Il piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati è stato approvata a maggioranza, con l’astensione dei gruppi di opposizione. La votazione si è tenuta a conclusione di un ricco dibattito. Annunciando il ritiro degli emendamenti per una successiva discussione in commissione Territorio e ambiente, Giuseppe Del Carlo (Udc) ha giudicato “in teoria accettabili” i principi ispiratori del Piano dei rifiuti, “ma di difficile gestione nella pratica”. Del Carlo, ricordando “il fallimento degli obiettivi dei precedenti piani regionali”, ha espresso “forti perplessità”, perché accanto agli obiettivi ambiziosi di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti “mancano garanzie sul loro raggiungimento e manca un’azione di monitoraggio”. Il consigliere ha inoltre detto di essere preoccupato “dai costi di gestione del ciclo, che noi temiamo possano aumentare”. Infine, ha chiesto che si prevedano “poteri sostitutivi per intervenire in quelle realtà che non rispettano gli obiettivi” e una maggiore attenzione al capitolo dei rifiuti industriali.
“Esprimerò un giudizio molto severo”, ha esordito Paolo Marcheschi (FdI), “perché dopo anni di dibattito e dopo il fallimento dei Piani precedenti speravo che il Piano superasse le vecchie impostazioni ideologiche, che invece restano”. Marcheschi ha affermato che la verifica delle tecnologie disponibili ha portato a una conclusione: “Il male vero è il conferimento in discarica” eppure il 42% dei nostri rifiuti “oggi viene smaltito così”. E gli obiettivi del Piano “sono ambiziosi. Abbiamo speso, in passato, 717 milioni per far crescere dell’8% la raccolta differenziata. Adesso, per arrivare al 70% di differenziata, questo tipo di raccolta deve crescere del 28%. Dove sono i soldi per arrivare a questo risultato?” Marcheschi ha aggiunto che “la tassa sui rifiuti non può continuare a crescere e che l’assunzione prevista di 1500 nuovi addetti rischia, invece, di andare a un aumento dei costi e, quindi, delle tasse a carico dei cittadini”. “Avrei voluto”, ha concluso, “un Piano con obiettivi raggiungibili e con risultati già prevedibili oggi”.
Secondo Monica Sgherri (FdS-Verdi), gli obiettivi “non sono ideologici se in altre regioni, soprattutto del nord e governate dal centrodestra, risultano essere raggiungibili”. La Regione Toscana, però, “è timida quando prevede di ridurre la produzione di rifiuti di soli 30 chili pro capite”. Su questo punto, ha aggiunto, “serve credibilità e dobbiamo cominciare a perseguire questo obiettivo aggredendo il nodo dei rifiuti assimilati”. Da ripensare anche il modello dei tre Ato, che per ora non ha prodotto i risultati attesi. Sgherri ha invitato a inserire nel Piano tappe intermedie per il raggiungimento degli obiettivi finali, ma anche “l’introduzione di obblighi del gestore del servizio verso il committente pubblico. Oggi solo il pubblico ha degli obblighi, e questo non è corretto”. E ha invitato ad inserire anche l’introduzione di una “tariffazione puntuale”. Sgherri ha infine annunciato il voto di astensione sull’adozione del Piano e il voto favorevole alla proposta di risoluzione presentata dalla maggioranza.
Mauro Romanelli (gruppo Misto) ha indicato due punti di innovazione contenuti nel Piano: la raccolta differenziata spinta non più vista come un costo e l’obiettivo del riciclo effettivo per produrre dai rifiuti nuova materia prima e seconda. In questo senso ha auspicato che si giunga presto anche all’adozione della legge sugli acquisti verdi presentata dall’Idv. “Il limite grave del Piano”, ha aggiunto, “è la previsione, troppo bassa, di riduzione dei rifiuti prodotti pro capite”. Romanelli ha anche affermato la necessità che “la pianificazione pubblica risulti preminente su ogni altro interesse” e al fine di raggiungere questo obiettivo ha invitato l’assessore Bramerini “a valutare ogni possibile azione, compresa quella di porre quesiti puntuali alla Corte costituzionale”. Ha poi concluso annunciando il voto favorevole all’adozione. “È un atto di fiducia al quale mi spinge ciò che è indicato nella proposta di risoluzione. Quando, dopo la fase delle osservazioni, voteremo l’approvazione del Piano mi riserverò di decidere come sia giusto esprimersi”.
