Abbandono scolastico al 19%, il 35% dei ragazzi non ha mai letto un libro. A Palazzo Panciatichi la seduta speciale sui diritti dell'infanzia

foto d'archivio

Alberto Monaci, presidente del Consiglio, apre i lavori della seduta speciale sui diritti dell’infanzia rivolgendosi a più riprese ai bambini della IV A della scuola elementare “Giotto” (Istituto comprensivo Masaccio), che siedono nell’emiciclo dell’aula. “Voi”, dice rivolto ai ragazzini in grembiule blu, siete cittadine e i cittadini “che domani potranno sedere fra questi o altri banchi”, e “rappresentare il popolo in un’assemblea elettiva”.

La partecipazione dei giovanissimi ai lavori dell’assemblea “non è un evento folcloristico”, e nei loro confronti, continua Monaci, il Consiglio terrà l’atteggiamento “che il nostro ruolo ci impone con tutti gli interlocutori”. Insomma, “un ascolto attento, da amministratori della cosa pubblica”, anche perché la seduta speciale è “un’occasione che nessuno vuole sprecare”. Oltre la celebrazione della ricorrenza della dichiarazione universale dei diritti dell’infanzia ci sono infatti i segnali concreti, le politiche, le scelte che la Regione fa. Il presidente parla di “due debiti” del Consiglio in merito alle politiche dell’infanzia. Il primo: “Non abbiamo dotato le politiche regionali, in questa legislatura, dello strumento programmatorio dedicato anche alle politiche di settore, il Piano sanitario e sociale integrato regionale. Occorre porvi rimedio celermente”. Il secondo “debito”: il Consiglio ha discusso la relazione conclusiva della commissione di inchiesta sulle politiche di affidamento dei minori a centri e strutture, relazione dalla quale emergevano anche gravi deficienze di sistema. “A queste conclusioni non hanno fatto seguito, in questi mesi, iniziative legislative, anche rivolte al Parlamento, che proponessero le soluzioni alle mancanze riscontrate. Un deficit di iniziativa che non si può non reputare grave”.

Sestini, bambini hanno diritto di essere ascoltati

“Ho chiesto che il Consiglio regionale della Toscana desse nei confronti dell’infanzia e dell’adolescenza un segnale non solo celebrativo, ma vero, di ascolto”. Così il Garante regionale per l’infanzia e adolescenza Grazia Sestini ha spiegato le motivazioni che hanno portato alla seduta speciale del Consiglio regionale di oggi. “Purtroppo uno degli articoli meno attuati della convenzione di New York – ha aggiunto Sestini – è l’articolo 12, che sancisce il diritto di ogni bambino ad essere ascoltato rispetto ai procedimenti che lo riguardano”.

Il Garante ha poi ricordato alcuni dati che fotografano la situazione in Toscana: una regione con uno dei tassi di natalità più bassi d’Italia, e questo pone problemi di gestione dei servizi e di difesa delle scelte rispetto alla ripartizione delle risorse, “perché si corre il rischio di dimenticare un segmento di popolazione meno numeroso di altri”. Però ci sono anche dati positivi: la Toscana ha il più alto accesso di bambini agli asili nido, uno dei più bassi tassi di mortalità perinatale, il doppio, rispetto al resto d’Italia, dei minori dati in affido familiare piuttosto che affidati a strutture. Due le sfide lanciate, al termine del suo intervento, da Grazia Sestini: mantenere la qualità attuale dei servizi, affiancare alle punte di eccellenza della pediatria regionale servizi di pediatria periferici, questo per garantire uguale accesso a tutti i minori. E ancora, affiancare ai codici rosa nei pronto soccorso regionali (il percorso di accesso riservato a tutte le vittime di violenza), che riguarda per il 10% minori, una rete di case rifugio e di percorsi di reinserimento per le madri e i loro figli.

Il direttore generale di Save the Children in Italia, Valerio Neri, ha spiegato che l’organizzazione aveva lanciato qualche mese fa un appello ai Consigli regionali affinché dedicassero una seduta ai problemi dell’infanzia. “Vederlo raccolto in Toscana ci rende felici”, ha detto. Neri ha sottolineato che da qualche anno Save the Children si occupa dei minori anche in Italia, e non solo nei paesi del terzo mondo, perché l’Italia negli ultimi tempi ha fatto un grosso passo indietro: “È cresciuta la povertà infantile, relativa e assoluta, e si assiste a un ritorno del lavoro minorile. Dobbiamo capire che cosa c’è dietro questo grave arretramento”. Anche la Toscana, che pure ha dimostrato attenzione nei confronti dell’infanzia e dell’adolescenza, non è immune dal problema. Neri ha ricordato che in Toscana nel 2011 l’8,4% dei bambini era povero. “Non c’è povertà economica – ha ribadito – che non induca povertà educativa, civica e culturale. E questo è inaccettabile”. Preoccupanti anche i dati sull’abbandono scolastico: in Italia la media è del 22-23%, in Toscana del 19%. “Oltre alla povertà classica esiste una povertà sociale diffusa – ha proseguito il direttore di Save the Children –. Anche in Toscana il 35% dei ragazzi non ha mai letto un libro, e non è vero che tutti usano Internet. C’è una disconnessione culturale molto più grave di quello che crediamo”. Da qui l’appello rivolto alla Regione Toscana a dedicare molta attenzione all’infanzia e all’adolescenza.

