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Enrico Rossi in consiglio regionale: "Ultimo anno di legislatura, non sprechiamo la risorsa". Rifondazione va all'opposizione

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Il consiglio regionale (foto gonews.it)

La crisi, “la più grave dell’ultimo secolo”, ha segnato la Toscana con numeri e capitoli che il presidente della Regione, Enrico Rossi, passa in rassegna dinanzi all’assemblea toscana. “Mai così pesanti – dice - sono stati i tagli allo stato sociale e le risorse alla Regione”, passate da 2,5 miliardi a 1,6; “mai era stata tagliata la spesa alla sanità, che invece è stata ridotta dell’8 per cento in questi due anni”. Gli indici continuano con l’arretramento del Pil – meno 2,5 per cento dal 2010 -; la disoccupazione – “mai è stata così alta” -, specialmente quella giovanile, che stacca cifre drammatiche: “tra i 15 e i 19 anni, dall’inizio della legislatura a oggi è passata dal 15 al 21 per cento”. A questi si aggiungono i cosiddetti ‘neet’ (giovani al di fuori dei percorsi di lavoro, studio, formazione), che in Toscana oggi sono al 20 per cento, “qualcosa come 100mila ragazze e ragazzi”. E poi le imprese che hanno chiuso i battenti: “Ben 6mila 500 dal 2010 ad oggi”, ricorda Rossi. Eppure, a distanza di 2 anni e mezzo da quando è iniziata la fase più acuta della crisi, estesa dall’Europa al nostro Paese, “la nostra regione ha saputo reagire, mostrando segni di vitalità nelle sue articolazioni pubbliche e private”. Mostrando quanto meno, continua il presidente, “una elevata capacità di resistenza” che ha prodotto “persino risultati incoraggianti”, in un contesto politico nazionale ed europeo incentrato sulla compressione delle spese che “hanno prodotto un aggravamento della crisi”.

In un quadro difficile, insomma, la Toscana ottiene oggi risultati migliori sui parametri fondamentali rispetto a Lombardia, Veneto, Emilia Romagna (i parametri che Rossi evidenzia: consumi famiglie, consumi Pa, investimenti, Pil, export, occupazione). I meriti, aggiunge il presidente, vanno anche alla “Toscana dinamica”, quella delle imprese manifatturiere, delle produzioni di qualità orientata all’export che cresce, della “Toscana che tiene su turismo, agricoltura, agroalimentare”.

Rossi rivendica “i conti della Regione in regola”, anche quelli sanitari così come “certificati e passati al vaglio della Guardia di Finanza”. In questo ambito, la qualità dei servizi, nonostante le risorse ridimensionate, “ha tenuto e primeggia nel quadro italiano”. “Non abbiamo ridotto la spesa sociale, per la scuola e per la cultura”, aggiunge. Poi c’è la politica sui Fondi europei, “ che sono stati spesi e bene”: il riferimento è al supporto delle imprese nei processi di sviluppo e di innovazione, ma anche alle istituzioni locali “che hanno promosso investimenti”.

“Siamo la Regione che ha realizzato un progetto integrato per l’autonomia dei giovani, GiovaniSì, che è diventato un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo”.

La spending rewiew – “anche in Consiglio, con la riduzione delle spese e dei consiglieri” -, accanto alla razionalizzazione operata in tutti i settori – aziende promozione del turismo, Ato, consorzi idraulici, trasporto pubblico locale con gara unica regionale – non ha impedito di porre le “condizioni per l’ammodernamento infrastrutturale della Toscana”, dove è stata messa in atto “una mole enorme di lavoro che ci consentirà di recuperare il ritardo storico in questo settore”, fondamentale “soprattutto per industria e turismo”.

Nonostante il quadro difficile, la Regione “non ha mai fatto mancare la vicinanza ai cittadini lavoratori in tutte le situazioni di difficoltà” ed è stata “presente in tutti i casi di crisi aziendale o di calamità naturale”.  Un ruolo fondamentale è stato quello del volontariato, che ha permesso alla Toscana di “saper mantenere alto il valore civico di solidarietà e  coesione sociale”, ma Rossi elenca anche gli interventi sul tema della povertà: prestito sociale,  bonus bebè, aiuti alle famiglie numerose e con figli disabili, microcredito. “Interventi che sulla base di questa prima esperienza dovranno essere ulteriormente rafforzati e affinati”.

Lo scenario di crisi che ha colpito la Toscana ha avuto “enormi conseguenze” anche sul piano politico, spiega all’aula il presidente della Regione, Enrico Rossi. Sono state “ridimensionate” forze che avevano raggiunto “una notevole consistenza in questa regione”, come l’Idv; ne sono apparse altre e non presenti in Consiglio come il M5S; processi di “trasformazione profonda” sono avvenuti sia nel campo della maggioranza dello stesso Consiglio regionale, che in  quello dell’opposizione. Insomma, “è sostanzialmente cambiata la geografia politica”. Tutto ciò “impone che si proceda in quest’aula a una valutazione dello stato delle cose presenti”. Lo scopo è di delineare “un patto di fine legislatura che consenta di acquisire risultati ulteriori”, frutto di discussione ed elaborazione “in gran parte già compiuta e fatta insieme, Giunta e Consiglio”.

Si tratta di “certificare la volontà di cambiare il passo” per consolidare i risultati a favore della società toscana; o anche di “verificare che non esistono le condizioni per affrontare questo scatto finale”.

Rossi parla di “scelta politica” che dipende innanzitutto “dalla  volontà dei singoli consiglieri e di tutti noi, singolarmente presi, persino al di là delle appartenenze”; ma richiama anche il quadro di un “vincolo di solidarietà e collaborazione che attiene alla responsabilità della maggioranza e che è la ragione fondamentale con cui senza trasformismi una coalizione di forze diverse decide di assumere l’onere del governo”. Il richiamo, esplicito, è perciò rivolto “alla maggioranza di centrosinistra e, laddove possibile, al supporto dei consiglieri che si riconoscano in questo progetto”.