Marco Manneschi (Idv) ha rilevato che la “lentezza esasperante” con cui sono stati perseguiti gli obbiettivi del piano precedente ha cause precise. Da un lato, ci sono “interessi legittimi, ma corposi” dei gestori degli impianti, che hanno tutto l'interesse a non introdurre una raccolta differenziata spinta. Dall'altro, la frammentazione delle competenze fa ricadere sui comuni, privi di strumenti, l'onere della raccolta stessa. “Nel piano precedente mancava un anello, che ora c'è – ha osservato – la promozione di un ciclo industriale dei rifiuti riciclati. Il resto sono chiacchiere. Per questo il nostro gruppo ha individuato nella legge sugli acquisti verdi uno strumento essenziale per questa strategia”. Manneschi ha quindi sottolineato l'importanza della risoluzione, che invita le province e gli Ato a non dare attuazione ad attività in contrasto con le indicazioni del piano e, nel caso le gare siano già state fatte senza clausole di salvaguardia, invita a ricercare accordi tra le Autorità d'ambito ed i gestori unici attuali e futuri per evitare contenziosi.
“Non ho mai parlato del sistema di gestione dei rifiuti in Toscana come un modello – ha osservato l’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini – tutt’altro: ho rilevato limiti e criticità, con amarezza, perché ci sono tutte le potenzialità per fare ciò che fanno altre regioni del centro-nord”. In questa prospettiva, ha ricordato di aver promosso una riforma degli Ato non solo per una loro razionalizzazione, ma soprattutto per introdurre una programmazione di area più vasta, indispensabile per avere impianti efficienti sia sul piano ambientale che economico. “In questo piano non ci sono posizioni teoriche – ha replicato l’assessore – La raccolta differenziata deve essere aumentata, altrimenti gli impianti devono essere realizzati. La raccolta, però, deve essere di qualità, altrimenti non c’è chi compra”. Bramerini ha inoltre rivendicato l’obbiettivo politico di includere nel piano i rifiuti speciali, che possono essere trattati utilmente sul territorio, ed ha sottolineato l’importanza del piano di monitoraggio annuale, per una verifica costante sugli obbiettivi. “È l’occasione per la Toscana – ha concluso Bramerini – per fare un salto di qualità”.
All’unanimità il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione, nella quale si impegna a superare la programmazione interprovinciale, con la revisione della legge regionale 25/98, con metodo partecipativo ed aperto. In particolare, dovranno essere indicati gli obbiettivi di riduzione della produzione pro capite dei rifiuti e le percentuali di quelli da destinare alla termovalorizzazione ed alla discarica. Dovrà, inoltre, essere evitata la realizzazione di impianti diffusi sul territorio, assicurando una presenza proporzionale di tipologie all’interno di ciascun ambito.
La Giunta, come già accennato, dovrà fare in modo che le province e gli Ato non diano attuazione alle previsioni in contrasto con il piano e ricerchino accordi tra Autorità di ambito ed i gestori unici attuali (Ato Sud) e futuri (Ato Costa e Ato Centro) per superare le previsioni impiantistiche contrastanti ed evitare contenziosi. Dovrà, infine, essere promossa una tariffazione puntuale da parte dei Comuni, per incentivare i processi virtuosi a sostegno dell’incremento della raccolta differenziata.
BRAMERINI: "STRUMENTO INNOVATIVO PER IL FUTURO DELLA TOSCANA"
"E' un piano di svolta e innovativo. Uno strumento al servizio della Toscana e del suo futuro. Mi fa piacere che il voto favorevole del Consiglio sia arrivato dopo un dibattito ampio e costruttivo anche da parte di coloro che hanno avanzato osservazioni e suggerimenti, di cui terremo sicuramente conto per il lavoro che ora ci attende". L'assessore all'ambiente, Anna Rita Bramerini, esprime così la sua soddisfazione per l'adozione del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti 2013-2020 sancita dal voto dell'assemblea legislativa toscana.
