Bardelli (FdI-AN): "Dubbi sulla manifestazione 'tutti diversi con uguali diritti'"

Elena Bardelli

Elena Bardelli, FdI-Alleanza Nazionale, ha diffuso questa nota.

Vorrei esprimere le mie considerazioni in merito alla serie di iniziative culturali e sportive, dal titolo
'Tutti diversi con uguali diritti" (12-17 maggio), promosse dalla Provincia e dal Comune di Pistoia
in collaborazione con la Biblioteca San Giorgio, l'Arcigay "La Fenice", l'Uisp e l'Arci Pistoia in
occasione della Giornata Mondiale contro l'Omofobia. Oltre ad aver programmato dibattiti,
proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali e incontri a carattere culturale e sportivo, che
vedono perfino la partecipazione di Vladimir Luxuria, si sono invitati gli esercizi commerciali della
città a esporre la scritta "L'omofobia non entra".
A questo proposito credo sia lecito nonché doveroso domandarsi cosa intendano gli organizzatori
per omofobia. Infatti, se con questo termine si indica la discriminazione delle persone omosessuali
o addirittura la violenza verbale e fisica nei loro confronti, allora la scritta mi sembra superflua, in
quanto penso che ci sia unanime consenso nel condannare fermamente ogni tipo di aggressione e
violazione della persona, per le quali sono già previste pene corrispettive dal nostro Codice di
Diritto Penale. Sono altresì convinta che tali atteggiamenti possano essere efficacemente
prevenuti e contrastati attraverso una costante attività educativa che, soprattutto nelle scuole e
nelle altre agenzie formative, sia attenta e orientata al rispetto della dignità personale e dei diritti
fondamentali e inalienabili di ogni essere umano, chiunque esso sia. Occorre precisare peraltro
che, se all'omofobia si attribuisce questo significato, secondo dati statistici in Italia non si registra
una emergenza in materia. Se per omofobia si intende, invece, la posizione di chi difende la
famiglia naturale fondata sulla legittima unione tra uomo e donna e il diritto dei bambini ad avere
un padre e una madre, e l'impegno di chi cerca di allontanare il pericolo della ideologia "Gender"
dai luoghi di formazione dei giovani e dei ragazzi, allora i cartelli esposti appaiono come il chiaro
tentativo di imporre una ben precisa teoria quale verità indiscutibile e come l'evidente volontà di
mettere a tacere chi la pensa diversamente. Intese in questo senso, si tratta di scritte
discriminatorie, che esprimono solo prevaricazione e intolleranza nei confronti delle opinioni altrui e che, per i famigerati cartelli che evocano, sembrano quasi voler instaurare nel nostro panorama
culturale una certa forma di "dittatura ideologica".
Sicuramente l'organizzazione degli eventi ha richiesto finanziamenti, parte dei quali risultano
essere pubblici. Credo che in questo particolare momento di crisi economica tali somme di denaro
avrebbero senz'altro trovato un miglior utilizzo in altri settori, come quello sociale, a favore di
famiglie e soggetti in difficoltà, verso i quali i politici e gli amministratori locali hanno ben più grandi e prioritarie responsabilità.

Fonte: Maria Elena Bardelli

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