
Sgombriamo subito il campo da un equivoco: l’Empoli non è una squadra in crisi. Una squadra in crisi non potrebbe aver prodotto due prestazioni come quelle di Padova e Siena. L’Empoli, anche quello sconfitto dall’Avellino, è una squadra viva, atleticamente in buone condizioni e combattiva.
A frenare il cammino degli azzurri c’è soltanto un evidente problema tattico nelle partite casalinghe. In quelle partite nelle quali, fino a metà novembre, produceva 6-7 palle-gol oggi ne produce 1 o 2 a stento. Il problema si ripete inesorabile ogni volta che gli azzurri scendono in campo al Castellani.
Gli avversari si chiudono a riccio e la manovra, più o meno fluida, non è sufficiente a mettere in difficoltà le difese ospiti (contro l’Avellino l’occasione limpida capiatata a Croce in avvio è nata da un rapido ribaltamento di fronte).
La squadra di Sarri sembra un ariete di fronte ad un portone chiuso a doppia mandata: invece di cercare un’entrata alternativa vuole abbattere il portone a “testate”. Da 6 giornate non ci riesce. Occorre trovare urgentemente un rimedio. Purtroppo le armi a disposizione non sono troppo varie. La squadra è bravissima nel fraseggio ma manca di scoccatori dalla lunga distanza (ci prova ogni tanto un encomiabile Davide Moro) e di attaccanti forti nel gioco aereo.
Per trovare la via di uscita a questa situazione occorre trovare una “via di entrata” nelle difese avversarie. Per Sarri è la prova del nove.
Carlo Paci