"L'obiettivo – prosegue l'assessore – è quello di fare della Toscana una regione europea, che punta alla crescita spinta della differenziata, al riciclo, alla riduzione degli impianti. I numeri e le scelte del Piano vanno in questa direzione e sono la premessa per passi ancora più ambiziosi".
Il Piano approvato oggi si pone un obiettivo ambizioso, che è quello di raggiungere il 70% di raccolta differenziata nel 2020, esclude la costruzione di nuovi impianti e fissa la riduzione delle discariche da 12 a 5. Con cadenza annuale verrà predisposto un documento di monitoraggio che farà il punto
LA PRESENTAZIONE IN AULA
“Con questo atto si conclude la prima fase, quella dell’adozione, di un percorso iniziato nel luglio 2011, con l’avvio del procedimento per l’approvazione del nuovo piano di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati (Prb)”. Così ha esordito il presidente della commissione Territorio e Ambiente Gianfranco Venturi (Pd), presentando in aula il Piano, attraverso il quale la Regione Toscana intende portare a compimento il precedente ciclo di programmazione in vista dell’autosufficienza. Garantire l’adeguatezza impiantistica per la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali prodotti nel territorio regionale aderire ai principi e agli obiettivi introdotti dalla strategia europea con la direttiva quadro 2008/98/CE, in tema di riduzione della produzione di rifiuti e conseguente fabbisogno di smaltimento finale; garantire la prosecuzione e il completamento della bonifica dei siti contaminati identificati nel precedente piano.
Tra gli obiettivi fondamentali: riduzione della formazione dei rifiuti (da 20 a 50 kg in meno per abitante); aumento della raccolta differenziata dei rifiuti urbani (deve raggiungere il 70 per cento del totale dei rifiuti urbani); crescita del riciclo di materia da rifiuti urbani (per una previsione di raggiungimento fissata al 60 per cento); spinta verso il recupero energetico (dall’attuale 13 per cento si punta ad arrivare al 20); riduzione del conferimento in discarica (per passare dall’attuale 42 per cento ad un massimo del 10 per cento dei rifiuti urbani); diminuzione del numero di impianti (dei nove previsti ne sono confermati sette).
Lo scenario di riferimento l’anno 2020, puntando ad una riduzione dell’intensità di produzione procapite e per unità di consumo; con la raccolta differenziata dei rifiuti urbani fino a raggiungere il 70 per cento del totale, passando dalle circa 900.000 tonnellate annue attuali a circa 1,7 milioni di t/a; per realizzare un riciclo effettivo di materia da rifiuti urbani pari ad almeno il 60 per cento degli stessi. “Un obiettivo così ambizioso di recupero di materia, sia sul piano quantitativo che qualitativo – ha sottolineato Venturi – che passa dai sistemi di raccolta domiciliare e dalla riduzione dell’eccessivo ricorso alle discariche, adeguando gli impianti e ricercando ulteriori razionalizzazioni, per ridurre radicalmente la dipendenza del sistema regionale dalle discariche”.
“Se oggi 14 discariche sono alimentate annualmente da circa 1 milione di tonnellate annue di rifiuti urbani, al 2020 le 350.000 t/a previste dal piano potranno alimentarne un volume complessivo inferiore di circa un terzo degli attuali volumi”, ha spiegato il presidente.
Il Piano declina in modo approfondito le linee di intervento necessarie alla realizzazione degli obiettivi, introduce elementi di salvaguardia in relazione al contesto territoriale ed ambientale di riferimento, contiene sezioni dedicate alla bonifica dei siti inquinati, “formula dunque importanti traguardi, ma ancora più importante, definisce un insieme cospicuo di azioni con cui tali traguardi devono essere raggiunti – ha specificato Venturi – attivando un monitoraggio continuo del conseguimento degli obiettivi, con verifiche annuali e la predisposizione di un apposito documento di monitoraggio e valutazione”. In tema di risorse, “il Piano indica per il periodo di riferimento un fabbisogno stimato di risorse finanziarie di circa 36 milioni annui precisandone le fonti sia di provenienza regionale, sia statale che comunitaria”.