Il presidente traccia il quadro dell’impegno comune e chiede che “il Consiglio si esprima formalmente” sulla sua proposta; quella che da una parte circostanzia “le condizioni per il rush finale” e dall’altra esprime la “necessità di un rilancio dell’azione di governo in questo finale di legislatura, con l’immissione di forze nuove che ci consentiranno meglio di perseguire l’obiettivo”.

Nell’agenda comune sono iscritti una serie di “atti importantissimi” che la Giunta ha già inviato al Consiglio. Rossi li elenca puntualmente: norme per il governo del territorio, piano del paesaggio, piano ambientale ed energetico regionale, piano regionale dei rifiuti e delle bonifiche, piano socio-sanitario integrato. Sul tavolo anche la legge di iniziativa consiliare sull’organizzazione dei servizi socio-sanitari e “ovviamente, con carattere di priorità, la nuova legge elettorale per la regione e la nuova legge per l’istituzione della Fondazione della Cultura Toscana”. In Giunta, dice ancora Rossi, sono stati predisposti ulteriori atti che “saranno presto“ inviati al Consiglio e che investono materie di primaria importanza: la difesa della costa, la disciplina per la tutela di parchi, aree protette e biodiversità, la modifica della legge su cave e miniere. In primo piano anche “l’importantissimo” rissetto dell’ordinamento istituzionale regionale che sarà conseguente all’approvazione del DL ‘Del Rio’, previsto entro il marzo di quest’anno. Di “particolarissima importanza per la ripresa economica”, la formazione professionale e l’istituzione dell’agenzia regionale per il lavoro. “Questi atti chiedono che si intensifichi il nostro lavoro per approvarli entro la scadenza del mandato, nel pieno rispetto dei poteri del Consiglio di apportare modifiche, nel quadro di un vincolo di solidarietà e collaborazione che anzitutto attiene alla responsabilità della maggioranza”, cui il presidente che rivolge l’appello “per rinsaldare i rapporti al suo interno”. Il Consiglio, per parte sua, ha l’opportunità di dire “apertamente cosa pensa”. Anche delle scelte fatte da Rossi “nell’autonomia che mi attribuisce lo Statuto”: la revoca di tre componenti della Giunta, e la nomina della vicepresidente Stefania Saccardi, con deleghe al sociale, alla casa, al volontariato e all’integrazione socio-sanitaria; di Emmanuele Bobbio, con le deleghe a scuola, università e formazione; di Sara Nocentini, cultura, commercio e turismo. Il presidente ha comunicato anche di aver pasato all’assessore Simoncini la delega al credito e a Bugli quella su personale e informatica. Le modifiche, ha concluso, sono frutto di “buon senso” e del “realismo politico” che deve “guidare pensiero e azione di un presidente di Regione” e specialmente di quello della Toscana a fronte delle importanti novità che riguardano l’ormai ex sindaco del capoluogo, Matteo Renzi.

Rossi, supportare lavoro Renzi perché abbia successo

"Faccio i miei migliori auguri a Matteo Renzi per la fiducia alla Camera. C'è solo da supportare il suo lavoro affinché abbia successo". Lo ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. "Ieri tra le tante cose che Renzi ha detto al Senato, la cosa che più mi ha interessato, - ha aggiunto Rossi - è quando ha parlato dell'assetto idrogeologico che anche io considero una priorità".

Il dibattito sulla comunicazione di Rossi

“Negli ultimi anni la crisi ha prodotto una caduta di redditto che, a sua volta, ha fatto contrarre i consumi dei cittadini toscani e in questa situazione la Giunta regionale, con l’ultima manovra economica, ha deciso un inasprimento fiscale per tutti. Quindi, presidente Rossi, è lontano dal vero quello che lei afferma come lavoro svolto in positivo per arginare la crisi che ha colpito la Toscana”. Lo ha dichiarato Giovanni Santini (FI) aprendo il dibattito sulla comunicazione con la quale il presidente della Regione, Enrico Rossi ha illustrato le priorità di fine legislatura e la sostituzione di tre assessori. Santini ha anche contestato “l’affermazione secondo la quale i conti della sanità sono in regola”. Santini, inoltre, ha fatto osservare che “rispetto a qualche mese fa è scomparsa la priorità delle modifiche al Pit che invece era stato un suo cavallo di battaglia in occasione del dibattito sull’allungamento della pista dell’aeroporto di Peretola”.

Secondo Stefano Mugnai (FI), la scelta della comunicazione al Consiglio regionale “è apprezzabile” ma “le ragioni esposte per motivare il cambio di tre assessori hanno radice nel riassetto di leadership interne al Pd e al Governo”. Mugnai ha sottolineato che “è difficile che in pochi mesi di legislatura si possano fare le cose che la Regione non è stata in grado di fare in quattro anni”. Inoltre, Mugnai ha definito “superficiale” la gestione del rimpasto di Giunta, “visto che il Collegio di Garanzia ha giudicato illegittima la sostituzione del vicepresidente”.

“A fine legislatura si dovrebbe fare il bilancio delle cose fatte e non presentare le priorità programmatiche di fine legislatura, anche perché le priorità programmatiche si presentano all’inizio di un’esperienza di governo”, ha sottolineato Giuseppe Del Carlo (Udc). E il problema, secondo Del Carlo, “è che le cose da fare sono ancora quelle di cui si parlava quattro anni fa”. Del Carlo ha sottolineato che “restano irrisolte alcune questioni fondamentali, tra cui quelle del credito, dove la Regione non ha mai speso una parola sulla vicenda del Monte dei Paschi”. Del Carlo, che ha giudicato il rimpasto di Giunta “un riequilibrio tutto interno al Pd in vista delle elezioni del prossimo anno” ha criticato l’affermazione di Rossi circa i conti della sanità: “Andrei cauto a dire che sono in regola”. E sulla revoca dei tre assesori ha affermato: “Deve far riflettere il fatto che in quattro anni si siano sostituiti cinque assessori su dieci”.

