case editrici. La nostra è una società nomade con un livello di istruzione molto basso. Ma in sette anni siamo passati da 191 presenze in un week-end a più di 10 mila al giorno. E’ stato difficile non solo spingere alla lettura, ma anche convincere a investire sui libri. Il nostro è un popolo giovane. Per attirare l’attenzione dei ragazzi abbiamo messo il libro all’ultimo posto. Prima ci sono musica, giochi, fotografia e arte”.
Secondo la direttrice del Pisa Book Festival Lucia Della Porta il web non è una minaccia perché il libro resta fondamentale. E anche gli incontri tra editori, pubblico, lettori e autori sono fondamentali. Inoltre la sinergia tra festival e fiere è molto importante.
“La disamina sulla crisi del libro e della lettura – ha scritto in una nota il presidente della Fondazione Salone del Libro di Torino Rolando Picchioni che non ha potuto partecipare all’incontro - si arricchisce ogni giorno di nuove sfaccettature. Abbiamo raccolto l’allarme sull’abbassamento a pochi minuti della nostra soglia di attenzione - dovuta all’assuefazione alla lettura su web, social, mail, hashtag e pop up - che starebbe decimando la già esigua pattuglia di lettori adulti, La formula del festival letterario, dell’incontro in prima persona con l’autore, della presentazione in libreria o in biblioteca, sembra essere oggi uno dei pochi baluardi superstiti di resistenza della lettura e del mercato editoriale”.
Una sala gremita di persone ha accolto con un lungo applauso la scrittrice Dacia Maraini, la madrina del Pisa Book Festival di quest’anno. Nel suo dialogo con Joseph Farrell, professore emerito dell’Università di Glasgow, ha parlato della sua infanzia, del rapporto con i suoi genitori, degli anni passati in Giappone e dopo in Sicilia per approdare infine a Roma. E poi della sua passione per la lettura fin da piccola a cui si è aggiunta quella per la scrittura. Ha scritto romanzi, testi teatrali, poesie, racconti. Ha fatto campagne sociali e politiche per il divorzio e l’aborto, contro la violenza, la corruzione della politica e lo strapotere della mafia. Le piace la definizione di “scrittrice nomade intellettualmente” e continua leggere sempre e ovunque, utilizzando anche il lettore di ebook quando è in viaggio. “La gente va poco nelle librerie ma frequenta molto i festival, che infatti si moltiplicano - dichiara Dacia Maraini a margine dell’incontro – Non è importante come si leggono i libri, tecnologia o no. Io credo che la situazione sia meno catastrofica di quello che si pensa. I bambini che imparano a leggere a scuola poi continuano a farlo. Non sono così pessimista, ma sono convinta che si debba lavorare nelle scuole, anche negli asili. Io vengo da una famiglia di grandi lettori, ho 10 mila libri in casa e leggo sempre, anche mentre cammino. Purtroppo oggi gli editori puntano troppo sulla quantità: prima pubblicavano 20 libri l’anno, ora 400, ma il 40% dei libri in libreria finisce al macero. E’ una politica sbagliata. Bisogna puntare solo su alcuni libri.” La scrittrice fiorentina giunta a Pisa per il festival non solo conosce la città per essere stata invitata a vari convegni e presentazioni dei suoi libri, ma ha sangue pisano nelle sue vene: la madre apparteneva alla famiglia Alliata che nel ‘400 aveva un ramo a Pisa e un ramo in Sicilia. “Nel duomo di Pisa - racconta – c’è un quadro che raffigura Santo Signoretto, un martire cristiano che apparteneva alla famiglia Alliata”.
Attraversare la Toscana e raccontarla attraverso una serie di ritratti e rappresentazioni, non necessariamente famosi, anzi. È la sostanza del libro del governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha presentato al Repubblica Caffè il suo Viaggio in Toscana edito da Donzelli. Un’occasione per fare il punto sul suo mandato che si sta avviando alla conclusione. “Si tratta di un viaggio – spiega Rossi – attraverso quelle realtà che hanno reagito alla crisi e si sono reinventate. Penso ai giovani imprenditori che stanno riscoprendo la naturale vocazione agricola del nostro territorio che si stava un po’ perdendo. Racconto anche l’ingresso dell’urbanizzazione in Toscana, che però non ha intaccato il suo legame con la campagna. Insomma il ritorno dei giovani al lavoro della terra ci dà una speranza per il futuro. Non solo della nostra regione”.
Giochi, letture e divertimento per ricordare Iqbal Masih. È ciò che è avvenuto nella sala Safari e che ha coinvolto venti bambini provenienti da alcune scuole di Pisa. Fulvia Serra di Gertie Production (società che si occupa di cartoni e film di animazione), ha raccontato la storia di uno dei bambini più coraggiosi del mondo suscitando molta curiosità nei piccoli ascoltatori. Entrati finalmente in contatto con la storia di Iqbal, i bambini hanno prestato la loro voce per una lettura collettiva durante la quale hanno interpretato a turno Iqbal e i vari personaggi. Poi è stata la volta dei colori, delle costruzioni e del “Passaporto del bambino senza paura”, dove vengono riportati i diritti dei bambini visti proprio dalla parte dei bambini. Infine ciascun alunno ha disegnato il proprio autoritratto che verrà esposto nella mostra di aprile a Milano, in occasione dell’uscita del lungometraggio di animazione IQBAL MASIH. Il BAMBINO PAKISTANO SIMBOLO DELLA LOTTA CONTRO LA SCHIAVITU prodotto da Gertie. “Con questa iniziativa, che porterà al film e anche ad un altro libro – ha spiegato Fulvia Serra –, vogliamo dimostrare che tutti possono fare qualcosa per estendere i diritti. Anche i più piccoli. Soprattutto i più piccoli”.