Rossi ringrazia i bambini per i consigli

“Grazie di cuore a questi bambini per il bel contributo al nostro programma di lavoro”. Così ha esordito il presidente della Giunta regionale Enrico Rossi alla seduta speciale del Consiglio, dedicata ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Con disinvoltura e semplicità i giovanissimi della scuola elementare “Giotto” di Firenze, microfono alla mano, non hanno avuto alcun problema a richiamare i grandi e le istituzioni alle loro responsabilità. Una serie di richieste che ha spaziato soprattutto sul verde e sui parchi, ma anche sulle strade senza lavori per permettere ai genitori di tornare presto a casa e ascoltare i figli. Sul problema dell’occupazione – specialmente per i genitori dei bimbi poveri – che non sempre vanno a scuola e si sentono diversi dagli altri, per chiudere sul rispetto del diritto al gioco. “Tutte le volte che ci confronteremo in quest’aula – ha assicurato Rossi ai piccoli – ci ricorderemo delle vostre parole, ma voglio anche tranquillizzarvi: la scuola di ogni ordine e grado è gratuita e la Toscana ha fatto e sta facendo molto sulla qualità e quantità dei servizi rivolti alla prima infanzia, tanto che siamo collocati nella fascia alta delle Regioni”.

Il Governatore ha quindi ricordato tutte le politiche contro la povertà, il pacchetto famiglia “che sta andando forte”, l’attenzione costante alla salute e al codice rosa: “Le mani vanno tenute a posto – ha sottolineato – e questo vale sia per voi che per gli adulti”.

“Il nostro pensiero fisso – ha continuato Rossi –  deve essere la lotta alla povertà. Proseguiremo a fare spending review, ma senza nulla togliere ai diritti dei bambini, anche a costo anche di introdurre nuove tasse, perché è meglio una pizza in meno e un bambino in più all’asilo nido”.

Ma se sul fronte dell’infanzia la Toscana ha fatto molto, anche se si può sempre migliorare, ha osservato il presidente della Regione: “Occorre riflettere di più sul pianeta adolescenza, su quei 210mila giovani tra gli 11 ed i 17 anni, che si trovano a vivere una dimensione bellissima e dinamica, ma anche fragile”. Non a caso l’abbandono scolastico nella nostra regione è del 18,6 per cento, superiore alla media nazionale. “Come affermava La Pira ‘negli adolescenti soffia la primavera’, - ha concluso Rossi – nelle loro vene c’è il futuro e noi faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità, per andare loro incontro”.

I bambini inaugurano una mostra

Com’erano i bambini degli anni Trenta. I bisnonni di quelli che oggi partecipano all’inaugurazione della mostra fotografica in Consiglio regionale, sorridono, piccoli di allora, dalle case coloniche, nell’aia tra il pagliaio e la stalla e dalle aule delle scuole del regno, in equilibrio sul triciclo. Scene di vita quotidiana, di futuri uomini e donne che, pochi anni dopo, “avrebbero costruito un mondo migliore dalle ceneri della guerra, anche per i bambini di oggi”, come dice Grazia Sestini, garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, che accoglie i bambini della IV sezione B della scuola elementare “Giotto” (istituto comprensivo Masaccio) di Firenze. Al suo fianco, il curatore della mostra Glauco Ciacci, presidente Foto Club “la Chimera” di Arezzo.

La mostra fotografica “Come erano i bambini… ” è visitabile al primo piano di palazzo Bastogi (via Cavour, 18), a Firenze, dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18 fino al 30 novembre, in occasione di Palazzo Aperto per la Festa della Toscana. L’iniziativa si affianca alla seduta speciale del Consiglio regionale, che si è tenuta questa mattina, cercando di “tracciare un’ideale linea di continuità che valorizzi i passi fatti nel campo della cura e dei diritti”, ha spiegato ancora Grazia Sestini. “Lo facciamo attraverso straordinarie foto d’epoca che costituiscono un documento importante della Toscana degli anni Trenta”.

Chincarini (Cd): andrebbe celebrata ogni giorno nei fatti, non con vuote liturgie

Oggi si celebra la ventiquattresima giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza. I bambini e gli adolescenti hanno tanto bisogno di essere amati e accuditi e con loro, spesso, anche le loro mamme. Purtroppo, in questi anni, ho invece avuto l'impressione che quando abbiamo cercato di occuparci di alcuni casi particolari sui problemi dell'infanzia non vi sia stata una risposta abbastanza forte da parte del Consiglio regionale.

Per questo, oggi, a me piacerebbe che questa giornata simbolica venisse oggi dedicata alle centinaia di giovani donne e giovani uomini che sono stati vittime per decenni di abusi, angherie e malversazioni nella Cooperativa degli orrori, al Forteto. Una vicenda esemplare di quanto ancora dobbiamo impegnarci in difesa dell'infanzia.