Il presidente ha inoltre ricordato i pareri favorevoli acquisiti dalla Commissione e i contributi delle consultazioni, che hanno portato alla costituzione di “un gruppo di lavoro tecnico politico Giunta/Consiglio per la stesura di un testo condiviso di modifica della legge regionale 25/1998, anche alla luce della proposta di legge di iniziativa consiliare già presentata, primo firmatario il consigliere Nicola Nascosti”. “Si è trattato e si tratta di una mole notevole di materiali che saranno oggetto di ulteriori riflessioni – ha assicurato il presidente – per questo, mentre la Commissione condivide gli obiettivi proposti tanto da chiedere di procedere all’adozione del Piano, ritiene al tempo stesso che il periodo che si apre per la presentazione di osservazioni in vista della definitiva approvazione, possa costituire anche momento di approfondimento dei temi segnalati dalla consultazione, proseguendo con il metodo partecipativo ed aperto che già è stato alla base della predisposizione del Piano medesimo”.
Venturi ha chiuso l’illustrazione, ricordando che nella risoluzione presentata sono richiamati i temi sui quali occorre sviluppare il lavoro, dalla definizione di obiettivi di riduzione della produzione pro-capite dei rifiuti alla possibilità di rendere più elastiche le percentuali da destinare alla termovalorizzazione o da avviare in discarica; dalla promozione delle buone pratiche al costante monitoraggio degli obiettivi di piano.
IL DIBATTITO
Per la portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni (Pdl) “l’atto che stiamo discutendo è davvero importante e disegnerà per molti anni il volto della Toscana e non solo: come nel Rinascimento fu l’arte a connotare il mondo occidentale, questo secolo sarà connotato dalla centralità del tema dei rifiuti. Una centralità su cui la Giunta sta maturando una consapevolezza nuova – ha sottolineato Fuscagni – che arriva però in ritardo e incompleta, ma che arriva”. Da qui tutte le perplessità sul Piano, su cui pesano le scelte del passato, a partire dal “caso emblematico” della raccolta differenziata: “Siamo carenti e insufficienti nel rispettare i criteri minimi e puntiamo ad andare oltre l’eccellenza!”. “Siamo una regione discaricocentrica – ha affermato la consigliera – e dal combinato disposto delle debolezze si determinano una serie di rischi”. Questi in sintesi: ritardi o disallineamenti nell’approvazione dei singoli piani provinciali; non autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani in caso di ulteriore ritardo nella realizzazione degli impianti; squilibrio tra domanda e offerta di gestione per i rifiuti speciali prodotti all’interno della Regione; carenze o inefficienze impiantistiche; aumento dei costi di gestione complessivi del ciclo dei rifiuti; scarsità delle risorse finanziarie per realizzare gli investimenti; crescita del numero dei siti contaminati. “Questa è la Toscana e questo Piano ha due facce – ha concluso Fuscagni – la faccia realista, timida, che riconosce il bisogno di cambiare passo, e la faccia sognante e narcisista, che ha ancora la forza di parlare di modello toscano, nonostante i numeri: guardiamo con attenzione alla faccia realista, ma temiamo che quella narcisista prevalga ancora”.
Dobbiamo partire da un principio fondamentale: chi inquina paga di più, chi raccoglie con diligenza in maniera differenziata ha diritto ad avere delle agevolazioni. Questo consentirebbe effettivamente di incrementare la raccolta differenziata e di raggiungere gli obiettivi posti”. Lo ha detto Nicola Nascosti (Pdl), sottolineando anche di apprezzare il fatto che al piano si accompagni una risoluzione e un lavoro comune per modificare e migliorare la normativa. Nascosti ha affermato di nutrire dubbi su alcuni punti; ad esempio giudica troppo alta la quota, fissata al 70 per cento, della raccolta differenziata. “Questo – ha spiegato – se si pensa che in Italia l’obiettivo è il 65 per cento. È vero che da un lato si possono creare 1500 posti di lavoro, ma dall’altro si rischia di incrementare altri costi, a discapito del cittadino”. Per questo ha annunciato voto di astensione.