Critico l’intervento di Giovanni Donzelli (FdI): “Lei, presidente Rossi, parla di crisi economica e della necessità di adeguare l’azione di governo della Giunta, ma la sostituzione degli assessori è solo un mero scambio di poltrone che viene consumato mentre la Toscana affonda”. Donzelli ha sottolineato che “le inefficienze della Giunta” hanno prodotto 38 milioni di euro di finanziamenti bloccati dall’Europa. “E i conti della sanità”, ha aggiunto, “non sono a posto e con le Società della salute, il cui destino è ancora ignoto, si spendono oltre 5 milioni all’anno per pagare l’apparato politico-burocratico”. Donzelli ha anche chiesto dove siano “finiti i 28 milioni di euro destinati alla bretella Signa-Prato” e perché il presidente Rossi “abbia assunto un filosofo per aiutarlo a pensare”.

Lo scenario di crisi che ha colpito la Toscana ha avuto “enormi conseguenze” anche sul piano politico, spiega all’aula il presidente della Regione, Enrico Rossi. Sono state “ridimensionate” forze che avevano raggiunto “una notevole consistenza in questa regione”, come l’Idv; ne sono apparse altre e non presenti in Consiglio come il M5S; processi di “trasformazione profonda” sono avvenuti sia nel campo della maggioranza dello stesso Consiglio regionale, che in  quello dell’opposizione. Insomma, “è sostanzialmente cambiata la geografia politica”. Tutto ciò “impone che si proceda in quest’aula a una valutazione dello stato delle cose presenti”. Lo scopo è di delineare “un patto di fine legislatura che consenta di acquisire risultati ulteriori”, frutto di discussione ed elaborazione “in gran parte già compiuta e fatta insieme, Giunta e Consiglio”.

Si tratta di “certificare la volontà di cambiare il passo” per consolidare i risultati a favore della società toscana; o anche di “verificare che non esistono le condizioni per affrontare questo scatto finale”.

Rossi parla di “scelta politica” che dipende innanzitutto “dalla  volontà dei singoli consiglieri e di tutti noi, singolarmente presi, persino al di là delle appartenenze”; ma richiama anche il quadro di un “vincolo di solidarietà e collaborazione che attiene alla responsabilità della maggioranza e che è la ragione fondamentale con cui senza trasformismi una coalizione di forze diverse decide di assumere l’onere del governo”. Il richiamo, esplicito, è perciò rivolto “alla maggioranza di centrosinistra e, laddove possibile, al supporto dei consiglieri che si riconoscano in questo progetto”.

Il presidente traccia il quadro dell’impegno comune e chiede che “il Consiglio si esprima formalmente” sulla sua proposta; quella che da una parte circostanzia “le condizioni per il rush finale” e dall’altra esprime la “necessità di un rilancio dell’azione di governo in questo finale di legislatura, con l’immissione di forze nuove che ci consentiranno meglio di perseguire l’obiettivo”.

Nell’agenda comune sono iscritti una serie di “atti importantissimi” che la Giunta ha già inviato al Consiglio. Rossi li elenca puntualmente: norme per il governo del territorio, piano del paesaggio, piano ambientale ed energetico regionale, piano regionale dei rifiuti e delle bonifiche, piano socio-sanitario integrato. Sul tavolo anche la legge di iniziativa consiliare sull’organizzazione dei servizi socio-sanitari e “ovviamente, con carattere di priorità, la nuova legge elettorale per la regione e la nuova legge per l’istituzione della Fondazione della Cultura Toscana”. In Giunta, dice ancora Rossi, sono stati predisposti ulteriori atti che “saranno presto“ inviati al Consiglio e che investono materie di primaria importanza: la difesa della costa, la disciplina per la tutela di parchi, aree protette e biodiversità, la modifica della legge su cave e miniere. In primo piano anche “l’importantissimo” rissetto dell’ordinamento istituzionale regionale che sarà conseguente all’approvazione del DL ‘Del Rio’, previsto entro il marzo di quest’anno. Di “particolarissima importanza per la ripresa economica”, la formazione professionale e l’istituzione dell’agenzia regionale per il lavoro. “Questi atti chiedono che si intensifichi il nostro lavoro per approvarli entro la scadenza del mandato, nel pieno rispetto dei poteri del Consiglio di apportare modifiche, nel quadro di un vincolo di solidarietà e collaborazione che anzitutto attiene alla responsabilità della maggioranza”, cui il presidente che rivolge l’appello “per rinsaldare i rapporti al suo interno”. Il Consiglio, per parte sua, ha l’opportunità di dire “apertamente cosa pensa”. Anche delle scelte fatte da Rossi “nell’autonomia che mi attribuisce lo Statuto”: la revoca di tre componenti della Giunta, e la nomina della vicepresidente Stefania Saccardi, con deleghe al sociale, alla casa, al volontariato e all’integrazione socio-sanitaria; di Emmanuele Bobbio, con le deleghe a scuola, università e formazione; di Sara Nocentini, cultura, commercio e turismo. Il presidente ha comunicato anche di aver pasato all’assessore Simoncini la delega al credito e a Bugli quella su personale e informatica. Le modifiche, ha concluso, sono frutto di “buon senso” e del “realismo politico” che deve “guidare pensiero e azione di un presidente di Regione” e specialmente di quello della Toscana a fronte delle importanti novità che riguardano l’ormai ex sindaco del capoluogo, Matteo Renzi.

Per il vicepresidente del gruppo Forza Italia Paolo Enrico Ammirati, il presidente Rossi aveva “una strada e una soltanto, non quella di venire in Aula, ma quella per tornare a casa e riconsegnare il potere di scelta agli elettori”. Il “terremoto politico” com’è stato definito dal vicepresidente, ratifica un “fallimento completo”. La comunicazione contiene “gli stessi obiettivi programmatici presentati esattamente quattro anni fa”. “Ma non è più la Toscana di una volta dove si decideva tutto a tavolino”, ha avvertito Ammirati. “Oggi il presidente è venuto in Aula – ha continuato – disegnando una Toscana che non è quella che lei aveva programmato. Ha tradito gli ideali che ha sempre professato”. Augurandosi uno “scatto di dignità”, il vicepresidente ha quindi concluso chiedendo a Rossi le dimissioni.

