Una storica dell'arte canadese che vive a Firenze ha visitato la mostra del Pontormo a Empoli e al termine ha scritto sul proprio blog una stroncatura senza appello. Alexandra Korey non è una visitatrice qualsiasi: ha un phd sul Rinascimento italiano all'università di Chicago e come scopo nella vita “rendere l'arte accessibile”.
Un lavoro come project manager nell'agenzia di comunicazione Flod e il blog arttrav. Una visitatrice che conosce sia il periodo artistico che le dinamiche di comunicazione del settore. Al termine della visita ha pubblicato sul proprio blog una durissima recensione della mostra, eleggendola un po' a simbolo degli errori nella gestione dell'arte che si fanno in Italia.
“La mostra del Pontormo a Empoli è una delle peggiori che ho visitato negli ultimi anni – scrive -. Esposizioni come questa sono la ragione per la quale nessuno in Italia si preoccupa di andare a vedere le mostre d'arte, con la conseguente mancanza di fondi per future mostre decenti”.
La visitatrice dopo aver notato il lungo elenco di sponsor e l'organizzazione col contributo fiorentino, critica la mancanza di informazioni che caratterizzano la mostra, in particolare quelle sulla vita di Pontormo e sui contatti con gli altri artisti le cui opere sono esposte.
“Visitando la mostra - scrive - non so quale contatto Pontormo ha avuto con questi artisti, quanto tempo ha trascorso a Empoli e in che modo ha realmente influenzato questi artisti. Non è spiegato da alcun pannello al muro e non è contenuto nei pamphlet o nelle informazioni reperibili online. Io ho anche avuto accesso a una biografia e a un comunicato stampa che non sono reperibili altrove online e questi punti essenziali non sono trattati”.
Alexandra Korey paragona poi la mostra di Pontormo in Empoli a molte altre italiane. “Segue la traccia di numerose altre mostre che in Italia cercano di vendere biglietti di entrata con un grande nome, mettendo una sola opera di quell'artista (nel caso della mostra empolese sono due, ndr) in mezzo a poche altre dozzine di opere, dove ci può essere al massimo un briciolo del cosiddetto stile dell'artista (stile che dovrebbe essere interpretato dallo spettatore, in teoria abbastanza esperto da riconoscerlo). Il pubblico italiano però non può più essere ingannato. Antonio Natali si lamenta su La Nazione cronaca di Empoli dello scarso riscontro della mostra: solo 1600 biglietti venduti nelle prime sei settimane. L'Empolese ha 150mila abitanti e mostre come questa sono fatte per attrarre le persone della zona ma gli empolesi non ci vanno.
Una mostra come questa costa fra i 140mila e i 200mila euro e per essere qualcosa di diverso da un completo fallimento Natali dice che ha bisogno di almeno 10mila visitatori. Oppure? Oppure gli sponsor se ne andranno con la coda fra le gambe e non doneranno mai più un euro all'arte. Il problema è che nessuno vuole sostenere l'arte perché in Italia le mostre sembrano fatte da storici dell'arte per altri storici dell'arte. Sembra scontato che i visitatori debbano conoscere la biografia dell'artista, il soggetto rappresentato e la sua analisi visuale.
La giovane passa poi a un'analisi economica della mostra. “Pontormo è uno dei personaggi più interessanti del tardo Rinascimento italiano. Oggi ero nella casa in cui era nato, ho visitato la sua città natale, ho visto una sua opera “in situ”, e mi ha lasciato una sensazione di bleh. Questa è una vergogna che avrebbe potuto essere evitata con l'uso di metodi di comunicazione semplici ed economici che dovrebbero venire naturalmente a qualsiasi curatore con un approccio didattico. Il fallimento di questa mostra farà sì che i pochi sponsor che hanno ancora una lira per risparmiare a riconsiderare dare soldi la prossima volta, facendo sì che la crisi delle arti in Italia sprofondi ancora più giù nel suo già profondo buco”.
Si aspettano le reazioni.
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