Pontorme è ancora in festa per Jacopo Carrucci.
Dopo i laboratori dei bambini della scuola primaria, che hanno animato il bordo per tutta la mattina di oggi, venerdì 28 febbraio, accendendo alcuni dei luoghi più significativi della frazione, è il momento di un concerto interamente dedicato all’artista.
L’appuntamento è per domani sera, sabato 29, all’interno della Chiesa di San Michele Arcangelo. In programma “Note di Colore. Musica per il Pontormo”, un concerto che vedrà grande protagonista l’artista con una canzone dedicata a lui. Una vera e propria poesia in musica, dal titolo appunto ‘Il Pontormo’ scritta e composta da come don Mario Costanzi dell'Oratorio Giovanni Paolo II della Parrocchia di San Martino e Cortenuova.
Mario Costanzi ha avviato da un paio di anni una laboriosa collaborazione con la scuola ‘Jacopo Carrucci’ con lezioni di musica che affascinano letteralmente i bambini di tutte le classe.
Per quest’anno scolastico, come già spiegato nell’articolo di presentazione dei laboratori organizzati dalle insegnanti, don Costanzi ha lavorato a un progetto sul Pontormo e da lì è nata prima la canzone e poi il concerto in San Michele. Tutti i bambini della scuola canteranno insieme la canzone dedicata al pittore nato a Empoli, quindi è in programma un vero e proprio concerto con musica rinascimentale.
Un evento organizzato dall’associazione ‘Suonamidite’, dal Borgo Pontormese, dalla parrocchia di San Michele Arcangelo e dal Comune di Empoli.
Il tutto a poche ore dalla conclusione della mostra ‘Pontormo e il suo seguito nelle terre di Empoli’. Oltre alla coordinatrice di plesso, l’insegnante Gabriella Miseria, tutte le docenti della scuola ‘elementare’ sono state impegnate nel progetto “Fa bella la tua terra”, con il supporto di Cristina Gelli, curatrice della mostra, e Belinda Bitossi, sua assistente.
In questo contesto di avvicinamento culturale e didattico dei bambini, dalla classe prima alla quinta, tutti indistintamente, si è inserito Mario Costanzi, musicista e parroco che anima da anni l’oratorio di Cortenuova, presidente dell’Associazione Suonamidite.
La canzone per ‘Il Pontormo’, cantata prima dai bambini e nel finale da Costanzi, è oggettivamente un piccolo capolavoro. Don Mario ha saputo raccontare l'intera vicenda umana e artistica del Carrucci. Con richiami intimistici e stilistici. Il tutto in rima e con un linguaggio simil italiano del tempo. Il testo lo proponiamo in fondo e merita davvero una sottolineatura.
“La musica richiama melodie rinascimentali - spiega il cantautore e compositore don Mario – faremo due versioni. All’inizio spazio ai bambini della scuola con il mio accompagnamento alla chitarra e il loro canto. Poi al termine una versione più ricercata con io che canto accompagnato da arpa celtica, chitarra, contrabbasso e percussioni. Nel mezzo il vero evento musicale”. Con Mario ci saranno Andrea Laschi, Lorenzo Alderighi, Claudia Duranti, poi Amelia, Fabio e Margherita Lissia e anche Antonella Natangelo”.
L’ingresso è libero, l’evento si tiene alle 21 di sabato 1 marzo alla chiesa di San Michele Arcangelo
IL PONTORMO
Sono nato qua dove il fiume scorre tra viti ed alberi maestosi
dove madre natura dipinge affreschi di unica beltà
Come vaga memoria quei volti antichi di padre e madre premurosi
così tosto presi alla vita e a un figlio rimasto in povertà
così crebbi selvaggio ed inerme, di mia madre la madre mi volse
io testardo ed inquieto che dipingevo a colori il grigio dei miei guai
sopra i muri di casa a Pontorme, sulla terra di strade e di balze
le mie prime figure costì lasciavo e per sempre alfine me ne andai
Tra le corti antiche e i severi fasti dell’arte buona di Firenze
mi trovai ben presto a imparar mestiere in botteghe di città
e non fui soltanto discente ligio a un dovere fatto di obbedienze
ma cercai nell’arte dipinta il segno di una smarrita verità
quando giovane artista dipinsi del vangelo i misteri nascosti
sui frontoni e le mura dei templi antichi a narrare al volgo santità
la mia arte in un lampo si spinse al di là dei precetti imposti
da maestri saggi e ancor più pudichi e nemici della mia libertà
Come scure infame sugli indifesi riverse peste virulenta
si contarono a mille e di più gli offesi a Firenze per l’infermità
Fu così che io mi partii ancora a fuggire sorte ‘sì cruenta
e mi scelsi monaci quieti di certosa per la mia cattività
Affinai la mia arte nei chiostri e le mura riempii dei miei sogni
Quel silenzio mi prese la gioia ma più scaltro nell’arte mi trovai
E a Firenze tornai tra i maestri raffinato nei tratti e nei segni
così fu che mi presero a corte, là il mio nome era conosciuto ormai
Nella mia bottega in città raccolsi disegni e schizzi di ogni sorta
mentre l’estro della mia arte già tra palazzi e chiese riecheggiò
Ma le linee astratte e i colori forti eran specchio di un’anima contorta
e tra i nomi austeri del mio presente ci fu chi di me si beffò
Alle forme perfette e coerenti di quell’opere ormai conosciute
preferii le mie scure ed incerte sagome intrise di ogni umanità
Di paure e di sguardi dolenti di tormenti e speranze perdute
io divenni il pittore che fu presago di un arte nuova e senza età
Così fu il mio viver di poche cose e di miseri pasti solitari
e di pochi amici e di più incapace di aver con loro carità
solo il mio Bronzino mi fu compagno di arte come ve n’è rari
e d’affetto seppe colmare i giorni di gioia o di calamità
lascerò su un diario i miei stenti la mia fama a chi vuol giudicare
la mia anima è scritta sulle pareti e le tele appese qui in città
stupirò anche i più disattenti però adesso lasciatemi andare
come sempre da solo a spiegar le vele anche questa si chiama libertà
Passeran secoli al mio ritorno e vedranno anche ciò che sparì
per la gente comune sarò il Pontormo che visse d’arte e ne morì