Di comunicazione “sorprendente” sul piano “politico-amministrativo” ha parlato la portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni (Forze Italia) perché “tocca i limiti di questi quattro anni di governo regionale per trasformarli in punti di forza con una schiettezza retorica che lascia ammutoliti”. Sulla richiesta di uno “scatto di responsabilità viste le tante cose ancora da fare”, invocato dal presidente, Fuscagni si dice d’accordo: “Questo Consiglio deve ancora approvare il 90 per cento di ciò che qualifica il lavoro della Giunta”, ma, avverte “non ci sarà nessuna galoppata, nessun scatto di reni o di orgoglio. Questa legislatura è a meno di un anno dalla sua scadenza naturale ed è stata incapace di approvare e mettere a sistema ciò che avrebbe dovuto fare”. Sul rimpasto, la portavoce dell’opposiozione ha aggiunto che viene fatto “sostituendosi ai toscani, come se si fossero vinte nuove elezioni. Non funziona così” e citando la sostituzione “come fosse un semplice assessore” della vicepresidente Targetti, Fuscagni ha ribadito come “fosse stata scelta e resa nota perché così doveva fare e non è detto che mondi come quello degli industriali abbiano scelto questo presidente proprio in funzione della sua vice”. Ancora rivolgendosi a Rossi, ha chiarito come “non abbia vinto da solo, semmai ha preteso di governare da solo”. “Di fronte a questa modificazione della politica, una sola strada è possibile: le dimissioni e la ricandidatura perché il cambiamento invocato è solo nelle mani dei toscani”, ha concluso.

“Con il limite della nostra rappresentatività, ma con la forza delle nostre idee per una Toscana più protagonista e più moderna, i socialisti le riconfermano la fiducia, con l’augurio che la nostra visione possa contribuire ad orientare il timone della crescita e della modernizzazione”. Così Pieraldo Ciucchi (Gruppo misto) ha espresso il suo parere alla comunicazione del presidente Rossi pur ribadendo come la “rivoluzione riformista che avevamo in mente e che doveva promuovere un piano innovativo per il turismo, il termalismo e la cultura, ha finito con il partorire non una Toscana orientata a trasformare la bellezza in ricchezza, ma la rappresentazione di una Toscana taroccata”.

Sulla “rottura” consumata a sinistra, il consigliere Mauro Romanelli (Gruppo misto) ha auspicato un lavoro di “ricomposizione. Questa maggioranza va ricostruita”, ha detto, ricordando le “diversità che negli anni abbiamo difeso e condiviso”. “Da domani – ha rilevato – lavoreremo sui singoli atti senza pregiudizio alcuno. Saranno poi i fatti a parlare”. Sui cambiamenti da operare, il consigliere ha ricordato quello “urgente”, relativo al regolamento sulla cannabis a scopo terapeutico. “Abbiamo commesso degli errori che stanno provocando difficoltà e sofferenze ai malati. Occorre intervenire”.

Prosegue, questa mattina in aula, il dibattito sulla comunicazione del presidente Rossi sulle priorità di fine legislatura e la sostituzione di tre assessori. Il primo ad intervenire è stato Paolo Marini (Fds-Verdi) che ha parlato di “crisi economica già nota dal 2008” che “la Regione Toscana ha affrontato con le prime misure del Governo Martini e dalla quale la Toscana sta uscendo con danni minori rispetto ad altre regioni”. “Voglio sottolineare – ha detto il consigliere - un punto chiaro e negativo: tutte le ricerche ci dicono che l’uscita dalla crisi per diversi anni non porterà occupazione, la formazione professionale dovrà quindi essere più attenta e rispecchiare le esigenze delle aziende”.

“Il cambio squadra ad un anno dalla fine della legislatura è tardivo”. Così interviene il capogruppo di Più Toscana – NCD Antonio Gambetta Vianna. “Capisco il cambio nel panorama politico regionale e nazionale ma il cambiamento più profondo – ha detto rivolgendosi al presidente Rossi -  è all’interno del suo partito, non esiste solo il Pd in Italia”. Gambetta ha poi parlato dell’”altissima pressione fiscale”, invitando almeno la Regione “a ridurre la propria tassazione”, della crisi delle aziende “molte hanno chiuso – ha detto – a causa della concorrenza sleale come a Prato”. Infine, il capogruppo ha parlato della legge elettorale “sono favorevole ma con il ripristino delle preferenze”.

A sostegno del presidente Rossi si è espresso il consigliere Idv Marco Manneschi. “Sono orgoglioso – ha dichiarato – di aver fatto parte di questo Consiglio, che ha saputo compiere azioni concrete. Il programma di Governo è stato secondo me per gran parte rispettato, abbiamo realizzato riforme coraggiose e altre importanti sono in fase di elaborazione. Il consiglio ha collaborato con la giunta ma ha anche dimostrato di saper lavorare in maniera autonoma. Credo quindi che si possa proseguire in modo costruttivo il nostro lavoro”.

Giudizio negativo sull’operato della Giunta arriva da Marina Staccioli (FdI): “La Toscana – ha detto la consigliera – non ha saputo reagire alla crisi, i dati sulla disoccupazione, soprattutto giovanile, sono allarmanti. Allo scenario si aggiungono poi vicende poco chiare nelle quali la Regione è stata protagonista, dalla Asl di Massa, alla Tav, fino alla turbativa d’asta sui ponti in Lunigiana”. Parlando di sanità Staccioli afferma: “I servizi sanitari sono poi carenti, le liste d’attesa sono talmente lunghe che obbligano i cittadini a rivolgersi a privati e in più sono stati costruiti quattro nuovi ospedali di cui due non ancora inaugurati per problemi strutturali”.

