
Un grandissimo Vincenzo Nibali, al suo debutto sulle pietre della Roubaix, nella quinta tappa del Tour de France ha messo all’angolo tutti gli avversari diretti e consolidato al di là di ogni più rosea aspettativa la maglia gialla, nel giorno in cui l’olandese Lars Boom ha conquistato la sua prima vittoria alla Grande Boucle ed il vincitore della passata edizione, Chris Froome, ha invece dovuto abbandonare per i postumi di una doppia caduta, prima ancora che si entrasse nel vivo della corsa con i tanto attesi (e temuti) tratti in pavé.
E di tutte le emozioni di questa tappa-chiave nell’economia del Tour abbiamo parlato, nella puntata di “Velodrome, opinioni a confronto” - speciale Tour de France -, con un ospite che di classiche del nord se ne intende: Dario Pieri, vincitore di una tappa alla Tre Giorni di La Panne nel 1998 e del Gp di Harelbeke nel 2002. Autore di tanti altri piazzamenti di prestigio nelle classiche più e, soprattutto, secondo al Giro delle Fiandre nel 2000 e alla Parigi-Roubaix nel 2003.
«Ed è proprio il ricordo di quella Roubaix che ogni tanto, ancora, mi tiene sveglio la notte –ha confidato Dario –. Quel giorno me la sono giocata fino in fondo e non posso dire di avere dei veri e propri rimpianti, perché sono stato comunque protagonista, ma ho commesso un errore imperdonabile nell’impostare la volata in alto sulla balaustra, facendomi anticipare da Van Petegem, e quel ricordo lo porterò con me tutta la vita».
Rimpianti, senz’altro, oggi non ne ha avuti Vincenzo Nibali, unico tra gli uomini di classifica ad avere retto il confronto con gli specialisti: «Abbiamo assistito ad un grande spettacolo e lo stesso Vincenzo è stato bravissimo a reggere il confronto, d’altra parte c’è una bella differenza tra il preparare una grande classica, e l’affrontare le stesse strade all’interno di una gara a tappe. È logico che, in queste condizioni, le differenze si attenuano», ha commentato Pieri.
Vincenzo Nibali è stato davvero autore di una prestazione fuori del comune, ma attenzione a dare per morto uno come Alberto Contador: «2’35” non sono tantissimi, se uno ha la gamba li può recuperare in salita. E lo spagnolo è un corridore che, se sorretto dalla condizione, non ha problemi ad attaccare, anche da lontano», mette in guardia l’ex portacolori della Saeco.
Al di là del dramma sportivo vissuto da Chris Froome, sono state davvero tante le scivolate a cui abbiamo assistito. E paradossalmente, la maggior parte si è verificata nei tratti su asfalto. «D’altronde, correre al nord è un po’ come guidare una macchina – ci ha spiegato Pieri –: quando vai veloce presti attenzione alla strada e difficilmente ti succede qualcosa, mentre è proprio nelle fasi apparentemente più tranquille che può capitarti l’incidente, ad esempio all’uscita di un settore in pavé o nel tratto immediatamente precedente un settore acciottolato, perché è proprio in quei punti che rischi di distrarti e di finire a terra». «A questo fattore – ha proseguito Pieri – vanno poi aggiunti i tanti neofiti del pavé che oggi erano là davanti, trattandosi appunto di una gara a tappe, ed è naturale che si siano verificate situazioni di grande confusione. Perché l’occhio ed il tempismo dello specialista non è qualcosa che uno si può inventare dall’oggi al domani, o ce l’hai o non ce l’hai».
Anche se, per sua stessa confessione, oggi Dario Pieri non segue più da vicino il mondo del ciclismo, il suo parere sulla crisi del nostro movimento nelle sue amate classiche del nord è sicuramente interessante: «Oggi tante squadre italiane sembrano puntare soprattutto ai grandi giri o comunque ad altre corse, e così anche chi è portato a correre sul pavé spesso deve andare in formazioni straniere, dove però ad essere privilegiato nelle gerarchie è il corridore di casa. Ma nella nostra storia abbiamo saputo sfornare sempre grandi campioni, e alla fine sono fiducioso che ne troveremo altri anche per queste corse così cariche di fascino».
L’ultimo pensiero, da parte di Pieri e di tutti noi, in una giornata come questa non poteva non andare al grande Franco Ballerini: «Negli anni in cui correvo io, con uno come lui in gruppo, era anche più facile per noi italiani fare risultato al Nord. Franco è stato una persona, prima ancora che un corridore, davvero eccezionale, che purtroppo la vita ci ha preso troppo presto».
L’appuntamento con “Velodrome, opinioni a confronto” tornerà come sempre, questa sera, a partire dalle ore 21:30. A commentare con noi la sesta tappa del Tour, da Arras a Reims, frazione di soli 194 km, che sulla carta sembra ispirare le ruote veloci, ci sarà Alessio Di Basco. Corridore estrose e di talento, oltre che velocista sui generis, che nel suo periodo è riuscito a riservarsi lampi di gloria, contrastando negli sprint campioni famosi quali Freuler e Bontempi.
http://www.velobike.it/dario-pieri-le-mie-roubaix-e-il-ricordo-del-grande-franco-ballerini/
Fonte: Ufficio Stampa Velobike
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