Secondo Giovanni Ardelio Pellegrinotti (Pd) è doveroso ridurre i costi di smaltimento, che in Toscana ammontano a 300 euro a tonnellata, “perché la crisi colpisce duro e la Tares non aiuta”. Per questo si devono trasformare i rifiuti in risorsa, e il piano dà un contributo in questo senso puntando sul riciclo e sulla diminuzione del conferimento dei rifiuti in discarica. “La vera e propria scommessa – ha detto il consigliere – è aver fissato la quota della raccolta differenziata al 70 per cento. Per raggiungerla è necessario lavorare sulla quantità e sulla qualità, incrementare la raccolta porta a porta fino a coinvolgere l’85 per cento dei toscani, soprattutto arrivare a riciclare l’85 per cento di quel 70 per cento di raccolta differenziata”. Il piano, ha detto ancora Pellegrinotti, va accompagnato con una normativa di disciplina del settore per semplificare, coordinare, garantire il ricorso al potere sostitutivo e introdurre premialità per i comuni virtuosi. “Questo piano – ha concluso - può essere determinante per dare una svolta decisiva verso il riciclo e l’autosufficienza”.
Marta Gazzarri (capogruppo Idv) ha sottolineato che il piano “ha un merito principale: quello di cercare una gestione globale del settore, mentre si tende troppo a parlare solo di percentuali o a ridurre tutto a un discarica sì, discarica no”. “Si tratta – ha aggiunto – di un piano audace, che noi sosteniamo pienamente”. La consigliera ha elencato alcune priorità: chiedere ai produttori di ridurre il potenziale rifiuto; chiedere ai consumatori di raccogliere il rifiuto in maniera efficace; incrementare la raccolta differenziata in maniera propedeutica al riciclo. “Il riciclo – ha proseguito Gazzarri – è il vero punto nodale, per questo l’acquisto di prodotti riciclati, soprattutto da parte delle pubbliche amministrazioni, deve essere incentivato”.
Per Andrea Agresti (Ncd) il piano “rappresenta una svolta importante nella gestione dei rifiuti per la Regione Toscana, ma resta ancora qualcosa da fare per renderlo migliore e anche meno costoso”. Per questo Agresti ha annunciato l’astensione a nome del suo gruppo. A detta del consigliere infatti certi parametri, fissati troppo in alto, possono determinare il non raggiungimento degli obiettivi. “Si parla del 70 per cento di raccolta differenziata – ha spiegato – e ci si dimentica che ci sono province che hanno raggiunto il 29 per cento. Tanti Comuni in Toscana sono indietro, vanno ‘presi per mano’”. “Ma l’obiettivo deve essere – ha sottolineato Agresti – quello di non gravare ulteriormente sui cittadini”. Anche per il consigliere del Nuovo centrodestra à fondamentale che la Regione sostenga l’acquisto e l’utilizzo delle materie riciclate “in modo da creare una vera e propria filiera. Senza sostegno questo non avverrà, perché le materie riciclate costano di più”. Altro problema centrale “che invece non viene mai risolto” è quello della diminuzione degli imballaggi.
Sgherri:” Un piano con obbiettivi ambiziosi, ma anche con criticità. Lavorare per un percorso di cambiamento da qui all’approvazione. Oggi astensione”
Un piano con obbiettivi ambiziosi, ma anche con criticità, e rispetto al quale emerge la necessità di dare gambe al raggiungimento degli obbiettivi medesimi, con adeguati riparametra menti su più punti di vista, impegno questo che deve essere l’obbiettivo da oggi – adozione – al momento dell’approvazione.
La risoluzione approvata oggi aiuta ad andare in questa direzione. Così Monica Sgherri – Capogruppo di “Federazione della Sinistra – Verdi in Consiglio Regionale al riguardo dell’adozione, oggi in aula, del Piano Regionale dei Rifiuti.
“Resto basita – esordisce Sgherri – dalle accuse strumentali del centro destra, che riconducono a “ideologia” gli obbiettivi di raccolta differenziata e riduzione della produzione dei rifiuti, un atteggiamento “autistico”, che ignora quanto avviene in altre Regioni: ad esempio sulla percentuale di raccolta differenziata abbiamo già oggi ai primi posti – fonte Ispra – realtà amministrate dal centro destra come Veneto (con oltre il 60 %), Trentino, Piemonte Lombardia, così come quelle stesse realtà sono sopra i 400 kg per abitante pro capite per quanto riguarda la produzione dei rifiuti.