Maria Luisa Chincarini (CD) ha espresso tutta la sua contrarietà:  “Con questa manovra bislacca – ha detto - Rossi ha piegato le istituzioni per problemi interni al suo partito, è vittima di un conflitto di interessi. Non credo – ha aggiunto la  capogruppo – che ci sia volontà di cambiamento, in sanità non si parla di società della salute, da 4 anni si cerca di eliminare questi carrozzoni”. Riguardo alla formazione professionale Chincarini aggiunge “dobbiamo domandarci quante persone abbiano trovato lavoro dopo esser passati dalla nostra formazione”. “Non è stata nemmeno fatta – conclude la consigliera – la legge elettorale”.

Cinque le sollecitazioni sulla formazione professionale che il consigliere Nicola Danti (Pd) rivolge al neo assessore Emmanuele Bobbio. “Evidenzio – ha detto Danti - la necessità di legare i finanziamenti all’occupabilità delle persone formate, di coinvolgere le imprese nel processo formativo, il bisogno di avere meno agenzie formative ma più competenti e qualificate con un sistema di accreditamento più selettivo e specializzato”. “Inoltre - continua Danti – dobbiamo semplificare le procedure burocratiche nell’attività formativa ed esigere l’incompatibilità tra i soggetti che programmano la formazione e quelli che poi la gestiscono”. Danti ribadisce con forza la fiducia a Rossi e alla nuova squadra “una condizione – ha concluso – per portare a termine il lavoro iniziato”.

“Il presidente non poteva non prendere atto del ‘terremoto’ che ha investito la politica nazionale, non si poteva far finta che lo scenario politico fosse lo stesso del passato”. Questo il commento del consigliere Udc Marco Carraresi. “Condivido – ha detto il consigliere - la proposta del governatore di un patto di fine legislatura, frutto di un lavoro e di una discussione aperta tra giunta e consiglio e che vada oltre l’appartenenza ai gruppi. Anche la contrapposizione stessa tra maggioranza e opposizione, che aveva senso e dignità all’inizio della legislatura, ne ha adesso molto meno”. “E’ la prima volta – ha concluso Carraresi – che gli atti che la Giunta invierà al Consiglio non saranno blindati, il Consiglio potrà apportare modifiche, miglioramenti e integrazioni ai testi proposti”.

Pieno sostegno e fiducia al governatore Rossi anche da Marta Gazzarri per le sue “politiche riformatrici ed innovatrici soprattutto dal punto di vista urbanistico e del territorio”. “Rossi si è trovato di fronte – ha detto la capogruppo Idv – non solo ad una crisi economica ma anche idrogeologica che ha dissestato il territorio”.

Atto doveroso e sostegno pieno al presidente anche da parte del consigliere Pd Paolo Bambagioni: “Il quadro politico è mutato e il presidente non poteva non tenerne conto. Cambiamenti negli assetti politici ci sono stati anche per il Pdl in questo stesso Consiglio e non c’è stato certo bisogno di tornare a votare”. “Credo – ha aggiunto il consigliere- che alcune critiche ricevute dalla giunta Rossi siano state quantomeno ingenerose. Il sistema sanitario, per esempio, non è certo al collasso, semmai è in fase di trasformazione”. Bambagioni ha voluto sottolineare, tra i punti programmatici: la “nuova legge elettorale da votare con l’inserimento delle preferenze” e la “creazione di un sistema legislativo e organizzativo a tutela della Protezione Civile”.

Sgherri  (Federazione della Sinistra/Verdi):”Non cambia il nostro giudizio negativo nel merito e nel metodo, da oggi all’opposizione”

Dibattito sul rimpasto di Giunta Regionale. Il quadro che emerge oggi e che è evoluto nel corso degli ultimi dieci giorni non cambia – non può cambiare - il nostro giudizio, negativo; non condividiamo quanto avvenuto nel merito e nel metodo. Rimane completamente lesa la dignità di Rifondazione Comunista. Il dato rimane tutto dopo aver ascoltato e letto con attenzione la comunicazione del Presidente Rossi. E’ quanto afferma Monica Sgherri a nome di Rifondazione Comunista. Nel merito perché:

- nella comunicazione non vi è niente che motivi il “licenziamento” dell’Assessore Allocca: i Piani che sono indicati, fra cui quello socio sanitario, nascono e si sviluppano dalla maggioranza che ha guidato la Regione fino ad oggi; e poco ha a che fare il fatto  che siamo di fronte ad una crisi profonda: condizione nota e sulla quale ci misuriamo da quattro anni. Semmai la novità avrebbe dovuto essere la verifica sull’efficacia delle proposte e delle azioni messe in atto.

- Se invece il mutamento dello scenario politico, come indicato nella comunicazione, è il motivo, allora se esso è tale da imporre tali defenestrazioni dalla Giunta la rappresentatività logicamente dovrebbe venir meno anche per il Consiglio e quindi dovremmo tornare al voto!

Allora quale il vero motivo ? Quello che abbiamo già indicato lunedì scorso nella nostra nota: l’allinearsi agli esiti congressuali del PD; al Governo nazionale abbiamo la stessa maggioranza di prima ma con un nuovo inquilino a Palazzo Chigi, cioè chi a vinto il congresso PD e qui in Regione ci si accoda facendo spazio al rappresentante del vincitore, cioè la nuova vice presidente. Insomma una normalizzazione. Il resto dei cambiamenti sono utili a celare questa sostanza. L’esito è quanto abbiamo già detto: una giunta monocolore PD con l’aggiunta di figure indipendenti di alto profilo.

Problemi tutti del PD e nel PD che emergono con tutta evidenza anche dalla vicenda di Tomaso Montanari, ipotizzato come assessore e fatto poi cadere per il veto dei vincitori del congresso di quel partito.

