"L'azienda Manifattura Almar di Cerbaia Val di Pesa, frazione di San Casciano (29 dipendenti, la stragrande maggioranza donne) andava male da molti anni. Dopo aver fatto richiesta di molta Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, siamo arrivati alla sottoscrizione di un Contratto di Solidarietà firmato il 23 maggio 2012, valido dal 01/06/2012 al 31/05/2013. Il 26 marzo 2013 era stata firmata una CIGS per CRISI AZIENDALE valida dal 02/04/2013 al 01/04/2014.
L'azienda, inspiegabilmente, ha comunicato la necessità di interrompere il Contratto di Solidarietà prima della scadenza. E' stato quindi richiesto l'accesso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per crisi aziendale.
Il 4 aprile 2013 l'azienda ha comunicato che era stato presentato un pre-concordato. Inoltre è stata comunicata la creazione di una new-co (CALONACI SRL). La nuova azienda non poteva riassorbire tutto il personale, ma soltanto 19 dipendenti. Siccome in questi casi la legge prevede che ci sia il passaggio diretto di TUTTI i dipendenti nella new-co, la direzione aziendale (Andrea e Marco Calonaci), assistiti dall'avvocato Ceccarelli, ha fatto molta pressione nei confronti dei lavoratori per la sottoscrizione di verbali di rinuncia al passaggio diretto nella new-co. I lavoratori dovevano essere tutti d'accordo ad accettare l'eventuale perdita del posto di lavoro nella nuova azienda. Tale clausola, fortemente respinta dalla CGIL, è stata comunque accettata dai lavoratori che sono stati condizionati anche dal fatto che non riscuotevano lo stipendio da molti mesi.
La prospettiva di chi rimaneva in ALMAR (8 donne e 2 uomini) era di restare in CIGS (successivamente sarebbe subentrata la CIGS per CONCORDATO), e poi entrare in mobilità.
Il 21 maggio 2013 è stata firmata la CIGS per CESSAZIONE ATTIVITA' dal 21/05/2013 al 20/05/2014.
La Manifattura Almar comunica l'impossibilità di proseguire l'attività (vista anche la nascita della Calonaci che aveva preso i clienti e gli ordini della Almar) e chiede quindi la sottoscrizione della CIGS per cessazione attività.
La Almar era destinata al concordato, come comunicato dall'avvocato Enrico Ceccarelli e dai fratelli Calonaci in una riunione in data 05/11/2013. L'omologa del concordato (e quindi la possibilità di accedere alla CIGS per concordato) è stata nuovamente confermata in questa riunione, anche perché la pratica veniva seguita da un importante studio di Firenze, lo studio Comparini, con grande esperienza di procedure concorsuali.
Il 13 novembre 2013 con sentenza n. 263 viene DICHIARATO FALLIMENTO. Inspiegabilmente, la Manifattura ALMAR è stata dichiarata fallita, nonostante le numerose rassicurazioni dei titolari e dell'avvocato che avevamo incontrato soltanto una settimana prima.
Abbiamo successivamente scoperto che l'azienda aveva ritirato il concordato ed aveva presentato il fallimento in proprio. E' chiaro che l'azienda ha VOLUTAMENTE taciuto al sindacato ed ai lavoratori questa decisione.
L'8 aprile 2014 si è tenuto un incontro presso Direzione Lavoro della Provincia di Firenze. Nonostante gli sforzi della Dott.ssa Carmela Toscano per trovare una soluzione, non è stato possibile sottoscrivere la CIGS per FALLIMENTO perché in caso di FALLIMENTO a seguito della riforma Fornero, per poter accedere alla CIGS, è necessario che ci sia una possibilità di ripresa, anche parziale, dell'attività. La CALONACI SRL poteva rappresentare questa possibilità, ma la nuova azienda ha presentato domanda di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria per 3 mesi. Questo non rappresenta una garanzia di continuità dell'attività tale da permettere l'accesso per ALMAR alla CIGS PER FALLIMENTO.
Per questo, non potendo accedere alla CIGS, i lavoratori sono stati licenziati ma, visto che negli ultimi 6 mesi la ALMAR aveva un organico di soli 10 dipendenti (gli altri 19 erano passati alla Calonaci), i lavoratori hanno perso anche il diritto ad accedere alla mobilità (andranno in ASPI, ovvero la ex-disoccupazione).
Fra i 10 dipendenti rimasti in ALMAR, ci sono 3 lavoratrici che, a causa di questa situazione, hanno perso oltre alla CIGS, anche 3 anni di mobilità e la possibilità di arrivare alla pensione.
Il comportamento della dirigenza ALMAR e dei suoi consulenti ha DI FATTO strappato ai lavoratori i diritti maturati in anni ed anni di lavoro. Si tratta di un danno economico, prima che morale.
Non siamo in grado di dire se ci sia stata una premeditazione e quindi un comportamento illecito, ma sicuramente c'è stata una incapacità sia di relazioni che di gestione della situazione".