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In Toscana i capi d'aziende agricole under 40 sono più istruiti: il 57% è diplomato, il 14% è laureato

In Toscana 1 capo d’azienda under 40 su 2 è laureato o diplomato all’Università o possiede un diploma di istruzione secondario (57,9%).
Il 14,6% del totale dei titolari fino a 40 anni di età in agricoltura è laureato o possiede un diploma universitario. Di questi l’11,9% ha un diploma o una laurea non agraria; il 2,7% ha invece scelto un percorso specifico e direttamente legato alla futura professione di agricoltore.

Più alto rispetto al campione complessivo regionale (24,1%) e nazionale anche il livello di istruzione secondario (22,9%): il 43,3% dei titolari d’azienda in agricoltura ha un diploma di scuola media superiore o un diploma di qualifica. La nuova generazione di imprenditori agricoli è mediamente più istruita rispetto al totale dei colleghi di tutte le fasce di età che a sua volta sono più istruiti rispetto ai colleghi del resto del paese. Il 33%, 1 su 3, è laureato o diplomato all’Università (8,9%) o possiede un diploma di istruzione secondario contro una media nazionale 29,1% e del 6,2%. Da notare che, rispetto al censimento del 2000, i laureati in agraria sono quasi raddoppiati passando dal 0,6% all’1%. L’elemento molto interessante è costituito dal fatto che, anche chi aveva scelto un percorso di studi diverso da quello agricolo o agroalimentare, è riuscito a spendere un po’ di quelle competenze e conoscenze in un’attività economica nel settore primario trovando in campagna una risposta occupazionale e prospettive. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dell’analisi dei dati Istat/Irpet in occasione delle premiazioni dell’Oscar Green 2014 all’Expo Rurale Toscana, Parco delle Cascine di Firenze in programma questa sera, alle ore 18.00, al Fosso Bandito, nell’ambito del quale sarà aperto alla stampa (dalle 17.00), il salone “Papà, voglio fare il contadino!” con le storie dei giovanissimi imprenditori che hanno preso una strada diversa da quella dei loro padri e che si affacciano dunque nel mondo dell’agricoltura per la prima volta. I loro papà non sono contadini e non hanno un passato agricolo alle spalle da tramandare ai figli, molto spesso nemmeno terreni, casolari e stalle: sono medici, imprenditori, artigiani, impiegati e professionisti che hanno però assecondato, aiutato e condiviso il percorso dei figli (info su www.toscana.coldiretti.it).

“La crisi economica ed occupazionale che in Toscana ha raggiunto il livello record del 43,7% collegata alla mancanza di prospettive adeguate al livello di preparazione e di attese dei giovani laureato e diplomati ha spinto molti ragazzi a cercare in campagna una risposta al loro futuro “personalizzando” e “rivisitando” il concetto di impresa agricola. Sono giovani – spiega Paolo Giorgi, Delegato Giovani Impresa Toscana - che hanno deciso di restare nel nostro paese, nella nostra regione: sono cervelli che non sono fuggiti, sono rimasti. Solo dall’inizio dell’anno sono nate 146 nuove imprese: un altro segnale importante di vitalità e coraggio malgrado burocrazia, difficoltà di accesso al credito e difficoltà di accesso alla terra”.

Figli dell’era digitale, connessi h24 con il mondo, creativi, curiosi e social il boom dei giovani imprenditori agricoli (7% dei titolari di impresa ha meno di 35 anni ed è alla guida di una delle 2.712 aziende
toscana) è stato favorito non solo dalle caratteristiche anticicliche del settore in tempi di crisi e dal fondamentale sostegno del progetto “Giovani Si!” della Regione Toscana ma soprattutto dall’allargamento dei confini dell’attività agricola che, grazie alla Legge di Orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldiretti, ha di fatto rivoluzionato l’attività d’impresa nelle campagne aprendo nuove opportunità occupazionali. Gli imprenditori agricoli oggi si possono occupare di attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla loro vendita in azienda o nei mercati degli agricoltori, ma anche della fornitura di servizi alla pubblica amministrazione come i contratti realizzati da molti comuni per la cura del verde pubblico che spesso viene affidata agli agricoltori.

Con la caduta degli steccati che “ingabbiavano” il concetto di impresa agricola, i giovani hanno trovato uno spazio all’interno del quale “sfruttare” le competenze e le conoscenze accademiche, anche se inizialmente diverse dall’ambito di impiego: “versatilità, elasticità mentale e motivazioni: con questi elementi – prosegue Giorgi – che stanno sostenendo il ricambio generazionale”. Per aiutare a non commettere errori questi giovani, consigliarli e guidarli, è nata anche la figura dei tutor, 20 quelli “autorizzati” in Toscana: “riceviamo – prosegue Giorgi - decine di mail la settimana di giovani che vogliono aprire un’impresa. Non tutti si concretizzano, ma è un segnale di una tendenza da ascoltare”.

Fonte: Coldiretti Toscana

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