A ulteriore conferma di ciò, di un “cambio di verso” della Giunta Regionale il fatto che non siamo certo di fronte a continuità quando la neo vice presidente afferma che – come riportato dalla stampa – “nonostante i conflitti” (ricordiamo l’astensione del Comune di Firenze sul piano socio sanitario in sede di conferenza regionale delle società della salute) non sarà impedita a trovare “il livello comune di collaborazione, a patto di migliorare la vita della gente”; fino a ora non era stato quindi lavorato per questo miglioramento?

Ma c’è di più nella comunicazione: un appello ai singoli consiglieri, per il rilancio dell’attività della Regione, anche oltre la loro appartenenza: prove di trasversalità e larghe intese ?

Questo nel merito, nella forma: ci è stato di fatto detto di “mangiare questa minestra o di saltare dalla finestra”, cioè messi di fronte al fatto compiuto, con una logica “padronale” che poco a che fare con la storia e la modalità che dovrebbero ispirare la sinistra!

Non può quindi cambiare il nostro giudizio, visti i motivi profondi e oggettivi e visto che il presupposto di quanto accaduto è la ricerca della nostra subalternità, anche di fronte alla scelta come assessore di Sara Nocentini: persona di cui conosciamo le capacità e che gode della stima di Rifondazione Comunista, certi che saprà lavorare bene se messa in condizione di farlo.

Se, come fa nella comunicazione in aula, il presidente Rossi afferma di voler mantenere la coalizione che lo ha sostenuto allora dovrebbe uscire da logiche che ci riducono a subalternità e ripristinare il riconoscimento della dignità di tutte le soggettività, delle loro pari dignità. Per il metodo e il merito di quanto accaduto saltiamo – conclude Sgherri -  quindi oggi “dalla finestra” e ci collochiamo all’opposizione.

“Con Matteo Renzi è crollato anche l’ultimo diaframma che separava il Pd dagli altri, quello di essere una forza politica basata su un progetto politico, condiviso da una comunità di persone. Il nuovo corso è iniziato anche da noi…”. Lo ha dichiarato Pier Paolo Tognocchi (Pd), sottolineando di non volere “essere in sintonia con il modo in cui Renzi è diventato premier, la più classica delle manovre di palazzo”, pur sostenendo “il programma del presidente Rossi, anche in questo passaggio finale”. Tognocchi ha chiesto alla Giunta di mantenere gli impegni sull’aeroporto di Firenze, con una pista di 2000 metri e nessun soldo pubblico per realizzarla. A suo giudizio, inoltre, deve essere riformato il sistema della promozione. “In questa fine legislatura avrà la riconoscenza di molti cittadini – ha concluso – se saprà legare il suo nome ad un antivirus efficace contro le furbizie, le astuzie, gli inganni, il populismo, la personalizzazione estrema”.

“Mi sarei aspettato qualcosa di più chiaro sulla semplificazione e la sburocratizzazione, i rapporti tra l’ente Regione e chi fa impresa”, ha affermato Nicola Nascosti (Forza Italia), deluso dal fatto che nella riorganizzazione complessiva delle deleghe non si siano riunite tutte quelle relative alle attività produttive. Al contrario, viene scorporata la formazione professionale. A suo giudizio anche la promozione avrebbe bisogno di un riordino complessivo, con un unico soggetto. Nelle norme sul territorio e sul paesaggio, inoltre, si impongono solo vincoli e non vengono visti anche come opportunità. “Serve un patto di sviluppo con le imprese, per il rilancio delle piccole e medie aziende – ha concluso Nascosti – Sulla pista per l’aeroporto di Firenze non sarà la Regione a decidere, ma lo hanno già fatto Enac e ministero”.

“L’invito che ho fatto in apertura di ascoltare la relazione di Renzi alla Camera prima del dibattito era ironico, ma il legame tra quanto successo tra Firenze e Roma e la riorganizzazione della Giunta è evidente – ha dichiarato Marco Taradash (Ncd) – C’è stato un cambio di maggioranza nel partito democratico e l’ingresso nella Giunta di esponenti della nuova maggioranza. Non ci sarebbe stato nessun cambiamento, se il presidente Rossi non avesse richiamato dalla sua storia antica il concetto fondamentale di partitocrazia, che regge i suoi comportamenti”. Secondo Taradash ciò che separa la sinistra dal centrodestra è una diversa concezione dello stato nei suoi rapporti con il cittadino, tra il potere politico e l’impresa economica. “Il presidente Rossi si inchina e accetta le regole del potere – ha rilevato – imponendo alla Toscana una campagna elettorale, che inizia oggi all’insegna della discontinuità. Non dà nessuna risposta sul perché non sia riuscito a realizzare il programma di legislatura”.

A conclusione di questi interventi, i lavori del Consiglio regionale sono stati aggiornati a domani, mercoledì 26 febbraio, a partire dalle 9.30.

Mango (PdCI): "La Toscana non #cambiaverso"

"La nomina di Sara Nocentini in giunta regionale, come assessore alla cultura turismo e commercio, ci pare che vada nella giusta direzione. Una donna comunista va a sostituire il compagno Salvatore Allocca, che ha ben lavorato e che ringraziamo per quanto fatto fino ad oggi. Sara guiderà un assessorato importante. Gli equilibri nella giunta Rossi restano invariati, nonostante le pressioni del nuovo presidente del consiglio. La Toscana non #cambiaverso. E il Partito dei Comunisti Italiani continuerà ad essere impegnato nelle consuete battaglie per il lavoro, l’equità e i diritti sociali in Toscana. Auguriamo buon lavoro a Sara e rinnoviamo il nostro impegno a fianco del presidente Rossi". Così  Lucia Mango, segretario regionale Comunisti Italiani, e Paolo Marini, consigliere regionale FdS – Verdi.

Ammirati attacca Rossi: "Forse vuole emulare Renzi, entrambi potrebbero fare il sindaco di Collodi"

"Forse il Governatore Rossi vuole emulare Renzi, entrambi potrebbero fare il sindaco di Collodi".

