"La propaganda renziana ci ha provato in tutti i modi a sminuire il mio articolato intervento al primo Maggio ma ha fatto il suo solito autogoal dettato dalla sua ormai proverbiale disinformazione e superficialità".
Piero Pelù, nella notte, torna con un post su Facebook sulle polemiche dei giorni scorsi scatenate dal suo intervento provocatorio sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma. Il cantante ha ritenuto di porre nuovamente l'attenzione su alcuni punti da lui affrontati.
"Non vogliamo l'elemosina da 80euro, vogliamo lavoro!": questa frase - scrive Pelù - è stata utilizzata contro di me nei modi più rocamboleschi e bassi ("milionario fuori dalla realtà") per tentare di censurare tutto ciò che avevo detto prima ma fallendo perché milioni di italiani hanno invece capito benissimo e condiviso il mio pensiero". "Sul 'boy-scout di Gelli' - precisa -si è scatenata la furia degli ex-democratici senza capire minimamente l'ironia della definizione, ma anzi mostrando un nervosismo inspiegabile, non era un gran battutaro Renzi?". Ha poi aggiunto: "Non se ne abbiano i boy-scout, il nome di Renzi accanto al loro non era un insulto".
Pelù ha anche ringraziato "quegli innumerevoli che mi hanno dimostrato amore, amicizia e solidarietà, tra gli altri: Paolo Rossi (l'attore!), Fiorella Mannoia, Eugenio Finardi, Giorgio Canali, Sergio Blasi (uno dei seri del PD), Andrea Scanzi (scrittore di teatro e giornalista), Vauro, Dario Fo". E sull'intervista a Licio Gelli del 1995, taglia corto: "guardatevi attentamente il documentario del Tour dei Litfiba dal titolo "Lacio drom. Buon viaggio" e non mi scassate più la minchia".