Il Pallone Frenato di Casoli: una proposta per rilanciare il turismo mare-monti

Un momento della presentazione

Il Cai di Lucca, sere fa,  ha presentato un’interessante serata sulla storia alpinistica e turistica delle Alpi Apuane.
La conferenza, tenuta da Massimo Giambastiani, è poi proseguita con la proiezione di un filmato  di  Stefano Pucci, illustrante la misteriosa storia del cosiddetto “Pallone Frenato di Casoli”, risalente addirittura all’anno 1910.
Si dice che il soggetto di questo avveniristico progetto e l’hangar nel quale fu collocato, fossero poi spazzati via nel secolo scorso da una tempesta  causata dall’ira degli Dei per l’abbattimento di una madonnina votiva, insistente sul percorso del Pallone stesso.
Ma la memoria di questo singolare progetto, quella, non risulta nemmeno scalfita dal terribile evento che, anzi sembrò, nel tempo,  esaltarne   leggende su leggende.
Nell’estate del 2010, a cento anni esatti dal primo volo del Pallone Frenato, Casoli ed i propri  abitanti, grazie all’interessamento del Comune di Camaiore e del giornalista Massimo Raffanti, fondatore dell’Associazione Culturale “Vincenzo Lunardi Balloon Club, come molti ricorderanno, fu celebrata  l’epopea di quelle mirabolanti ascensioni in Pallone,  realizzando voli aperti alla cittadinanza e facendo dunque rivivere ai presenti, “la grande attrazione dell'estate 1910”.
Il 28 agosto di quel lontano anno, "Rosetta" (così fu chiamato l’Aerostato di Casoli) per la prima volta s’innalzò dal mare della Versilia fino agli arditi rilievi apuani, conducendo su quelle montagne blasonati, quanto estasiati turisti.
Come si giunse a ciò?
Merito di una intraprendente famiglia dell'epoca, i cui discendenti ancora oggi vivono e lavorano a Camaiore.
Stiamo parlando dei  Barsi che, in quei lontani anni e con spirito avveniristico, seppero costruireben due alberghi sul Monte Matanna, facendoli poi raggiungere dal mare con una teleferica realizzata con un Pallone riempito d’Idrogeno, quale elegante e panoramico mezzo di trasporto.
Il Pallone aerostatico "frenato", perché ancorato al suolo con grandi cavi d'acciaio, fu utilizzato solo dall’agosto del 1910 al febbraio dell'anno successivo, quando una furiosa tempesta  distrusse ogni cosa.
Oggi in zona  restano solo una pietra levigata, sopra la quale insistono ancora le impronte delle mani destre di tre persone, probabilmente gli autori di quella futuribile struttura.
“Ma ancora oggi  - come ha ricordato la guida Stefano Pucci nel corso della serata del Cai Lucca - i versiliesi dimostrano di ricordare quell'esperienza, auspicandosi il ritorno di quel Pallone, che sospeso fra mare ed Apuane, ci narra tutt'ora di mirabolanti panorami turistici”.

“Il Pallone Frenato di Casoli, che fu utilizzato nel 1910 anche dai reali di Belgio e Spagna,saliva un tempo quale  primo aerostato nei cieli di Camaiore  e - sostiene Massimo Raffanti –potrebbe anche oggi essere ripristinato in servizio, grazie ad un auspicabile interessamento fra enti, istituzioni ed adeguati sponsors.
Tecnicamente il progetto è realizzabile e devo dire di averne già trattato con alcuni ingegneri e costruttori di palloni aerostatici che fanno parte del mio Club;  qualcuno si è detto disponibile a studiarne un rilancio: serve solo un po’ di fantasia per riportare quel Pallone ai fasti di un tempo, riinaugurando un vettore turistico d’ eccezionale per l’intera Toscana.
Lo stesso Bertola, ex- sindaco Camaiore, nella giornata rievocativa del 2010, si auspicò il  ripristino di quel meraviglioso progetto, che oggi necessiterebbe però di chiare sinergie operative.
"Per qualche passaggio aereo delle Frecce Tricolori  in Lucchesia - conclude Raffanti  -qualcuno ha recentemente ipotizzato una spese fino ai 100.000 euro: perché dunque, per molto meno, non potremmo  utilizzare una struttura aerostatica permanente, oltretutto foriera di redditi turistici a cavallo di due comprensori così importanti dal punto di vista turistico ? “
Il Pallone Frenato di Casoli era un grande involucro di seta gialla del diametro di 14 metri, gonfiato con del gas e capace di trasportare sei persone più il comandante.
Scorreva su un cavo d’acciaio lungo 800 metri che lo teneva ancorato al suolo conducendolo alla vetta del Matanna e quindi all’hotel.

Fonte: Cai Lucca

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