E' tranciante il giudizio di Paolo Enrico Ammirati (FI) sul rimpasto di giunta operato da Enrico Rossi, i cui comportamenti sono, secondo il Vice Presidente azzurro, "assonanti con quelli del nuovo Premier".

Parole e promesse del Rossi Presidente, clamorosamente smentite dai fatti: "Si è sempre dichiarato di sinistra, ma in poChi giorno ha rinnegato i suoi valori. Ha investito su giovani assessori e, con altrettanta facilità, li ha cacciati senza scrupoli. Ad altri, invece, ha semplicemente mutilato le deleghe".

Da Ceccobao a Scaramuccia, da Targetti a Scaletti ad Allocca: "Caro Presidente - ha incalzato Ammirati - questa non è più la Toscana di una volta dove tutto si decide a tavolino".

Sui risultati dei quattro anni del Governo Rossi il Vice Presidente di Forza Italia è impietoso: "Un completo fallimento, altrimenti Rossi non si sarebbe ritrovato a fissare gli stessi obbiettivi, irrealizzati, di quattro anni fa".

Non mancano i riferimenti ai gravi errori di Enrico Rossi: "Gravissimi non gravi - attacca Ammirati. Il buco di Massa, viste le presunte competenze del Presidente Rossi, avrebbe meritato spiegazioni politiche approfondite, anche alla luce dell'assoluzione del DG Delvino, cui chiese un corposo risarcimento danni. Di fronte a questa situazione Enrico Rossi avrebbe dovuto solo rassegnare le dimissioni".

Durissimo il giudizio di Ammirati sul rimpasto in giunta: "Sarebbe questa la modernizzazione tanto promessa ? Per me si tratta di un'operazione politica di basso negoziato".

L'invito rivolto a Rossi è immediato: "Abbia uno scatto di dignità e ci consenta di tornare a votare per avere quella legittimazione che i governi della Toscana e della nazione non hanno perché non sono stati eletti dai cittadini".

Romanelli (SEL): “La Toscana sappia mantenere la sua positiva diversità rispetto agli assetti nazionali e alle larghe intese”. “Plauso per la nomina di Sara Nocentini, un’ottima notizia per la Sinistra toscana”

“Il dato fondamentale per Sinistra Ecologia e Libertà è che la Regione Toscana, la sua Giunta, la sua maggioranza di centrosinistra, sappiano mantenere quegli elementi di positiva diversità tenuti fino ad adesso rispetto alla politica nazionale delle larghe intese”.

“Riconosciamo al Presidente Rossi quanto fatto e sostenuto in questi quattro anni, la sua diversità in un mare in tempesta, l’impegno sulla povertà, sulla scuola pubblica, sulla cultura, per i giovani, la difesa del territorio, così come non abbiamo mai nascosto nè nascondiamo alcune diversità di vedute, in particolar modo sulle scelte di alcune opere infrastrutturali”.

“La nomina ad Assessore alla Cultura di Sara Nocentini – dichiara il Consigliere Regionale di Sinistra Ecologia e Libertà - è una bella notizia per la Sinistra toscana nel suo complesso e per tutti i cittadini che hanno a cuore il merito, l'onestà e la coerenza”. “Sara Nocentini è persona dalla moralità specchiata, di cui apprezzo la preparazione culturale, l’impegno nell'associazionismo e nel volontariato, l’attivismo nei movimenti”.

“In questo difficile passaggio della politica toscana, caratterizzato da un rimpasto di Giunta nato male, nel merito e nel metodo, questa scelta qualificante del Presidente Rossi può rimetterci in carreggiata, pur non potendo, lo comprendo bene, sanare immediatamente tutte le lacerazioni che si sono prodotte con il passaggio di Rifondazione all’opposizione”. “Sel, pur non indicando alcun nome e rifiutando ogni ipotesi d’ingresso in Giunta al posto di un'altra forza di sinistra, ha molto perorato una soluzione che andasse in questa direzione”. “Visto il complesso della vicenda, non possiamo dirci soddisfatti, ma sicuramente siamo in parte sollevati”.

“La preoccupazione per una deriva sulle larghe intese rimane, e questo non potrebbe che trovarci totalmente contrari, ma valuteremo i fatti, chiedendo un rilancio e un impegno maggiore sulle energie rinnovabili, le politiche ambientali, la revisione degli errori sul piano dei rifiuti, in primis l’aumento del carico di rifiuti su Case Passerini, i diritti civili, con la correzione immediata del regolamento attuativo sulla cannabis terapeutica, regolamento a oggi penalizzante per i pazienti”. “Solo così si potrà ricostruire una forte alleanza anche a Sinistra, senza cedere alle sirene di quanto accade a Roma”.

“Termino quindi augurando buon lavoro anche ai neo Assessori Bobbio e Saccardi, dalla quale ci divide certamente l'adesione al modello renziano e precedenti scelte politiche fatte nel Comune di Firenze, ma con la quale altresì ci confronteremo lealmente sui fatti, ed esprimo nello stesso tempo una sincera solidarietà agli Assessori uscenti, Allocca, Scaletti e Targetti, con cui ho potuto negli anni collaborare e discutere positivamente”.

Marini (FdS – Verdi) : ‘Fiducia alla nuova giunta Rossi’.

L’analisi della situazione che il presidente Rossi ci ha proposto con la sua relazione non fa una piega. Dal 2008 stiamo attraversando la crisi economica e finanziaria più grave di sempre, ed ancora siamo lontani dall’uscirne. Non dimentichiamo che le prime misure, a sostegno del lavoro e dei lavoratori, sono state prese già nella legislatura precedente all’attuale. Quando a livello nazionale il ritornello ricorrente era, ‘ non c’è la crisi, i ristoranti sono sempre pieni!’. Grazie a quelle prime misure oggi la Toscana, pur provata, affronta la crisi meglio di altre regioni. Eppure siamo consapevoli che le politiche regionali da sole non bastano, serve un impegno forte a livello europeo, perché l’uscita dalla crisi non determinerà in automatico la ripresa dell’occupazione. Ringrazio gli assessori regionali uscenti, in particolare Salvatore Allocca, per il lavoro svolto. Auguro buon lavoro ai nuovi assessori, in particolare a Sara Nocentini il cui curriculum non si discute. Da sinistra dobbiamo ripartire, proprio grazie al lavoro che Sara farà in giunta, per ritrovare una unità che ci consenta di fare di più e meglio per i diritti e il lavoro.