La Toscana su questo è penultima con 614 kg/abitante. Nel merito il piano si pone obbiettivi ambizioni sulle buone pratiche, sulle percentuali e qualità della raccolta differenziata, sul superamento della raccolta stradale, con tariffazione puntuale e porta a porta ecc. Vi sono però alcuni punti critici minano la coerenza dell’impianto del Piano e non aiutano a incontrare la fiducia di quelle tante soggettività della società toscana che mettono impegni per una buona politica in tema di rifiuti. Il primo è non aver aggredito a sufficienza appunto la riduzione della produzione dei rifiuti, quando nel piano al 2020 sono confermati quantitativi pro capite di rifiuti insostenibili (un meno 30 kg rispetto ad oggi) quando già oggi ci sono realtà regionali, come sopra detto, che sono poco sopra i 400 kg pro capite e tenuto conto del trend che vede oggi una riduzione della produzione, e stime che dicono che solo fra venti anni raggiungeremo i livelli pre crisi.
Su questo va affrontato il nodo – già indicato nella scorsa legislatura – della de assimilazione attiva, con una contabilità separata dell’assimilato e la capacità di intercettarlo e riciclarlo. Un altro è il non raggiungimento di un punto che aveva ispirato la legge di riduzione degli ATO: cioè quello di avere Ato con “le spalle più larghe” per una chiusura del ciclo che permettesse di avere una programmazione che potesse ridurre il numero degli impianti di un certo tipo, programmasse altri tipo di impiantistica e le buone pratiche ecc: il risultato ad oggi che abbiamo Piani Inteprovinciali fotocopia dei vecchi piani provinciali e di conseguenza un un numero e dimensionamento impiantistico assolutamente ingiustificato
Strettamente collegato agli obbiettivi di percentuali di raccolta differenziata (nel piano il 70 % solo al 2020) è la necessità di tappe intermedie di verifica degli andamenti per poter prendere le dovute iniziative atte a raggiungerli. Questo aspetto è collegato ad un altro punto da aggredire: il fatto che vada rovesciata una logica “perversa”, che crea un sistema “mostruoso” di unilateralità degli obblighi. Cioè che il pubblico abbia una serie di obblighi verso i gestori ma non il contrario: essi non raggiungono gli obbiettivi ma gli effetti ricadono esclusivamente sui cittadini – vedi l’eco tassa -; una situazione da sanare, con disincentivi e penali da parte del pubblico se il gestore non raggiunge gli obbiettivi, e così anche aiutare a compiere scelte corrette sulle questioni impiantistiche e far rispettare la programmazione pubblica.
Se si punta – come si punta - su generalizzazione della buona raccolta differenziata porta a porta si deve certo puntare ad avere tariffa puntuale, ma questo impone di togliere i cassonetti stradali, mentre ad esempio a Firenze Quadrifoglio ha recentemente rinnovato nella città il sistema dei cassonetti! Aggiungendo quello dell’organico: con neanche un volantino di spiegazione minimale; la cattiva qualità della raccolta differenziata così è scontata. Cassonetti pieni di sacchetti di plastica con un po’ di organico. Se di impegni ed obblighi e obbiettivi non scritti sulla carta si deve parlare questi devono coinvolgere anche i gestori nella responsabilizzazione! La risoluzione oggi approvata permette di aprire un percorso per lavorare sulle criticità, a partire da una puntuale e veritiera quantificazione della produzione dei rifiuti sulla cui base verificare tutte le necessità impiantistiche. Il nostro impegno non mancherà.
Romanelli (SEL): “Nel Piano e nella Risoluzione approvata molti segnali incoraggianti, vogliamo credere nella volontà di superare la stagione di inceneritori e discariche a favore della diminuzione della produzione di rifiuti, del riciclo e del riuso dei materiali”.
“Oggi in Consiglio Regionale – dichiara l’esponente di Sinistra Ecologia e Libertà Mauro Romanelli - con l’adozione del Piano Regionale di gestione dei rifiuti, sembra avviarsi, se le buone intenzioni saranno mantenute e avranno seguito pratico, una nuova fase importante per la Toscana, con un cambio di marcia impensabile fino a poco tempo fa, quando imperava la logica dell’incenerimento a tutti i costi”. “È solo un primo passo, sicuramente migliorabile prima della stesura definitiva, ma certamente è un riconoscimento al lavoro delle associazioni, dei cittadini, degli esperti, che per anni hanno predicato nel deserto e a cui ora si riconosce la validità delle proposte alternative verso Rifiuti Zero”.
