Proponiamo questo articolo di Danilo Zongoli, direttore di Rinascita.net perché coglie con precisione una delle realtà più crude dei lavoratori della scuola, quella di avere un contratto bloccato da anni, con conseguente riduzione del potere di acquisto di chi lavora nel mondo della scuola. Questa situazione salariale è particolarmente pericolosa in un settore, quello dell’aggiornamento professionale. Come è noto gli insegnanti si pagano da soli libri e riviste necessarie per il loro aggiornamento professionale, si pagano da soli i corsi per approfondire le loro abilità professionali, il blocco degli scatti e il mancato rinnovo del contratto limitano questo aspetto fondamentale degli insegnanti, quello di difendere la loro professionalità.
I giornali, in questi giorni, parlano del decreto scuola e degli ingenti investimenti che il Governo Letta avrebbe fatto in questo settore. Si parla di tirocini, gratuiti, presso le aziende degli studenti delle scuole medie superiori; di assunzioni di alcune migliaia di docenti nel sostegno ai disabili, ma a saldi invariati per l’Amministrazione. Chiarendo: il danaro per assumere i nuovi docenti debbono essere reperiti sempre dal bilancio della Pubblica Istruzione. Quindi da una parte si concede e dall’altra si toglie.
Il Ministro Carrozza si vanta che, finalmente, dopo anni in Italia si torna a investire nella scuola.
Un’attenta analisi dimostra che le cose non stanno proprio come sostiene il Ministro. Il contratto della Scuola è ormai bloccato da numerosi anni e il governo Letta quello che, secondo la Carrozza, torna a spendere per l’istruzione ha prorogato di un altro anno il blocco del contratto. Non mi sembra inutile ricordare che dopo il blocco della contingenza, a causa dell’infausto accordo sul costo del lavoro accettato dai sindacati confederali, il contratto collettivo di lavoro rappresenta l’unico modo per adeguare gli stipendi all’inflazione. Inoltre le retribuzioni dei docenti italiani sono le più basse dell’Unione Europea escluso, per ovvi motivi, la Grecia, Romania e Bulgaria. La riforma del Ministro Gelmini, riducendo le ore di insegnamento, ha ridotto di circa il trentasette per cento le spese per gli stipendi dei docenti. Naturalmente non si è licenziato, visti i tempi mai dire mai, nessun insegnante di ruolo ma molti precari, alcuni dei quali con dieci e più anni di insegnamento, sono stati mandati a casa o costretti a passare al sostegno o a supplenze più brevi. Nel 2010 fu raggiunto dai sindacati della scuola un compromesso, con l’allora titolare del dicastero dell’Economia Giulio Tremonti,
che prevedeva, visto gli ingenti risparmi nel settore a causa della riforma Gelmini il pagamento, contrariamente a gli altri comparti dello Stato dove non c’erano queste ingenti economie, degli scatti d’anzianità bloccati assieme al contratto per tutti i dipendenti dello Stato. Il sistema funzionava in tal modo: ogni anni veniva effettuata una verifica contabile e una volata verificata l’esistenza dei fondi si provvedeva, seppure con notevole ritardo, al pagamento dei relativi emolumenti. Effettivamente è stata pagata l’anzianità per il 2010.
Il governo Monti decise, in un primo tempo, di non pagare gli scatti del 2011, ma dopo una ferma reazione del sindacato autonomo GILDA degli insegnanti che promosse, con notevole successo, il blocco delle gite e delle attività extrascolastiche si raggiunse un accordo condiviso dalla CISL e dalla UIL che prevedeva la liquidazione degli scatti del 2011. La CGIL non accettò questo compromesso perché i soldi furono reperiti dal fondo d’istituto. Per non addetti ai lavori il fondo d’istituto è una parte della retribuzione dei docenti che viene assegnata anno per anno attraverso la contrattazione con la rappresentanza sindacale unitaria (RSU). Certamente il fondo è aleatorio , non pensionabile e talvolta può essere assegnato con criteri clientelari, quindi è ovviamente preferibile l’anzianità. La cgil invece preferisce il fondo d’istituto in quanto sostiene i molti progetti, spesso inutili, a scapito della parte più importante dell’insegnamento ovvero la lezione in aula. Il governo Letta nonostante i tagli del personale docente e del fondo d’istituto, il blocco del contratto sembra intenzionato a non pagare l’anzianità per l’anno 2012.
Il precedente esecutivo spese molti soldi per il registro elettronico. L’informatica dovrebbe semplificare il lavoro. Purtroppo in questo caso non è così. I programmi spesso si bloccano, in alcune scuole non sono ancora arrivati i portatili per i docenti, spesso quelli in dotazione sono di pessima qualità, e non sempre viene fatta la necessaria formazione. L’idea potrebbe anche essere positiva ma la sua realizzazione incontra molti ostacoli.
Insegnanti sottopagati, infrastrutture che funzionano, attività parascolastiche non pagate o sottopagate questa e l’attuale scuola italiana, altro che investimenti!
Paolo Capezzone