Sono convinta, infatti, che la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo del 1959 e la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia del 1989 siano due testi ancora troppo poco applicati, nel mondo ma anche in Italia. Abusi di ogni genere, abbandono scolastico, scarso sostegno alle famiglie, mancato accesso al mondo del lavoro sono emergenze di scottante attualità nel nostro Paese. Per questo sono convinta che non sia sufficiente l'esercizio, una volta all'anno, di queste liturgie vuote e stantie che puntualmente andiamo a disattendere nella nostra azione politica e amministrativa.

In particolare, ritengo sconveniente che questa mattina sia stato invitato il Direttore generale di Save the Children, Valerio Neri. Le cosiddette charities, infatti, sono ormai divenute vere e proprie multinazionali capaci di rastrellare milioni e milioni di dollari, che servono troppo spesso a garantire il funzionamento e la sopravvivenza delle stesse. E' scandaloso che i direttori generali di queste onlus guadagnano centinaia di migliaia di euro ogni anno: ricordo, in particolare, lo scandalo di Amnesty International per la buonuscita a cinque zeri pagata al segretario generale dell’associazione, Irene Khan.

Certo, nessuno mette in dubbio l'impegno e lo scopo benefico delle numerose onlus che operano anche in Italia, ma troppe rimangono le contraddizioni di un sistema che dovrebbe essere votato alla solidarietà e che invece sembra incarnare le peggiori regole del mercato internazionale: stipendi faraonici per i dirigenti (parliamo di centinaia di migliaia di euro ogni anno, come ha rivelato solo pochi mesi fa la rivista britannica Third Sector), lavoratori sottopagati, una rete capillare di call center e professionisti assoldati con il solo scopo di racimolare denaro. Le principali charities, insomma, si servono al meglio delle più estreme logiche d'impresa.

E quando ci si avventura in questo campo, quando si maneggiano milioni di euro, il confine tra finalità benefica e profitto diviene gioco forza molto labile. Basta pensare allo scandalo, che coinvolse proprio anche Save the Children, dei milioni di euro spariti dalla raccolta fondi solidale per la popolazione di Haiti.

Il denaro, da solo, non porta la felicità, né può alleviare le sofferenze dei più svantaggiati. E se non si dimostra impegno e umanità in casa propria, è ben difficile che questi valori possano animare le nostre missioni in giro per il mondo.

Oggi in Consiglio regionale redigeremo documenti buoni soltanto per riempire le cantine e gli archivi della Regione. Da domani spero che vorremo abbandonare la retorica e iniziare a darci da fare davvero. Lo dobbiamo ai nostri figli e a tutti i bimbi del nostro Paese.

Maria Luisa Chincarini, Capogruppo Centro Democratico Consiglio regionale della Toscana

Lazzeri (PT–Nuovo Centrodestra): “Dall’inizio del 2013 almeno 30 casi di pedofilia in Toscana. Peccato che nel consiglio regionale straordinario questo dramma non sia stato toccato”

«Mentre in Toscana dall’inizio del 2013 si sono registrati più di 30 casi di pedofilia segnalati alle forze dell’ordine mentre nel 2011 le vittime di pedofilia accertate a carico dei servizi socio-sanitari su indicazione dell’Autorità giudiziaria erano 166 (di questi 75 sono casi acquisiti nel corso del 2011 l’ultimo arresto risale a 3 giorni fa e riguarda un autista di scuolabus della provincia di Pisa) il Consiglio Regionale ricorda la giornata mondiale dell’infanzia con una manifestazione meramente comunicativa.

Un’iniziativa che non getta luce su dati allarmanti che invece richiederebbero alla nostra Regione misure più incisive per il contrasto della pedofilia, proprio alla luce degli sviluppi dell’inchiesta sulle baby squillo il cui giro di sfruttatori sembra riguardare anche Firenze e la nostra regione». È la dichiarazione del consigliere regionale del Nuovo centrodestra (PT) e membro della IV commissione Sanità, Gian Luca Lazzeri che punta l’attenzione sui diritti dei minori in occasione della giornata mondiale dell’infanzia.

«Ondate di recrudescenza verso i diritti dell’infanzia – sottolinea – si stanno abbattendo sulla nostra regione senza che la Toscana abbia attivata adeguate campagne di salvaguardia dei minori in applicazione della Convenzione di New York. Vigilare su questi diritti infatti a livello istituzionale è compito del garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, istituito con la legge 26 del 2010. Crediamo che iniziative come corsi di formazione per genitori e insegnanti e chiunque abbia a che fare con minori dentro e fuori dal lavoro, siano indispensabili per riconoscere i segni degli abusi. Si tratterebbe di un forte segnale di attività di una figura che non deve essere in prima linea solo sul fronte dell’ascolto ma anche sul campo delle proposte, con soluzioni da sottoporre al legislatore per evitare che l’unica garanzia diventi occupare poltrone».

Fonte: Toscana Consiglio Regionale

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