“Questo piano ha due elementi forti. Il primo è il riconoscimento che la raccolta differenziata spinta, attraverso il porta a porta, fa risparmiare e non aumentare i costi, come in malafede gli inceneritoristi hanno sempre sostenuto, ed inoltre è anche una buona politica occupazionale, che potrebbe portare a regime secondo il Piano 1500 nuovi posti di lavoro in Toscana (secondo le nostre stime oltre 2000). Il secondo è che si decide finalmente di porsi il problema del riciclo effettivo di quanto raccolto in maniera differenziata, creando, con l'uso dei fondi europei e i vantaggi fiscali, start up di nuove imprese nel campo del riciclo di materia. Il risultato, è che ci si ripromette di riciclare effettivamente il 60% dei rifiuti urbani prodotti al 2020, ben di più del traguardo deciso a livello europeo, il 50%".
"Il grave limite del Piano, è la non previsione di abbattimento della quantità dei rifiuti prodotti, che invece è il primo obiettivo che l'Europa e comunque tutta la cultura delle buone pratiche ci impone. Questo fatto, inaccettabile, mi avrebbe portato a non dare voto favorevole al Piano, ma devo dire che lo abbiamo recuperato in un ordine del giorno costruito, con la importante disponibilità dell'Assessore Bramerini, consultando quei soggetti che si sono costituiti in una rete di associazioni, movimenti e amministratori virtuosi per interloquire con l'Amministrazione e migliorare il lavoro della Giunta".
"L'ordine del giorno, veramente ottimo, contiene l'impegno a recepire, nella fase dei 60 giorni utili per le osservazioni, una serie di input decisivi, che, se inseriti correttamente nella stesura definitiva, ci porteranno a dare un voto convintamente favorevole quando il Piano tornerà in Consiglio per il voto finale, mentre al contrario, qualora fossero disattesi, provocherebbero l'immediato ritiro del nostro investimento di fiducia che oggi abbiamo dato, dando un voto finale negativo".
"Il testo dell'ordine del giorno chiede per prima cosa di definire obiettivi di riduzione della produzione pro-capite dei rifiuti, poi di superare, rivedendo la legge regionale, l'attuale pianificazione interprovinciale, abbandonare nuove previsioni o ampliamenti in contrasto con i nuovi obiettivi del Piano, porre in atto quelle azioni atte a far valere la preminenza dell'interesse e della pianificazione pubblica sui cosiddetti "diritti acquisiti" del privato, porsi degli obiettivi intermedi e una cabina di monitoraggio che coinvolga anche i cittadini e i movimenti della rete Rifiuti Zero, monitorare l'attività dei soggetti gestori prevedendo penalizzazioni per coloro che non raggiungono gli obiettivi previsti, tenere conto del fattore ceneri e scorie prodotte dagli impianti di incenerimento, che quindi non sono affatto l'elemento salvifico di "chiusura del ciclo" che fino ad oggi era stato magnificato, prevedere la tariffazione puntuale".
"Restando sulla Provincia di Firenze, questo nuovo Piano, benchè non ancora approvato, e pur nella forma ancora non migliorata secondo l'ordine del giorno, ha già prodotto un dibattito sui territori che ha sostanzialmente già sancito il seppellimento degli impianti di Greve in Chianti e Rufina, dei veri e propri obbrobri senza capo né coda, e pone le basi perché le Provincie, anzi la Regione stessa se cambiando la Legge cambieranno le competenze, riveda con forte ribasso tutte le previsioni impiantistiche".
"Nel caso la Legge cambi e metta in capo alla Regione la scelta delle localizzazioni e del tipo di impianti, per noi diventa campale la battaglia per sconfiggere l'ultima mostruosità prevista dai piani vigenti, ovvero Case Passerini, che va ad aggredire un territorio già oggi in emergenza ambientale e sanitaria, e che si prevede di caricare appunto di un inceneritore, un nuovo mega-aereoporto, e la terza corsia dell'A11, così come ci impegneremo per portare all'attenzione l'alternativa degli impianti a freddo, più ecologici e meno costosi degli inceneritori " - conclude Romanelli.