Gambetta Vianna e Lazzeri (Ncd): “Mercato di riparazione per cambiare squadra deludente”

«In termini calcistici, la Giunta Rossi rimpastata ad un anno dalla fine della legislatura si può definire una squadra corretta col mercato di riparazione: quando si prendono giocatori nuovi e se ne cacciano altri vuol dire che si vuol migliorare ma che, al contempo, quanto fatto finora è stato deludente. Il rimpasto ci sembra tardivo specie considerando che è avvenuto in campi strategici come le politiche sociali e per la casa e mentre ci si appresta a varare il nuovo piano socio-sanitario». È il commento dei consiglieri regionale Ncd, Antonio Gambetta Vianna e Gian Luca Lazzeri all’informativa al Consiglio Regionale del presidente Enrico Rossi sulle priorità programmatiche di fine legislatura verso la quale l’intero gruppo Ncd ha espresso voto contrario.

«Il cambio in corsa nella squadra di governo della Toscana – sottolinea Gambetta Vianna – rischia di ingessare il patto di fine legislatura che Rossi ha sottoscritto e che oggi ci troviamo a votare. Il cambiamento non è stato soltanto del panorama politico nazionale, ma soprattutto all’interno del partito di Rossi. Non si può agire esclusivamente in base alle continue mutazioni interne al Partito Democratico. E questo sia a livello nazionale che regionale. Non esiste solo il Pd in Italia, fortunatamente. Il patto – dice ancora – presenta alcune pesanti contraddizioni con la linea politica tenuta dalla Giunta Rossi fino al rimpasto. Come il citato innalzamento dei Neet (i giovani disoccupati non impegnati in percorsi di studio) che testimonia il fallimento del progetto Giovani Sì menzionato come “riferimento a livello europeo”, oppure – conclude – le 6.500 imprese che negli ultimi 4 anni di legislatura hanno chiuso i battenti anche a causa della concorrenza sleale favorita dalla scarsa vigilanza regionale e per la mancanza di investimenti in settori trainanti della nostra economia regionale».

Sull’informativa interviene anche Lazzeri che punta l’attenzione sulla imminente approvazione del piano socio-sanitario integrato rimandata per 4 anni. «Il rimpasto – afferma – arriva in un momento delicato e con le polemiche solo agli inizi, quando ci si appresta a varare il nuovo piano socio-sanitario integrato ovvero la riforma del sistema sanitario toscano. Temiamo che l’istituzione invece di essere sede della rappresentanza democratica possa diventare un ring e un banco di prova per nuovi assetti politici anche interni al Partito Democratico. Questo mentre i bisogni della sanità toscana vengono lasciati in disparte sotto il ricatto della mancanza di fondi, salvo poi non fare nulla per risparmiare risorse. Penso alla riduzione delle Asl da 12 a 3 da noi più volte richiesta: una manovra che permetterebbe di risparmiare 30.000.000 di euro all’anno e 150.000.000 in 5 anni consentendo alla Regione di lasciare intatti i servizi e offrire una governance unitaria alla Regione. Penso anche al volontariato che Rossi ha definito “forza dinamica fondamentale della nostra regione” mentre quando si tratta di concertare e scegliere come nel caso dell’accorpamento delle centrali del 118, quella “forza” è stata ridotta al ruolo di figurante senza fare niente per salvarla dalla crisi stringente, nemmeno adeguare le quote dei rimborsi regionali, ferme da 10 anni, all’innalzamento dei prezzi delle benzina. Insomma, da questa informativa mi sembra di capire sostanzialmente una cosa: siamo già in campagna elettorale».

Tognocchi: “A disagio nel Pd, ma credo in Rossi. È un leader che usa il linguaggio della verità"

Il consigliere Paolo Tognocchi (Pd) vota la fiducia al presidente Rossi e le priorità proposte dal governatore per gli ultimi mesi della legislatura. «Il mio è un “sì” convinto – afferma Tognocchi – perché credo che il nostro presidente sia in grado di rappresentare di fronte all’opinione pubblica toscana e nazionale un modello che privilegi lealtà, sobrietà e concretezza. Abbiamo bisogno – continua Tognocchi – di un antivirus al personalismo che ormai ha travolto anche l'ultima forza politica che ne era esente, il mio partito, il Pd. Riferendosi a Renzi gli inglesi hanno tradotto il termine “rottamatore”  in “demolition man”, molto più efficace per rappresentare chi, demolendo, travolgendo e calpestando, pensa che per arrivare alla meta sia tutto consentito. Il nuovo  segretario regionale del Pd – dichiara Tognocchi – si è presentato al gruppo consiliare venendoci a dire che dobbiamo “sintonizzarci” con ciò che succede a Roma. Gli ho risposto che non voglio essere “in sintonia” né con la proposta di legge elettorale nazionale, né con il modo con cui Renzi è diventato premier. Rifiuto l’Italicum che non consente agli elettori di scegliere i propri rappresentanti e considero l’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi la più classica delle manovre di palazzo, in spregio tra l’altro alle affermazioni che hanno contraddistinto la sua campagna elettorale. Renzi dichiarava, mai senza elezioni, mai più larghe intese e invece, come ha detto qualcuno, governerà con i voti di Bersani e la stessa maggioranza di Letta e anche da una scrivania con un bel po’ di lavoro fatto. Ho chiesto al Rossi – conclude Tognocchi – che metta la sua onestà e il suo esempio al servizio di un progetto di ricostruzione e avrà non solo il mio appoggio, ma sopratutto la riconoscenza mia e sopratutto di molti cittadini ed elettori del PD».

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